E persi siamo noi

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"Ricorda il nome dei Ragnvindr." Quella era l'ultima frase pronunciata da suo padre prima che morisse. Kaeya poteva perfettamente ricordare il sangue sulle sue mani mentre la vita della figura paterna lasciava quel corpo pieno di ferite. Il corpo del giovane tremava, non poteva sapere cosa fosse appena successo. Una creatura simile ad un drago li aveva appena attaccati, e suo padre si era schierato davanti al figlio per combattere il nemico. Tuttavia rimase gravemente ferito e morì la sera stessa.
Kaeya non poté descrivere il dolore che provò. Anni prima l'aveva lasciato la madre, e quel giorno si ritrovò da solo al mondo. Dove sarebbe andato? Aveva solo dodici anni, era orfano e aveva visto il padre morire. Chi si sarebbe preso cura di lui?

Questi ricordi si susseguivano nella mente di Kaeya mentre aspettava il pranzo in una stanza con due pareti tinte di bianco, le altre erano state ricavate dal plexiglass, in modo che il soggetto fosse costantemente sotto controllo. Guardò le manette che gli stringevano i polsi: in fondo poteva anche andargli peggio. Tutti gli altri prigionieri non potevano permettersi dei lussi come i suoi. "Due pasti al giorno, un materasso e una coperta" Pensò Kaeya "cosa potrei chiedere di più in un posto come questo?". La risposta si affacciò subito alla sua mente: poteva avere soddisfatta la sua sete di vendetta. Si era allenato duramente per uccidere il successore dei Ragnvindr, per fare in modo che il padre provasse il dolore che al tempo provò lui. Alla fine, le due famiglie rivali avrebbero avuto una cosa in comune: il lutto. E forse anche questa somiglianza lo urtava, perché non voleva avere nulla a che fare con coloro che uccisero l'unico membro della famiglia che gli era rimasto.
In quel momento il giovane vide una figura avvicinarsi alla sua porta. Era una persona che lo visitava tutti i giorni per dargli da mangiare, e quella con cui avrebbe voluto avere meno a che fare sulla faccia della terra: Diluc Ragnvindr.

Diluc aprì la porta grazie a delle chiavi, con un vassoio in mano. Kaeya avrebbe dovuto sentirsi fortunato per questo trattamento. A tutti i prigionieri veniva consegnato il pranzo tramite una fessura nella porta, a nessuno era permesso toccare l'erede del regno. Invece Kaeya aveva il privilegio anche di parlargli, cosa che in realtà lo turbava parecchio.

-Oggi c'è la zuppa.- Esordì Diluc una volta entrato nella cella.
L'altro alzò gli occhi al cielo. -Sai che novità.-
-Non sono io a cucinare i pasti. Se hai delle lamentele falle al cuoco.- Affermò il rosso appoggiando il cibo per terra. Kaeya aveva dei privilegi in quel luogo, ma non aveva ancora diritto ad un tavolo.
-No, sto morendo di fame. La mangerò lo stesso.- Kaeya pose le mani davanti a sé, in modo che l'altro le vedesse. -Mi togli queste?- Chiese, anche se sapeva già la risposta.
-Se me lo chiedessi in modo più gentile, potrei anche pensarci.- Disse il rosso, afferrando il cucchiaio.
Kaeya sapeva già che il suo tentativo di sarebbe rivelato un fallimento, ma decise comunque di provare a fare uno sforzo.
La sua espressione si contorse in una smorfia, deglutì quello che sembrò avere un gusto amaro, chiuse gli occhi e poi parlò.
-Onorevole maestro Diluc, potrebbe gentilmente togliermi le manette, in modo che io possa mangiare senza disturbarla?- Disse Kaeya, cercando di comporre un sorriso falso.
-No.- Fu l'unica risposta, secca.
L'altro sbuffò, contrariato.
-Devo ricordarti che quando ti ho tolto le manette per mangiare una volta stavi quasi per attaccarmi con un coltello per affettare il burro?- Chiese Diluc, impassibile. Quest'ultimo immerse il cucchiaio nella zuppa e ne ricavò una piccola parte.
-Non avevo in mente nulla del genere, sei tu che hai capito male tutto.-
Il rosso fece spallucce, per poi focalizzare la sua attenzione sulle manette e sul cibo. Non c'erano molte posate a disposizione, oltre ad un cucchiaio e ad un coltello per tagliare una mela. Diluc appoggiò il cucchiaio e prese l'oggetto contundente, quasi come se volesse nasconderlo.
-Puoi mangiare liberamente la zuppa, ma ti sbuccerò io la mela.- Diluc si sentì leggermente imbarazzato a pronunciare quelle parole. Gli sembrava di essere sua madre. Tuttavia prese le chiavi in mano e liberò l'altro dalle manette.
Appena i suoi polsi furono liberi, li ruotò, e questo movimento ebbe un effetto positivo sulla sua espressione. Era da più di un mese che viveva la sua vita ammanettato.
-Sai ancora mangiare?- Chiese Diluc.
-Sei preoccupato o sarcastico?- Fece Kaeya, portandosi la zuppa e il cucchiaio vicino alla bocca.
-Quale delle due ti infastidisce di più?-
-Direi il fatto che tu possa essere preoccupato per me.-
Il rosso guardò l'altro mangiare, come se non avesse altre cose più interessanti da fare. In fondo vedere qualcuno nutrirsi era cosa da tutti i giorni, eppure Diluc fissò quell'uomo finché non ebbe finito il suo pasto, in silenzio. Solo dopo molto tempo aprì la bocca.
-Allora ero sarcastico.- Disse, senza aggiungere nulla.
L'uomo dalla carnagione scura alzò un sopracciglio. -Perché hai aspettato tanto per dirmelo?-
-Non lo sai?- Chiese il rosso. -Se parli a qualcuno mentre questo mangia, sei maleducato.-
-Cosa?- All'altro scappò da ridere. -Ma non ha senso. Quindi se tu mangiassi ed io ti parlassi sarei un maleducato? Ma dove sta scritto?-
-Tu saresti un maleducato a prescindere. Non è molto gentile introdursi a casa di altri e cercare di uccidere il proprietario, non lo sai?- Spiegò Diluc, prendendo in mano la mela e il coltello. Iniziò a sbucciare il frutto. -È per questo che non ti è permesso maneggiare coltelli.-
-Sbaglio o oggi sei molto più loquace del solito?-
Il rosso scosse la testa. -Non sbagli. Ti sto dando delle informazioni sulla nostra etichetta per un motivo ben preciso.-
-E per cosa?- Chiese Kaeya. Era certo che una volta uscito di lì avrebbe continuato ad allenarsi per uccidere quell'erede che lo stava assillando.
Diluc appoggiò la mela sbucciata sul vassoio, invitando il prigioniero a servirsene. -Ho un metodo per far sì che tu sia libero molto prima di quanto previsto.- Affermò il rosso, con la solita portatura elegante che lo contraddistingueva.
La frase attirò l'attenzione di Kaeya.
Diluc sorrise leggermente, soddisfatto che la sua richiesta potesse essere udita. -Diventerai il mio aiutante.- Affermò poi. -In questo modo potrai pentirti del tuo gesto. Potresti dormire nelle stanze reali, mangiare con noi nobili, e avere un bagno per te.-

𝐒𝐓𝐀𝐘 𝐆𝐎𝐋𝐃 || Kaeluc oneshotsWhere stories live. Discover now