26. IL CASTELLO DI GARDOK

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«Dobbiamo stare attenti, se le guardie ci vedono ci uccideranno immediatamente.»
Erion parlava sottovoce dal nascondiglio che lui è Farya avevano trovato, a qualche metro di distanza dal castello. Ci erano volute alcune ore, ma finalmente erano arrivati a destinazione.
Phyries cercò di nascondersi fra gli alberi, aspettando il segnale di Farya per poter procedere.
«Non credo ci sia modo di entrare ora, dovremmo aspettare la sera, ci sarà meno probabilità che ci vedano.» propose lei.
«Credo che a questo punto non ci sia molto da fare...e poi, non dovrebbe mancare molto all'imbrunire: ormai le giornate durano meno. Va bene, Farya, per il momento rimarremo qui, e aspetteremo l'arrivo di qualche idea.»
*
Come previsto dall'elfo, non ci volle molto all'apparire delle prime stelle dalla luce debole e fioca.
I compagni stavano attenti ad ogni minimo movimento che le guardie facevano dall'alto delle torri.
Ad un tratto si udì un rumore che riecheggiò nel silenzio della foresta.
Le guardie sbatterono per alcune volte l'estremità delle lance per terra.
Farya ed Erion  non capirono il motivo di quel gesto, e incuriositi rimasero attenti.
«Il cambio...» mormorò Erion.
«Cosa..?»
«Farya! Stanno facendo il cambio delle guardie, è la nostra occasione! Dobbiamo agire in fretta però, avvisa immediatamente Phyries, dobbiamo entrare adesso.»
Lei annuì, e si affrettò ad obbedire ai comandi del compagno.
Il drago si allontanò, per poi alzarsi in volo e giungere sul castello: sarebbe accorso se ci fosse stato qualche problema, ma per il momento sarebbe rimasto abbastanza in alto da non poter essere visto.
I due cominciarono a strisciare per terra, e quando le guardie se ne andarono per dare posto alle altre, approfittarono del breve lasso di tempo per correre verso l'entrata: un grosso portone alto e spesso, che aveva tutta l'aria di essere pesante, insieme ai numerosi inserti e protezioni di piombo. Riuscirono a raggiungerlo, e cominciarono a spingere per aprirlo, ma sembrava impossibile, così Erion cominciò a prendere la rincorsa e buttarcisi contro, provocando dei tonfi piatti. Un ruggito dall'alto li fece sobbalzare:
«Ehi voi! Cosa ci fate qui? Allarme intrusi! Allarme intrusi!»
Uno dei mostri li aveva visti, e stava avvisando tutti gli altri, che stavano giungendo a passi pesanti. Erion imprecò.
«E ora?» esclamò Farya turbata cercando di ragionare il più lucidamente possibile senza farsi prendere dal panico.
I mostri erano già pronti a scagliare le loro frecce, quando un ruggito di drago si fece spazio nell'aria, ammutolendo ogni rumore provocato da ciò che c'era intorno, dagli uccelli allo scrosciare dei fiumi. Phyries si precipitò in picchiata fischiando nell'aria, e ruggì ancora più forte provocando una fiammata che illuminò tutto il paesaggio.
Tra i Dar'jën si scatenò il panico: cominciarono a volare frecce e lance, e brandendo le spade all'impazzata urlavano a squarciagola emettendo gorgoglii gutturali e cavernosi.
Erion mormorò: «E va bene, devo provarci...»
Farya lo guardo incuriosita, mentre l'elfo avvicinava la mano alla serratura, ma senza toccarla, e contorceva le dita. Farya inizialmente non capiva.
«Andiamo...» fece Erion tra sé e sé.
Sembrava che non dovesse accadere niente.
Poi, finalmente, si udì uno scatto, e Farya comprese: aveva usato la magia.
A quel punto precipitarono dentro, ma sobbalzarono trovando altri mostri appostati davanti a loro.
Non potevano fare altro che combattere. La ragazza non perse tempo e scagliò a raffica le frecce contro i nemici, che caddero a terra dopo averne assorbite almeno quattro.
Erion si lanciò in uno scontro con il più grosso, e parava continuamente gli attacchi con la spada, finché prontamente, riuscì a far sfilare di mano l'arma del nemico, è infilzare la sua proprio nel petto del disgraziato, che barcollò e fece riecheggiare un tonfo in tutto l'ingresso del castello.
I mattoni di pietra che lo componevano erano neri, e le colonne che lo sostenevano erano fatte di marmo color fuliggine; qua e là erano presenti gli stessi inserti di piombo del portone, che facevano sembrare il luogo una prigione; dal soffitto pendevano lampadari di metallo con candele consumate che rilasciavano un'essenza a dir poco sgradevole, unita a quello già presente nel castello che sapeva vagamente di muffa e quant'altro dall'odore sudicio e nauseabondo. Insieme ai lampadari pendevano anche delle inquietanti catene grosse e pesanti, e dalle mura grandi arazzi color porpora con decorazioni e disegni verde scuro.
I due proseguirono per un corridoio largo e lugubre, come tutto il castello del resto, giungendo ad un grande portone in legno e metallo incorniciato da altre candele. Erion provò a sbirciare dalla serratura, e cercò di analizzare la situazione nell'altra stanza. Aveva tutta l'aria di essere una grande sala, ma non si capiva bene per cosa ne fosse destinato l'uso. Non c'era neanche abbastanza luce per rendere il tutto più chiaro.
Poi riuscì a scorgere un movimento.
«Farya...» la chiamò sottovoce.
«Farya, credo di aver visto qualcuno..»
Tese un braccio brancolando nello spazio accanto a sé per cercare la compagna, ma trovò il vuoto.
«Farya...» mormorò preoccupato.
Staccò la testa dalla serratura e guardò accanto a sé, ma non la trovò.
Si girò di scatto: difronte a lui si ergeva un alto Dar'jën dallo sguardo minaccioso e il sorriso beffardo, che emetteva un cupo brontolio.
Le sue grosse braccia erano piegate sul petto e tenevano strette Farya. Una delle sue grandi mani le tappava la bocca, mentre lei provava ad urlare, ma emetteva solo piccoli mormorii soffocati. Era completamente bloccata, e alla gola le era stato puntato un pugnale dalla lama scalfita e arrugginita.
«Lasciala andare!»
Erion urlò contro al mostro, e sollevò la spada puntandogliela al petto.
Lui sorrise beffardo, e rispose:
«Gli intrusi qui non li vogliamo, tuttavia, visto che ci tenevate tanto ad entrare nel castello, potreste restare qui a farci da schiavi, che ne dite?»
«Mai!»
«Oppure potresti scegliere di unirti a noi, lasciandoci la tua amichetta, che potremmo...perché no, sfruttare a nostro piacimento? Dici che le farà piacere essere rinchiusa e lavorare per noi?»
Farya sgranò gli occhi e guardò intensamente il compagno, facendo trasparire il terrore. Dagli occhi di questo uscì una lacrima amara.
«Non la lascerò in mano a degli sporchi mostri! E sopratutto non starò mai dalla vostra parte!»
Il mostro esplose in una fragorosa risata, che lasciò perplessi i due compagni.
La ragazza approfittò del momento di distrazione, e con una mossa fulminea riuscì per un attimo a liberarsi dalla presa del mostro.
«Erion, salvati! Non pensare a me, o ci uccideranno entrambi! Fallo almeno tu, ti prego!»
Erion si stava trattenendo dal pianto, era davvero straziante. Con voce rotta urlò:
«No, Farya! Non posso lasciarti qui! Mai ti lascerei sola!
Io ti..»
«ORA BASTA!» ruggì il mostro.
«Basta blaterare! Deciditi, o non rivedrai più la tua..»
«Va bene! Va bene..ho deciso. Io..»
In quel momento l'elfo guardò Farya, e lei le fece l'occhiolino, scongiurandolo con lo sguardo. Lui capì.
«Io mi unisco a voi.»
Il mostro sembrò provare un enorme senso di fierezza e dignità.
«Scelta eccellente. Prima però dovrai portarci tutto ciò che avete con voi. Non provare a scappare, abbiamo sentinelle ovunque, i miei compagni ci impiegheranno un attimo a farti fuori.»
L'elfo annuì e uscì tremante dal castello.
Ma lui aveva capito perfettamente che Farya aveva un piano.
Infatti la ragazza aveva comunicato con il drago, spiegandogli cosa avrebbe dovuto fare, per poi venirla a salvare.
Erion, una volta fuori, si guardò intorno, e davanti a lui piombò Phyries.
«Ehi, Farya deve averti detto qualcosa, vero?»
Lui mosse il capo, poi gli fece segno di salire in groppa.
Erion fece come il drago voleva, e una volta preso il volo, vide dall'alto qualche dozzina di corpi di mostri morti, ustionati, bruciati e anneriti, che emanavano un odore davvero sgradevole. Pensò che il drago avesse fatto un ottimo lavoro.
Dopo aver raggirato il castello, il drago fece segno all'elfo di tenersi ben saldo a lui: si alzò più in alto che poteva in volo, poi diede la carica, e con un potente colpo d'ali si precipitò in picchiata con tanto di virata contro una finestra.
L'impatto provocò un gran fracasso, e i pezzi di vetro saltarono via come se ci fosse stata un'esplosione.
La finestra dava proprio sulla sala che Erion stava sbirciando prima dalla serratura: era la sala del trono.
Era enorme, con dentro un gruppo di Dar'jën che si ammutolì all'istante.
I mostri restarono allibiti, ma lo sguardo dell'elfo rimase concentrato solo su un elemento: Farya.
Aveva i polsi legati dietro la schiena e una benda sulla bocca che le impediva di parlare. Le sue ginocchia toccavano quasi il pavimento, perché era sostenuta da due Dar'jën.
«Farya!» urlò Erion.
Scese dal drago e le corse incontro, ma Phyries lo fermò con un potente ruggito. L'elfo all'inizio non ne capì il motivo. Solo dopo essersi guardato intorno si accorse che sul trono sedeva imponente un Dar'jën, ma non uno qualunque, era quello più potente, era quello supremo:
era Gardok.
«Bene, molto bene...guarda chi è arrivato...»
«Vi ordino di lasciarla andare, ho un drago con me e non vi conviene farlo arrabbiare.»
«Oh, ma sentitelo. Quindi mi stai dicendo che non riuscirò a catturare per una seconda volta un drago?» disse malvagio Gardok.
Erion lo fulminò con lo sguardo.
«Ridammi la mia dragonessa, e libera Farya e la sua famiglia.»
Gardok si lasciò andare ad una risata malvagia, che faceva raggelare il sangue nelle vene.
«Phyries attacca!»
Non ci fu nessuna risposta. L'elfo rimase scioccato: Phyries giaceva sul pavimento immobile, e il suo corpo enorme aveva assunto un colore nerastro.
«Povero elfo illuso...Noi abbiamo la Jeyrä, nessun essere può resistere al suo potere.»
Erion si pietrificò.
La Jeyrä era forse la pietra creata più pericolosa di tutte. Se la si toccava si entrava immediatamente in uno stato di trance, e se ci si feriva il suo potere entrava nel sangue, portando alla morte certa.
Farya emise un urlo soffocato e gli occhi le si inondarono di lacrime: non poteva sopportare quella visione.
L'elfo non ebbe il tempo di replicare che un urto alla testa lo fece cadere a terra. Cercò di rialzarsi, ma la forza che aveva in corpo sembrava svanire gradualmente. Non riuscì più a muoversi, e l'ultima cosa che vide fu il malefico sguardo di Gardok dinanzi a sé. La vista si annebbiò, fino scomparire, e lasciare posto al buio.

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-Spazio autrice-
Finalmente il capitolo! Sì ce l'ho fatta, sono ancora viva.
Scusate come al solito per il ritardo ma ho avuto da fare:\
Fortunatamente ogni volta che avevo un po' di tempo per scrivere lo utilizzato subito:)
Volevo avvisarvi che molto probabilmente questo capitolo sarà il penultimo:|
Ad ogni modo fatemi sapere cosa ne pensate con qualche commento:)
Ah, e..GRAZIE, GRAZIE e ancora GRAZIE. Voglio farvi un enorme GRAZIE per il vostro sostegno, i vostri voti, i vostri commenti stupendi, e il vostro apprezzamento. Non so se potete immaginare cosa voglia dire essere apprezzati così tanto per qualcosa che mi piace fare: scrivere e rendere felici voi.
Quindi grazie ancora di essere così in tanti apprezzare ciò che faccio.
Detto questo vi saluto, al prossimo capitolo❤️

La ragazza dal cuore di dragoWhere stories live. Discover now