VI -C'era una volta

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I'll follow right down the river
Where the ocean meets the sky,
to you, to you.

«Hyung! Guarda lì!»
Battevo emozionato le mani, indicandoti i piccoli pesci che nuotavano vicino alla riva del fiume, così vicini che sembravano voler sfiorarmi le gambe, immerse a metà in quel limpido fiume che in qualche modo ci aveva fatti incontrare.

«Vedi di uscire dall'acqua o ti raffredderai.»
Scuotesti la testa e alzasti gli occhi al cielo, ma sapevo che anche tu fossi felice di essere lì. Poco prima di uscire dall'auto, avevo notato il tuo sorriso nello scorgere quel nostro piccolo posto, una semplice riva caratterizzata da pesci colorati che sembravano ricordare il grande prato in cui per la prima volta assaporai le tue labbra.

«So che piace anche a te questo posto, non mentire.»
Ridacchiai, non aspettando una risposta, ti conoscevo abbastanza bene da sapere che non avresti mai ammesso di avermi portato lì perché volessi, oltre che per le mie suppliche.
Non avresti mai ammesso qualcosa, tu volevi che io capissi senza ricevere alcuna spiegazione. E ci riuscivo quasi sempre.

Capivo il tuo strano modo di preoccuparti per me, quando mi rimproveravi in maniera troppo severa per qualcosa in cui avevo sbagliato, e subito dopo mi baciavi il capo con fare pentito, come per scusarti.

Capivo le tue occhiate critiche quando dopo un pomeriggio stressante passato a studiare, rifiutavo la cena, e tu iniziavi a gridarmi contro che dovevo smetterla di fare il bambino viziato, che il mio stomaco chiuso in realtà era solo il risultato dei miei capricci immotivati.

Capivo sempre ogni tuo gesto, lo interpretavo così come tu, col tempo, mi avevi insegnato a fare. Eppure continuavo a non comprendere il perché piangessi sulla mia spalla ogni qualvolta io fingessi di dormire, quando con ancora il corpo nudo, tu sembravi già coperto da mille armature in ferro.

Once upon a time we had it all, and somewhere down the line we went and lost it.

Il tuo profumo era impresso sul mio corpo, sentivo la tua presenza ovunque, ti vedevo in ogni angolo del mio piccolo appartamento e ti sentivo per le strade, mentre con la solita voce scocciata mi ripetevi di salire sul gradino.
Perché stavo pensando a quello, Yoongi?
Ti avevo lì accanto a me, nudo in quel letto troppo stretto ma allo stesso tempo troppo largo per due parassiti come noi. Lo spazio non serve per chi vive solo ed esclusivamente per prendere l'ossigeno dell'altro.

«Cosa c'è, Taehyungie?»
Mi accarezzasti i capelli, sorridendo appena per non so quale motivo.
Non volevo risponderti, non volevo appesantire quella tua testolina con dubbi che probabilmente già avevi. Mentirti però sarebbe stato inutile, trasparente com'ero per te, rischiavo solo di farti incazzare inutilmente.

«Ho paura.»
Ammisi ad un certo punto, poggiando il capo sul tuo petto. Sentivo il tuo cuore battere veloce.
Era la mia vicinanza o solo qualche brutto pensiero?

«Sono dipendente da te, vivo di noi, come potrei sopportare la fine della nostra relazione? Ne rimarrei distrutto, ma allo stesso tempo mi sembra di non star vivendo la mia vita, ho paura di non riuscire a vivere senza di te.»

Spostasti il mio corpo poco lontano dal tuo, il giusto per poter alzarti a metà busto e guardarmi con un cipiglio sul volto. Potevo scorgere le tue mani tremare, una guancia leggermente incavata per via dei denti che la stavano attaccando all'interno della bocca, forse come sfogo, chi lo sa.
Ti scompigliasti i capelli e mi guardasti negli occhi, consapevole che con te davanti avrei aperto il mio cuore senza pensarci un attimo.

«Cos'è, vuoi lasciarmi e non sai come dirlo?»
Una risatina amara arrivò alle mie orecchie, non ti guardai, ma immaginai le tue labbra incurvate in un sorriso amaro. Mi volevi tuo e non riuscivi nemmeno a pensare di potermi perdere, non riuscivi ad immaginare la mia vita senza te a riempirla.
Non potevo mentirti, quindi semplicemente stetti in silenzio, lo feci anche quando sentii la porta d'ingresso sbattere.

DIAMANTI GREZZI Where stories live. Discover now