IV -The tortured dancer

82 12 4
                                    

Cocaina.
Ciò che rendeva Jimin sempre sveglio, sempre squieto, poco affamato e perennemente movimentato.
Erano ormai tre anni che quella sostanza gli circolava nel sangue, da quando la sua vita era andata in rovina e tutto aveva perso valore.
Tranne la sua danza, Jimin amava ballare, muoversi leggiadro a ritmo delle note lente che adorava ascoltare. Erano poche le volte in cui danzava su musica forte, lo faceva solo quando era arrabbiato a tal punto da non riuscire a seppellire la rabbia sotto la corazza di indifferenza che aveva tirato su.
Jimin non aveva amici con cui parlare, con cui confidarsi. Non aveva genitori accanto pronti a sostenerlo, né fratelli o sorelle né cugini o familiari lontani. Non aveva nemmeno vicini di casa, un barman in grado di riconoscerlo per il caffè mattutino che era solito ordinare, né un fattorino della pizza che automaticamente collegava il suo indirizzo, il suo nome e la pizza bianca, la sua preferita.
Tutti conoscevano Jimin, il ballerino più talentuoso di Tokyo, il biondino schivo che prima contava i soldi e solo dopo sceglieva la musica su cui ballare.
Tutti sapevano chi fosse, era lui a non conoscere alcuna persona.
Jimin sentiva ma non ascoltava, guardava ma non vedeva, salutava con un cenno del capo e raramente onorava qualcuno con la sua voce.
Non gli piacevano le persone, i contatti umani, li reputava tutti stupidi e non in grado di intraprendere una conversazione con lui.
Sapeva di perdersi molto, perché fra quelle pietre sicuramente ci sarebbe stato qualche diamante, ma non gli importava.
Dare fiducia agli altri, farli entrare nel suo mondo, per poi vederli spostare le cose come se ne fossero in diritto, come se tutto appartenesse loro e la sua opinione non fosse minimamente rilevante.
Non sopportava l'idea, non sopportava l'idea di aprire di nuovo la porta della sua vita a qualcuno e vedere tutto prendere fuoco dietro le sue spalle.
Lo aveva fatto in passato, prima di chiudersi in se stesso, prima di non parlare più e scegliere di non avere amici, conoscenti.
Taehyung era stato sia chiave che lucchetto, lo aveva aiutato ad aprirsi, a dare fiducia, gli aveva insegnato ad amare e ad accettare l'idea d'esser amato.
Ma poi lo aveva trascinato giù all'inferno, lo aveva lasciato fra le strisce bianche che tirava e le felpe nere che coprivano quel corpo gracile. Fra le lacrime di averlo perso e i sensi di colpa per non aver fatto nulla.
Taehyung era morto a 20 anni, aveva la vita davanti e la luce negli occhi, aveva un futuro come pittore e tutta la forza necessaria per lottare contro qualunque cosa.
Sia per sé che per il suo piccolo angelo biondo.
Ricordava con gelosia tutte le mattine in cui si era svegliato di soppiato, con la paura d'esser solo, e poi voltandosi scopriva il viso rilassato del suo amante, pronto a baciargli le labbra.
'Buongiorno angelo'. Ecco la prima cosa che le sue orecchie udivano.
Che stupido che era stato, aveva creduto che si sarebbe svegliato in quel modo tutte le mattine, che la paura di aprire gli occhi e scorgere solo il suo riflesso stanco, sarebbe sparita nell'angolo dei ricordi che accantonava.
Illuso, era finita esattamente così, aveva preso a svegliarsi da solo con il battito accelerato e con un peso sul petto che sembrava schiacciarlo.
I primi mesi scoppiava in lacrime, si chiedeva cosa avesse sbagliato, rimaneva a crogiolarsi fra i ma e i sé, viveva bloccato in un presente e futuro ipotetico che aveva potuto assaggiare solo nella sua mente.
Ad un certo punto però aveva semplicemente smesso di stare male, non sapeva né quando e né come, il dolore era passato e aveva lasciato il posto ad un'indifferenza assoluta.
L'aveva sentita crescere in sé e divulgarsi lungo ogni vertebra, mescolarsi col sangue e unirsi in una sorta di amplesso violento con la sua mente.
Si era congelato, il suo cuore e i suoi pensieri erano diventati di pietra, grigi e duri come nient'altro che avesse mai visto.
Eppure si ringraziava da solo, perché sapeva bene che il merito era solo suo, si era salvato chiudendosi in se stesso e rifiutandosi di provare ancora qualcosa.

«Buongiorno angelo.»
Come ogni mattina, da due anni a quella parte, si ritrovava a sorridere e augurare un buon giorno alla foto lucida che teneva sul comodino.
Solo Taehyung era degno di restare in quella camera con lui, difatti era l'unica foto che teneva in casa, ritraeva il suo meraviglioso angelo in pieno inverno, con le coperte arrotolate fin sopra il naso e gli occhi socchiusi per la risata nascosta in cui si era perso.
Non ricordava bene per cosa stessero ridendo, probabilmente Tae aveva fatto una battuta squallida o lui aveva sbattuto il mignolo contro il comodino per via della sbadataggine. Infondo riprendere e guardare il suo compagno era molto più importante che prestare attenzione a dove mettere i piedi.
Con lui rideva per così tante cose che ricordare ognuna di esse era impossibile, e poi doveva ammetterlo, era stato così sciocco da pensare che quella quiete non sarebbe mai finita. Non apprezzava davvero la felicità perché ne era avido, ma non se ne faceva una colpa, infondo lo sanno tutti che il valore delle cose diventa chiaro solo quando non si hanno più sotto il naso.
L'unica cosa che Jimin teneva sotto il naso adesso, erano le sue strisce, polverina magica che giorno dopo giorno lo divorava dall'interno.
La narice destra non era più utilizzabile, bruciava da morire ogni volta che provava a tirare con quella, era capitato anche che si trovasse del sangue in gola, e lo sapeva, era la sua amata droga.
Nonostante tutto non si era fermato, non gli importava granché di bruciarsi le narici, al massimo avrebbe trovato un altro modo per prenderla, o chissà avrebbe cambiato droga, tanto per i ricchi non c'è alcun problema.
Niente amici, niente famiglia, ma tutti i soldi che voleva.
Non che Jimin ballasse per i soldi, ma questi gli procuravano la droga, e senza droga non si sentiva in grado di vivere, di ballare.
La sua vita era un circolo vizioso, e per un motivo o l'altro non aveva intenzione di uscirne.

DIAMANTI GREZZI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora