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«Sei fuori di testa Bryan?»

«Sei tu che me la stai facendo dimenticare la testa. Avvicinarti nuda a quegli stronzi. Hai agito come al solito senza pensare alle conseguenze, come una bambina.»

Era lui che mi stava trattando come una bambina tenendomi sulla sua spalla e scegliendo ancora una volta al posto mio.

«Perché sei venuto allora? Non ho bisogno di te e sono stanca di sentirmi dire ancora che sono una bambina.»
Gli lasciai esausta pugni sulla schiena agitandomi.

«Hai ragione, avrei dovuto lasciarti sola come quel coglione con il quale sei venuta a questa festa ridicola.»

Ero bloccata e non potevo fare alcun movimento quindi usai la bocca.

Gli morsi la spalla, «Mettimi giù subito.»

Un lamento roco gli morì in gola.
«Prova a mordermi di nuovo e farò lo stesso.»

Lo morsi di nuovo, più forte, e guardai soddisfatta il risultato, i segni dei miei denti sulla sua pelle.

Bryan rallentò i passi, sollevò con smania l'asciugamano che mi copriva e mi morse il sedere strizzando la mia natica.

«Ahia!»
Protestai avvertendo una sensazione strana confondermi. Quel gesto aveva sollevato un qualche bottone segreto in me: l'improvvisa voglia di riavere le sue labbra sul mio corpo.

Strinsi le mani sulla sua schiena massiccia, abbagliata dal desiderio gli accarezzai i muscoli in maniera lenta ma forte come lo era stato quel morso.

«Micol», mormorò girando lentamente la testa, i suoi capelli mi solleticarono la pelle «Sei una bambina imprudente e il mio autocontrollo è stanco di essere messo alla prova.»

Intrufolò la mano sotto il telo, sul punto in cui mi aveva morso, passò le dita fra i lacci del bikini e mi massaggiò la pelle.

«Hai sempre qualcosa da dire, tu parli tanto sino a farmi venire il mal di testa, ma quando è il momento di ammettere ciò che ti spinge ad agire ti tiri indietro, non posso più sopportarlo cazzo!.»

Mi lasciò uno schiaffo sonoro sul sedere spezzando la magia di quella dolce carezza.

Sussultai ma non riuscii ad oppormi come avrei voluto.

«Quello che mi spinge ad agire non è sempre legato a te Bryan, mettitelo in testa.»

«Basta con le stronzate Micol. Lo hai fatto perché stavi bruciando dentro lentamente, come una fottuta candela.»

Tornò a toccarmi il sedere con la sua mano forte e sicura.
«Perché la gelosia si stava prendendo ogni cosa di te, non è vero Micol?»

Bryan mi fece restare priva di parole, pensai solo alla sua mano grande e alle sue parole taglienti e mi parve di cadere.

«Non hai bisogno di me eppure mi cercavi con gli occhi del colore delle fiamme. Non riesci a liberartene neanche adesso di quel fuoco. Eh?»

«Basta
Urlai con il respiro ansante.

«Allora dillo che la paura che potessi toccare così quella ragazza ti stava rendendo cieca. Perché io ho perso entrambi gli occhi quando ho visto quei due sbavare sul tuo corpo.»

Ringhiò e la sua mano continuava a muoversi sempre più energicamente sul mio sedere, fui sul punto di perdere la testa.

«Bryan», ansimai contro la sua schiena fastidiosamente confusa. «Voglio scendere.»

Bryan percepì che la mia voce fosse cambiata perché mi fece scivolare indietro tenendo agganciate le sue mani sul retro delle mie cosce.

Il telo mi cadde leggermente sulle spalle. Il mio seno schiacciava il suo petto e il suo viso fu vicinissimo al mio.

Cicatrici olio su telaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora