Capitolo XXV

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Alessia andò a dormire a casa di John.

La stanza sopra il nostro appartamento era inagibile per muffa e umidità.

Sembrava essere nato un bel feeling tra i due. Ridevano e scherzavo raccontandosi anedoti sulla propria vita da "soldato".
Avevano molto in comune.

Quando io e Sherlock rimanemmo soli, la tensione era ancora alta.

<Va meglio?>

<Si, non preoccuparti>

<Non sono mai stato bravo con le persone, lo sai, ma sto provando a fare del mio meglio>

<Non devi giustificarti per nulla. Per me rimani comunque il migliore.
So come la pensi sulla maggior parte delle cose che riguardano i sentimenti o le persone.
Nonostante ciò, non mi fai mancare nulla.
Sto bene, davvero.
Quando tutto questo finirà potremmo fare un lungo viaggio>
Dissi ridendo per allentare la tensione.

Mi avvicinai stringendo le mie braccia al suo collo.
<Magari in Italia, per farti vedere dove sono cresciuta>

<Mi piacerebbe.
Non dovremmo aspettare molto, te lo prometto>

<Bisogna stare attenti a ció che si promette>

<Allora ti prometto che farò del mio meglio per mantenere quella promessa>

Sorrise e sfuggì una piccola risata.

Era bello avere questi momenti di serenità.

Brevi ma davvero terapeutici.
A me bastava anche solo un suo abbraccio per stare subito meglio.

Vi sembrerò una romanticona, cosa che in realtà non sono, ma Sherlock mi faceva uno strano effetto.
Potevo essere offesa o arrabbiata con lui per la qualunque ma bastava guardarlo negli occhi per rasserenarmi immediatamente.

Il giorno seguente John e Alessia vennero nel 221b con della colazione ancora calda.

Sapevo cosa cercavano di fare.
Provare a fare calmare le acque.

Sicuramente un cornetto non avrebbe fatto sparire tutti i nostri problemi ma era piacevole stare tutti insieme in serenità.

Suonò il telefono di Alessia ma sembrava ignorarlo

<Va'a rispondere, magari è importante>

<Sei sicura?
Non mi sembra il momen...>

<Sono sicurissima. Va'>
Gli sorrisi, ricambio poi andò fuori.

POV's Alessia:
*Numero privato*

"Altra missione segreta?"
Pensai sbuffando.
Non era proprio il momento.
Non vedevo Myriam da molto e sapevo che la situazione era critica.
Per saperlo io in Italia poi...

<Pronto, agente Romano>

<So chi sei>

Una voce femminile, inquietante.

<Con chi parlo?>

<Non è importante.
Il punto è un'altro.
Adesso ascolterai bene le mie indicazioni e farai tutto alla perfezione senza dire una parola, altrimenti faccio saltare in aria la tua amichetta e il suo dolce maritino>

<Irene..>

<Su via, non essere sorpresa.
Mi sottovalutate molto, a quanto pare..>

<Cosa vuoi?!>

<Solo accertarmi che hai capito la situazione e le regole del gioco>

<Di che gioco stai parlando?>

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