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Serena.

Era così che mi sentivo appena uscii di casa.

Perché ci sono pensieri che gettano l'ancora nella mente finché non diamo loro un posto. Ed io non solo avevo trovato un posto a quelle parole scrivendole a Bryan, avevo trovato anche il mio di posto, accanto a lui.

Il terreno sotto i miei piedi provava a farsi sempre più scivoloso ma ero rimasta in equilibrio guardando i suoi occhi riflettersi nei miei, era bastato questo per far nascere in me la necessità di dirgli cosa provavo.

Serena, come se non avessi lasciato Bryan a casa ma lo stessi portando con me.

E mentre camminavo verso l'agenzia subendo i raggi di un sole spavaldo non pensavo a nient'altro, neanche a cosa avrebbe pensato una volta lette quelle parole. Perché farlo mi aveva restituito la libertà.

«Porca miseria sei di ritorno da una qualche isola tropicale o hai fatto un trattamento lifting di cui non sono al corrente?»

Sorrisi a Carl il quale mi squadrava dalla testa ai piedi con una faccia del tutto inconsueta.

«Tesoro quelle occhiaie iniziavano a preoccuparmi, ora la tua pelle sembra champagne appena versato, sei una favola.»

«In realtà ho dormito solo un paio d'ore.»
Era vero, ma non mi stupiva sapere che anche il mio viso avesse beneficiato della vicinanza di Bryan. Erano state due ore meravigliose, ero riuscita ad addormentarmi per la prima volta senza alcuna difficoltà e mi ero sentita dannatamente tranquilla tra le sue braccia.

Carl impiegò pochissimo ad accentuare il suo sorriso e a simulare uno sguardo del tutto insinuante.

«Ma è risaputo, non conta la quantità quando si ha davanti merce di qualità.»

Feci una smorfia interdetta.
«Carl solo tu potresti definire in tal modo le persone. E comunque lui per me non ha lo stesso valore della merce.»

La mia bocca restò semiaperta appena appresi di essermi cacciata in uno dei suoi trabocchetti senza uscita. Perché non stavo mai zitta? Decisi all'istante di svignarmela.

Sorpassai Carl che mi seguì con aria trionfante.
«Dunque ho fatto centro. Il motivo del tuo volto rilassato è il pezzo di qualità che hai avuto a casa.»

Dovevo evitare Carl o avrei continuato a pensare a Bryan per tutto il resto della mia giornata.

Cercai di accelerare il passo ma i colleghi bloccavano il corridoio già di per sé stretto.

«Riflettendoci bene, certo che per te non ha il valore della merce, ti basta vederlo per andare in iperventilazione e diventare un arcobaleno in viso.»

«Carl stai perdendo il tuo tempo, non dirò una sola parola.»

Gli lanciai un'occhiata minacciosa continuando a camminare e lui stette imperterrito al mio passo.

«Lo so, è difficile per tutti riconoscerlo! Suppongo che per te, che tieni tanto alla tua indipendenza, sia ancora più dura ammettere che ti stai innamorando senza volerlo di Bryan.»

Mi fermai di colpo.

Quella parola non rappresentava assolutamente la situazione in cui mi trovavo.

C'era persino un'elevatissima probabilità che io non fossi in grado di innamorarmi. Come aveva anche solo pensato tutto ciò?

Tutte le paure, compresa quella di non riuscire ad essere giusta per Bryan, mi fecero indietreggiare sino ad incollare le mani proprio come due ventose contro le mura fredde del corridoio.
Guardai attentamente Carl.

Cicatrici olio su telaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora