Capitolo XXIII

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L'abito, i fiori, gli invitati, i tovaglioli e i posti, tutto era pronto.

Non avrei mai pensato a nulla del genere.
Un matrimonio, un abito bianco.
Tutto nuovo per me.

John provava a tranquillizzarmi ma l'ansia era piú forte...

Non avevo paura di sposarmi, avevo paura di Irene.
Paura che il mio sogno potesse diventare realtà.

Il tempo sembrava non passare.
Mancava meno di un'ora al matrimonio eppure sembrava un'eternità.

E se Sherlock si fosse pentito?

Sherlock Holmes che si sposa, per giunta con una ragazzina con circa 15 anni meno.

Eppure non vedevo l'ora. Non mi interessava ció che avrebbe detto il giornale. Volevo sposarlo come lo voleva lui.

All'improvviso era lí.
Con un abito semplice e delicato.
Era bellissimo.

Ho sempre odiati l'idea di una fiaba o addirittura di indossare un abito bianco, eppure non avrei cambiato niente di quel giorno, se non i tacchi che Molly mi costrinse a mettere.

Lei stava bene. Aveva incontrato un'altro uomo. Un pediatra.
Sembrava funzionare e lei era felice.
Lo meritava.

Sherlock mi guardó sorridente e io ricambiai.

La cerimonia fu davvero semplice come desideravamo.

Avevo la costante ansia che Irene spuntasse da un momento all'altro ma appena strinsi le mani di Sherlock, tutte le paure erano svanite e io sentivo solo una strana sensazione allo stomaco.

Farfalle?
Ansia?

So solo che era piacevole tanto quanto tremenda.

<Non posso prometterti la vita descritta da una fiaba comune, ma posso prometterti una vita descritta dalla fiaba che ogni giorno, passo dopo passo, scriveremo insieme, come abbiamo fatto fino a questo momento. Sicuramente non sarà questo matrimonio a dire se ci amiamo, se vogliamo stare insieme o meno. Solo le nostre azioni, il nostro viverci ogni giorno, potranno dirci cosa é giusto fare.
La ragione o il cuore?
Ho sempre seguito la ragione, questo lo sai... Ma sono molto fortunato. Oggi ,sia il cuore che la ragione, mi sussurrano solo il tuo nome.>

Disse questo durante le promesse.
É sempre bene stare attenti a ció che si promette e sono sicura che Sherlock aveva scelto quelle parole molto accuratamente.

Quasi piangevo. La nostra fiaba non iniziava quel giorno, ma sicuramente aveva avuto un importante svolta, che come in tutte le storie, avrà i suoi pro e le sue conseguenze ...

Al ristorante, John tenne un discorso importante e commovente .
Citava alcune frasi del discorso fatto da Sherlock per il suo matrimonio.
A volte sembrava che ci fossimo solo noi 3.
Io, Sherlock e John.
Fin'ora avevamo sempre combattuto uno al fianco dell'altro, ma adesso John era piú che un amico. Era un padre, un fratello.

<Non pensavo che avrei mai dovuto preparare un discorso del genere, non per Sherlock almeno.
Quando Myriam arrivò al nostro appartamento con quella chitarra e la sua valigia, rimasi un po'sorpreso. Cosa poteva mai volere una ragazza bella e giovane come lei, da due vecchi scorbutici come noi.
Poi capì che era pazza.
Una pazza ragazza con tanto da dare e tanto da perdere ma che rischierebbe tutto per chi ama.
Era arrivata da neanche una settimana e aveva già rischiato la sua vita per salvare la nostra. Sono sicuro che la Sg. Hudson lo ricorda molto bene>

Sorrise.

<Voglio solo dire che sono molto fiero di aver conosciuto una ragazza come Myriam. Solare, spontaneo, una donna d'altri tempi, intelligente e determinata.
Non dimenticheró mai quando 5 minuti dopo il nostro primo incontro, tenne testa a Sherlock in una maniera indescrivibile. Capace e perspicace, perfetta per mettere in riga un uomo come Sherlock.
Sapete già cosa penso di lui.
Arrogante, narcisista, strafottente, ma con un cuore immenso. Vuole negarlo, nasconderlo, ma sa che ormai tutti abbiamo scoperto che Sherlock é una delle persone piú buone e leali che abbia mai conosciuto quindi mille giorni di felicità e omicidi. Insieme risolveremo tutto...>

Si asciugó una lacrima e finì il discorso in fretta per non rischiare di scoppiare a piangere.

Lo abbracciai.
Insieme avremmo davvero risolto tutto.

La serata si concluse tranquillamente.
Nessuna traccia di Irene o di Seba.

Io e Sherlock decidemmo di restare a casa dopo il matrimonio. Non era il momento adatto per partire.

Ballammo tutta la sera e ci divertimmo come ragazzini ubriachi, scordandoci di tutti i problemi e malesseri.

John ballava con Rose che sembrava davvero una principessa.
Una delle piú belle fiabe.
Anche lei fece un piccolo discorso.
Breve ma commovente.

<Non avrei mai pensato che lo zio si sarebbe innamorato, ma quando ho conosciuto Myriam l'ho capito il perché. É la zia migliore dell'intero spazio>

Era bellissima. Con quei capelli dorati come li aveva la madre e gli occhi del padre.
Era perfetta.

Quando tutti andarono via, rimanemmo solo io e Sherlock che ancora ballavamo abbracciati.

<Sei felice?>

<Si, certo. Perché non dovrei esserlo?>

<Pensavo che ci avresti ripensato. So che non credi nel matrimonio o roba simile>

<No ma credo fermamente in un noi e in una nostra storia. Magari un giorno la racconteremo>

<E se non riuscissimo ad arrivarci..>
Pensavo ancora a quell'incubo.

<Non é il momento di pensarci>
Mi sorrise e delicatamente scostò una ciocca di capelli dal mio viso e mi baciò.

<Se non la risolveremo oggi, allora lo faremo domani. Abbiamo tutto il tempo che serve. Ma adesso voglio solo godermi questo magnifico momento e questa magnifica vista.>

Restammo abbracciati e dopo una decina di minuti, tornammo anche noi a casa.

Senza sapere cosa ci aspettava.

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