10. IL CAVALLO

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Il mattino dopo Farya era stanchissima. La notte precedente era stata estenuante. Decise di concedersi un altro paio di ore di sonno. Ma non riuscì ad addormentarsi. Lei era fatta così: una volta sveglia, non c'era verso di potersi riaddormentare. E così, rassegnata, si alzò dal letto. Nävii ronfava ancora sul pavimento. Durante la notte doveva aver dormito tanto profondamente da essere caduto dal suo giaciglio di paglia. Alla ragazza venne da ridere alla quel pensiero. Poi guardò la cassa. Il trucco della paglia aveva funzionato alla grande. Andò a fare colazione. Poi, mentre beveva una tazza di latte fresco, arrivò anche il lupo. «Alla buon'ora, eh?» disse lei ridacchiando. Lui rispose stiracchiandosi di gusto. «Forza, vieni pigrone, devi mangiare anche tu!» e così dicendo preparò da mangiare anche a lui. Lui scodinzolò e finì tutto velocemente. Quando Farya ebbe finito, le venne in mente del cavallo: doveva procurarsene uno al più presto e decise che lo avrebbe fatto quel giorno. Si preparò e uscì con Nävii. Sapeva già dove andare. Un amico di suo padre, Efrem, aveva un allevamento di cavalli, che si trovava fuori Ladess, ma non era troppo lontano. Farya camminò mezz'ora prima di arrivarci. Giunta a destinazione, bussò alla porta dell'albero di Efrem. Le aprì un elfo sulla cinquantina con un fisico non troppo alto, leggermente robusto. Aveva un velo di barba ispida che gli ricopriva la faccia fin sotto il naso, un naso con una gobba pronunciata e gli occhi scuri, inarcati da delle folte sopracciglia. I capelli non erano molti, e si ritiravano nella parte frontale.

«Farya, sei proprio tu? Oh, cara, che piacere vederti, dopo tanto tempo!» fece lui.

«Efrem!» rispose lei.

«Allora, cara, qual buon vento ti porta da me?» continuò Efrem.

«Avrei bisogno di un cavallo.» rispose lei.

«Oh, ma certo! Vieni con me.» fece lui.

Efrem condusse Farya in una grande stalla.

«Prego, scegli pure! Sono ottimi cavalli, allevati con tanta cura.» disse fiero lui.

Farya guardò ammirata tutti i cavalli, ma rimase veramente colpita da uno soltanto: era un possente maschio, bianco pezzato di nero. La criniera bianca, il muso roseo, la stella bianca sulla fronte, gli occhi ambrati e grossi zoccoli su cui ricadevano dei ciuffi di pelo bianco. Tutti questi elementi facevano di lui il cavallo perfetto.

«Questo è meraviglioso!» disse Farya.

«Intendi Darken? Eh sì, uno splendido esemplare! È questo che vuoi? Ne sei sicura?»

«Assolutamente. Quanto viene?»

«Beh, ecco...lui è uno dei migliori...perciò costerebbe circa sulle quattrocento corone.» disse.

Farya sbiancò. Solitamente il prezzo di un cavallo non superava le centocinquanta corone. Ma l'elfo continuò:

«Tuttavia...sei una cara amica e...bhe...diciamo che per questa volta potrei fare una piccola eccezione. Te lo regalo. Mi duole fartelo pagare, ma nonostante sia un esemplare forte e veloce...per te posso farlo...»

Gli occhi di Farya si illuminarono. Era così felice che abbracciò forte Efrem dicendogli:

«Sei troppo gentile, non posso andarmene così...tieni, centoquaranta corone...sei un così brav'uomo, non posso non pagarti per tutto il lavoro che fai, te lo meriti.»

Gli occhi dell'elfo divennero umidi:

«Oh cara, sei gentile ma...so che è inutile farti cambiare idea, perciò devo accettare senza ribattere...» disse lui ridacchiando. Farya gli sorrise:

«Grazie Efrem, sei un elfo d'oro.»

Lui rispose arrossendo:

«Bhe...grazie, ma...tutto per una cara amica come te.»

La ragazza dal cuore di dragoWhere stories live. Discover now