Capitolo 22

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*POV'S MARTA*

La paziente inizia a parlare, mentre io sistemo la bilancia per regolare l'altezza.

"Mamma è stata l'ultima a capire che io mi fossi innamorata, e quando lo comprese ormai ero fidanzata... Ed ero anche felice!

Però non ha mai capito con chi, e nessuno lo disse per paura scoppiasse un casino in casa, poiché mi avrebbe sbattuta fuori ma prima avrebbe litigato con papà pesantemente.  Lui aveva un sospetto, ma non me l'ha mai chiesto, per cui facevamo finta di niente.

Ogni tanto però lanciava qualche frecciatina, giusto per provocarmi. Inizialmente non capivo, quindi rispondevo, e molto duramente"

"Che cosa diceva?" Indago mentre scende e si riveste.

"Che è contro natura, che i bambini non dovrebbero mai crescere con due figure dello stesso sesso e altre stronzate omofobe" Chiude velocemente, per poi continuare. "Mamma lo appoggiava, io mi innervosivo ma cercavo di non darlo a vedere troppo all'inizio, ma poi mamma rincarava la dose e allora partivo come una matta" Rido. "E iniziavano quelle litigate di famiglia che manco nei film" 

"Immagino" Annuisce prendendomi le misure dei fianchi. 

"Quindi passavo sempre più tempo fuori casa, se possibile con lei. Lucia mi faceva stare bene. mi sentivo... Leggera ed intoccabile"

"Intoccabile? Che cosa avrebbe potuto farlo?"

"Le persone Dottoressa" Ride. "Le loro parole"

"Avete subito qualche atto intimidatorio?" Mi spavento.

"No, però qualche insulto ce lo prendevamo" 

"E da chi?"

"Dai soliti vecchietti del paese, quindi non ci facevamo neanche più di tanto caso... Tutti i nostri coetanei ci difendevano, noi stesse rispondevamo con baci o altre provocazioni varie giusto per far comprendere loro quanto ce ne importasse dei loro pensieri" 

"Cosa molto matura" Osserva sarcastica.

"Che cos'avremmo dovuto fare?" La guardo incrociando le braccia al petto.

"Per esempio cercare un dialogo. Capire perché si comportassero così... Ma non fa niente, vai pure avanti. Non dovevo interromperti, scusa... Quindi questa è l'unica cosa che ti ha separata da tua madre?"

"Definitivamente sì" Annuisco. "Ma il processo è iniziato una vita fa..." Scuote il capo. "Quando un giorno si è alzata e ha iniziato a lamentarsi di tutto e tutti, solamente perché noi non facevamo le cose come e quando diceva lei"

"Non hai mai tentato di spiegarle che ognuno ha il suo modo?"

"Sì... E magari mi avrebbe pure accettata!" Scosta lo sguardo fuori dalla finestra, poi prende un gran respiro e torna a guardarmi negli occhi: "Dottoressa, lei non conosce mia madre. E' una donna stupenda, non si ferma mai di lavorare da quando si sveglia a quando va a dormire ha sempre qualcosa da fare... Ma ha una mentalità così ottusa... E dà la colpa agli altri! Il bello è che per lei siamo noi a non capirla!

Come se non bastasse, si lamentava sempre di tutto e tutti, la maggior parte delle volte senza nemmeno che fosse successo qualcosa di concreto!" Esclama alzando il tono della voce.

"In che senso, perdonami?" Mi avvicino.

"Che se passavi e la salutavi a mezzogiorno, per dire, si lamentava con te che non hai pensato a mettere la tavola perché sapevi che a quell'ora si mangia. Per cui avresti dovuto cominciare a darle una mano, poiché ormai eri grande e non c'era bisogno che ti dicesse tutto lei. E puntualmente iniziava il monologo:<<Tutto io devo fare in questa casa... Ma sono stanca! E' da stamattina alle sei che mi alzo e corro come una trottola, voi una cosa non la potete fare? Una vi chiedo, per favore!>>

The Border Line #wattys2021Where stories live. Discover now