Capitolo 21

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<Roxy svegliati!> una voce lontana, delle mani callose e una sensazione di paura mi scuotono interamente. 
< Hey apri gli occhi Roxy. > 
La testa pulsa, un dolore lancinante al braccio mi fa strizzare gli occhi, li apro leggermente, facendo mente locale ripercorro tutti i momenti precedenti. 
Il sole batte sui miei occhi, guardo il caos intorno a me, sforzando di mettere a fuoco la situazione. Il mio braccio sinistro è pieno di schegge di vetro, la parte anteriore dell'auto è schiacciata. Ryan parla, urla, ma io non lo capisco. Cerca di aprire la portiera ma non ci riesce. Arriva Kyler, anche lui con una ferita alla testa, ha un piede di porco tra le mani, mi fa cenno di spostarmi e con occhi preoccupati cercano entrambi di farmi uscire dall'auto. 
Ryan mi prende tra le braccia, sospirando tra i miei capelli, le sue braccia mi tengono stretta a sé, i suoi passi, veloci e rapidi, sbattano sul terreno. 
<Cosa è successo? > mormoro gracchiando, la mia gola è secca, ho bisogno di acqua per levarmi questa sensazione di secchezza e sapore ferroso, causato dal sangue. 
< Hai sbandato con l'auto> mormora Kyler entrando nella macchina. Annuisco riprendendo coscienza. Mi metto seduta sui sedili posteriori. 
<Chiamate Brad e Lux, andiamo alla base. Lux deve rintracciare la chiamata, Brad prepara le auto. Jace e Layla devono andare dai bambini. Avvisate mio padre. > sibilo stringendo i denti, con la dita tremanti cerco di levare i pezzi di vetro più grandi, il dolore mi rende umana, mi rende cosciente. So dove mi trovo, so cosa è successo e per quale motivo. 
Il dolore fa capire che sei vivo. 

Il paesaggio sembra sfocato, a causa della velocità dell'auto. 
Il dolore picchia forte, riportandomi alla realtà, mantenendomi sveglia e lucida. Sento come se una lastra di acciaio mi avesse squartato il braccio, come se un coltello ardente mi avesse trapassato lo stomaco. 
<Roxanne, non dormire. Resta sveglia.>  con voce calma, tranquilla e fredda, Ryan mi parla, facendo vagare il suo sguardo sul mio corpo, ora malmesso. Il suo viso è cupo, i suoi lineamenti sempre tesi e le sue nocche bianche, stringono troppo forte il volante dell'auto. 
<Rimango sveglia, tranquillo. > ghigno sporgendomi tra i sedili. Sento la mia voce ovattata e, non credo che sia un bene.
<Sai chi potesse essere?> mormora Kyler, alla sua domanda scuoto la testa, ma me ne pento amaramente. Delle fitte, come chiodi che perforano il cervello, fanno scendere delle lacrime dagli occhi. Le fitte aumentano, il dolore anche, stringo i denti, conficcandomi le unghie nel palmo della mano cerco di rimanere lucida e sveglia. Non voglio svenire per una commozione celebrale. 
<Siamo arrivati Roxanne. > mormora Ryan ma la sua voce è lontana e flebile, i suoi occhi sono spalancati, preoccupati, la sua mano si allunga verso la mia figura ormai caduta nell'oscurità e nel dolore. 

La luce del neon mi acceca gli occhi, dei mormorii mi stonano i timpani, un odore sgradevole di disinfettante mi fa storcere il naso, ovviamente è accompagnato il tutto da un forte mal di testa. Odio quando qualcuno ha un incidente, figuriamoci io. Un fastidio alla mano mi fa girare lo sguardo, lentamente perché se la testa mi pulsa ancora un altro poco, me la taglio. 
La mano di Ryan stringe la mia, la sua testa è appoggiata sulle mie gambe, la schiena ricurva per la differenza di altezza tra lui e il lettino, copre la visuale delle mie gambe. I suoi capelli scompigliati, le labbra leggermente secche, i lineamenti tesi e le mani ricoperte di piccoli tagli 
Noto di essere nella nostra base, nell'infermeria. 
<La mia piccola guerriera come si sente? due giorni eh! Te la sei presa comoda da come vedo.>  il nostro medico, dottor salva vite, Jacob Lightwood, amico di mio padre, stridula fin troppo esaltato, spostando le tende. 
Un trent'enne con i capelli neri, occhi color ambra e fisico in forma, attirerebbe fin troppo l'attenzione, peccato che sia gay. Sarebbe il tipico uomo maturo con barba sottile, gentiluomo, animo sensibile. Peccato che ha troppo le gambe aperte e corre dietro ogni manzo. 
<Sto bene zio Jacob. > mormoro facendo un cenno nella direzione di Ryan. 
<Oh.. credo che il tuo amico non si sia mai allontanato da te, per questi due giorni. > mormora ammiccando maliziosamente. Ridacchio scuotendo la testa, facendo scivolare via la mia mano, mi stiracchio agitando il braccio con i punti. 
<Hey hey, ci ho messo tempo per metterti quei punti, non rovinare il mio capolavoro oppure io rovino te.>  mi punta un bisturi affilato contro, al che chiedo scusa ridacchiando. 
Ryan si smuove, svegliandosi lentamente. Si alza di scatto spalancando gli occhi, prendendo con forza il braccio non ferito. 
<Sei sveglia!> la sua voce è sollevata, i suoi lineamenti sono più rilassati. 
<Le occhiaie ti donano> mormoro toccando con l'indice il bordo delle occhiaie. Lui si scosta rozzamente, fulminandomi con lo sguardo. 
Rimango con il dito a metà aria, imbarazzata e ferita. 
Ferita per i punti e il mal di testa, non ferita perché mi sono preoccupata per lui e ovviamente il bastardino si è scostato in modo molto molto male. 
<Tranquillo bastardino non mi stavo preoccupando per te. >mormoro fredda cercando di scendere dal lettino. Jacob mi aiuta, afferrandomi per i fianchi, sorridendo in modo imbarazzato. Nervosa e lucida, strappo via tutti i fili che sono collegati al mio corpo. 
Peggio di un robot. 
Senza dire niente, con lo sguardo di entrambi alle spalle, mi avvio alla sala riunioni. 
Spalanco la porta, facendo zittire tutti spaventandoli. 
Layla e Jace giocando con i bambini sul divano mentre, Lux è impegnato nella sua zona tecnologica con Brad.
Un profumo delizioso, arriva dalla piccola cucina dove Kyler maneggia le varie pentole. Brad mi abbraccia velocemente mentre tutti si girano verso di noi, in silenzio.

 Noto gli sguardi di tutti, preoccupati, arrabbiati ma freddi. Il mio amico accenna ai fascicoli che ha tra le mani, facendo un sorriso sghembo. 
< Stai bene? Si!. Allora abbiamo rintracciato la chiamata che hai ricevuto, proviene da fuori città. Ti ricordi quando siamo andati a quella festa in mezzo al bosco, dove prima delle cascate c'era quella casa malmessa? Proviene da lì, la scheda è intesta a un certo Joghen Eren, ovviamente è un nome falso, perché non ha un passato e, nessuno, neanche i data base della polizia, lo riconoscono. Abbiamo un riscontro facciale, comunque.> velocemente ripasso le informazioni e, osservo tra le mani il viso di questo stalker. 
<Non lo riconosco. E' qualcuno che abbiamo mai visto?> domando avvicinandomi alla lavagna trasparente, tipo quelle delle scene del crimine o di Stiles in Teen Wolf. Appiccico la sua foto disegnando un grande punto interrogativo. 
Mi volto verso i miei ragazzi e penso a un piano veloce. 
<Lux, chiama tutti, riunione urgente. Brad, metti sotto controllo tutti i cellulari. Jace e Layla, rifornimento di armi e munizioni. Kyler, tu vieni con me in infermeria.> emetto ordini, come sempre tutti si mettono a lavoro senza fiatare. Tutti eseguono, in silenzio senza domande. 
<Ti possiamo dare un'abbraccio o ti facciamo male?> una vocina singhiozzante mi fa voltare di scatto. Una morsa al cuore mi riporta alla realtà, alla mia vita. 
Il mio piccolo ometto, che sta cercando di trattenere le lacrime, domanda con fare timido e preoccupato. 
Apro le braccia stritolando i miei due bambini sorridendo. <voi mi date la forza, quindi in qualunque caso, anche se sarò in fin di vita, un vostro abbraccio, mi farebbe rinascere. > In lacrime mi abbracciano. 
Dopo un paio di minuti di pura dolcezza ci rimettiamo in sesto. 
Scuoto per le spalle il mio piccolo grande ometto sorridendo con amore. 
<Farai parte anche tu, di questa missione Tom. > sussurro ricacciando indietro le lacrime per la paura. Lui al contrario, gonfia il petto e mano nelle mano con la sorella mi sorride. 
<Eseguirò ogni ordine, capo!> Tom si mette sull'attenti, facendo un saluto militare e io scoppio a ridere  <Bravo, bravo ometto. > 

 <Dovrai allenarti con i coltelli e difesa corpo a corpo. Il tuo compito è proteggere Dailya.> Ordino alzandomi, scrollo le spalle per far andare via la stanchezza e la paura e mi volto andando verso l'infermeria. 
<Zio Jacob, che ne dici se proviamo quel localizzatore che avete creato tu e i due ragazzi?> mormoro prendendo per le spalle Kyler. 
Lo faccio sedere con la forza su una sedia, sorridendo in modo macabro. 
<Vorrei dissezionarti ma credo che tu mi serva. Vivo. > mormoro sfiorando il suo viso con un bisturi. 
<Su su, Roxanne, non far mettere paura al mio carinissimo paziente. > l'entusiasmo di Jacob mi spezza ogni volta. 
Caro Kyler, io ho solo un quarto della sua pazzia. Mi dispiace per te e, il tuo corpo. Soprattutto il tuo corpo. 
<Ryan, mantienilo. > l'ordine di Jacob, gli causa un giramento dei coglioni troppo evidente. <Ryan, mantieni Kyler fermo. > ordino accendendo una sigaretta, i nostri sguardi si incontrano e lo capisco dal suo sguardo stanco che non vuole toccare suo fratello, ma deve per forza. 
Quando Kyler è bloccato, si sente chiaramente la sua ansia e la sua paura crescere. 
<Stai tranquillo, non sentirai niente. Se urlerai anche solo sotto voce, ti darò un calippo> mormora Jacob ammiccando, Kyler è altamente confuso mentre mi guarda con le lacrime agli occhi. < Si al gusto di cazzo, Kyler. > ridacchio chiudendo le porte. 
 In quei dieci minuti in cui ero presente, si sentirono solo le sue urla di paura. 

Nella restanti due ore, in cui noi non c'eravamo, non sentimmo niente. O almeno facemmo finta di non sentire... 



Scusatemi per la scena cringe, ma dovevo. Dovevo assolutamente. 

BAD GUYS - La Banda Dell'infernoWhere stories live. Discover now