Give me your hand and I'll hold it

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Avvertenze
Questo è più un "finale alternativo" del capitolo precedente. Caelus è morto, ma Kaeya e Diluc non si separano.

Detto ciò, ecco a voi il capitolo.

...
-Mi dispiace.- Disse Diluc dopo ore di silenzio.

Quelle due parole riportarono Kaeya alla realtà. L'uomo era seduto su una poltrona davanti a Diluc e stava fissando un punto non definito del pavimento. Ripercorreva mentalmente tutti i momenti precedenti alla morte del bambino. La sua mano calda, i suoi occhi blu, la sua voce debole. I suoi auguri. Sì, quel "buon compleanno, papà" si ripeteva all'infinito nella sua mente. Non fu mai così triste di sentire quelle parole.

-Mh?- Chiese Kaeya.
Lo disse solo per far capire a Diluc che, qualsiasi cosa avesse detto prima di quel "mi dispiace", lui non l'aveva sentito a causa dei suoi pensieri. Era ovvio che non stesse chiedendo per cosa fosse dispiaciuto. Lo erano entrambi. Erano entrambi distrutti, un dolore mai provato fino a quel momento.

-Mi dispiace che tutto questo sia successo proprio il giorno del tuo compleanno.- Spiegò l'uomo dai capelli rossi.
L'altro annuì, senza aggiungere niente.

Diluc non l'aveva mai visto così. Kaeya era conosciuto in tutta Mondstadt per il suo sorriso, il suo charm, i suoi modi di fare e la sua confidenza in se stesso. Nessuno l'aveva mai visto così straziato, nemmeno suo marito. Ma non poteva di certo fargliene una colpa.

La casa non era mai stata così silenziosa. C'era sempre stato Caelus a movimentare le cose, a parlare, a correre, a giocare, a combinare dei guai. C'era sempre lui. Ed ora la casa ai due sembrò grande, enorme. E così silenziosa, in un certo senso terrificante. Perché il silenzio stava mangiando entrambi dall'interno, con una sensazione di vuoto che si faceva largo nel petto dei due.

-Ti ha fatto un regalo. L'ho aiutato io.- Disse Diluc. -Ma se non lo vuoi ora lo capisco.-
-No, grazie.- Rispose solo Kaeya, prima di piombare di nuovo nel suo silenzio.
E il rosso, senza dire più nulla, rispettò questa assenza di parole.

Passarono alcune ore così. Solo loro due, seduti uno di fronte all'altro a fissare qualcosa di astratto, che sfuggiva alla vista umana ma che la loro inconsapevolmente sapeva cogliere. Con solo lo scoppiettio del fuoco a fare loro compagnia.

-Se vuoi stare da solo puoi farlo, Diluc.- Fu l'uomo dalla pelle scura a rompere questa odiosa calma che si era creata tra i due.
-Non voglio stare da solo.- Rispose Diluc.
-Strano.- Disse Kaeya. -Di solito quando succede qualcosa tendi a prendere le distanze da tutti.- L'uomo tentò di sorridere, un sorriso forzato.
Diluc, che aveva sempre amato il sorriso di quell'uomo, si sentì così frustrato. Non poteva curare la tristezza che stavano provando. Non si erano mai visti così spenti. Ed entrambi vollero sparire in quel momento, smaterializzarsi per poi tornare a vivere anni dopo, quando tutto sarebbe stato molto meglio.
Ma sapevano che non era una cosa fattibile.

Kaeya era abituato a scorgere forza e decisione nello sguardo dell'altro, ricordava bene le sue pupille che ardevano mentre sconfiggeva i nemici, la decisione che si percepiva nei suoi gesti, la potenza della sua sola presenza. Anche quando discutevano di varie questioni tra di loro, dagli occhi di Diluc emergeva sempre attenzione, sicurezza e a volte anche felicità. Ma in quel momento sembrò tutto svanito. Mentre lo guardava, Kaeya notò la sua tristezza. Le sue iridi rosse sembrarono vuote, la sua voce più spenta del normale. E la sua compostezza, quella che era la caratteristica che più lo esaltava, era svanita.

Ed erano entrambi in quella condizione, nessuna differenza tra i due.

-Ma non voglio lasciarti, Kaeya.- Spiegò Diluc.
Kaeya lo guardò negli occhi.
Quante persone lo avevano lasciato, in un modo o in un altro? Suo padre, Crepus, Caelus. Chi volente e chi nolente, ma tutti avevano lasciato la sua vita. Non voleva essere abbandonato anche da Diluc. Non aveva affetti oltre a lui ed insieme avevano passato i momenti più belli e dolorosi della loro vita. Non voleva che tutto finisse, ma al tempo stesso sentì di non potersi dire sorpreso se Diluc avesse voluto crearsi un'altra vita.

-Non era quello che intendevo dire. Ma anche se tu lo facessi non ti biasimerei.- Spiegò l'uomo dai capelli blu.
In quel momento lo sguardo del giovane con la chioma scarlatta si animò di un'emozione: era preoccupato.
-invece dovresti odiarmi. Dovresti odiarmi, perché non dovrei mai lasciarti in un momento del genere.- La voce di Diluc iniziò a tingersi di un'intonazione.
-Non potrei mai farlo, Diluc. Sono già stato abbandonato.- Spiegò Kaeya. -Ho perso mio padre, Crepus, e ora pure nostro figlio.-

Diluc in quel momento si alzò e si diresse verso suo marito, che lo seguì con lo sguardo. L'uomo con i capelli rossi appoggiò le proprie mani sulle guance dell'altro e fece incontrare i loro sguardi.
-Non dirlo mai più. Prima di tutto, devi odiarmi se ti lascio in un momento serio come questo, capito? E seconda cosa...- L'uomo dovette trovare le parole adatte per andare avanti. -E seconda cosa, non hai perso tuo padre. Lui ha perso te.-
Kaeya fece passare alcuni secondi di silenzio prima di parlare.
-Non mi ha perso per errore.- Disse poi.
-No, lo so. Ma intendo dire che ha perso Kaeya Alberich Ragnvindr, mio marito e la persona più bella che io conosca- Spiegò Diluc. -Si è perso tutta la tua persona. Il tuo modo di fare, la tua gentilezza, il tuo senso dell'umorismo, il tuo essere responsabile, la tua risata, tutto.-
Kaeya iniziò ad avvertire un lieve pizzicore agli occhi.
L'altro si sedette su uno dei braccioli della poltrona, di fianco a suo marito.
-Ci ha perso lui. E ci abbiamo guadagnato io e Caelus.- Continuò Diluc. -Abbiamo avuto il privilegio di conoscerti, ed è stato a dir poco fantastico.-
Kaeya avvertì la presenza di lacrime nei suoi occhi, che volevano bagnare le sue guance.
-Non dire più niente, Luc.- Lo pregò Kaeya, quasi sottovoce. -Promettimi solo che non ci lasceremo. Non in un momento così importante per entrambi.-
Dicendo ciò, l'uomo abbraccio il giovane dai capelli rossi, che sorrise e ricambiò.
-Sì, Kae. Non ci lasceremo in momento così importante.-

In quel momento Kaeya pianse, Diluc avvertì la stoffa del vestito farsi umida. Ma andò bene così. Non gli importava dei suoi vestiti. Gli importava molto di più di suo marito e di come avrebbero superato il lutto. L'avrebbero fatto insieme, questo era sicuro. Si sarebbero sostenuti anche tramite i silenzi. Si sarebbero stati vicini, si sarebbero supportati, in certi casi si sarebbero sfogati, in altri avrebbero scherzato. Si sarebbero disperati, avrebbero pianto, urlato, si sarebbero arrabbiati, arresi, sarebbero rimasti delusi da loro stessi.

Ma soprattutto si sarebbero amati.

𝐒𝐓𝐀𝐘 𝐆𝐎𝐋𝐃 || Kaeluc oneshotsWhere stories live. Discover now