2 - CHRIS

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"Ehi, dove sei?" Un bambino portò le sue piccole mani vicino alla bocca per aiutarsi a gridare, mentre faceva vagare lo sguardo tra gli alberi.

"Dove si è cacciato?" mormorò stavolta a sé stesso, strizzando gli occhi con irritazione.

Il parco sembrava tutto a un tratto vuoto e silenzioso. Lentamente un senso di preoccupazione lo pervase. E se gli era successo qualcosa?

Lui era il più grande. Aveva già 9 anni. Avrebbe dovuto fare più attenzione. I loro genitori lo avevano affidato alla sua responsabilità.

"Dove sei? Mi senti?" gridò nuovamente, iniziando a correre tra gli alberi.

"Sono qui." La voce arrivò come attutita. "Sono qui."

Il bambino alzò lo sguardo. In alto, fra le foglie, vide il suo amico, aggrappato a un ramo.

"Che cosa stai facendo?"

"Il piccolino è caduto. Lo sto riportando dalla mamma," spiegò, mostrando nella mano un passerotto.

Il bambino più grande lasciò scorrere gli occhi lungo il ramo, finché non incrociò un nido, dove si agitava un uccello.

"È pericoloso. Scendi subito."

L'uccello prese il volo e iniziò ad attaccare il bambino.

"Non voglio farti niente. Fermati." Sul ramo il bambino più piccolo cercava di proteggersi dalle beccate.

Finalmente raggiunse il nido e adagiò il passerotto. La mamma tornò al nido, facendo sorridere i due bambini.

Ma fu solo un attimo.

"Aaaaah." Il bambino sul ramo lanciò un urlo e perse la presa. Cadde sul ramo sotto e riuscì ad aggrapparsi a malapena.

"Arrivo. Resisti." Il bambino più grande iniziò ad arrampicarsi rapido e disperato.

"Non ce la faccio," balbettò il bambino sul ramo.

"Non mollare. Sto arrivando. Ci sono quasi."

"Non riesco piùaaaah."

"Ti ho preso." Il bambino più grande gli stringeva la mano, mentre il piccolo alzava lo sguardo spaventato, penzolando nel vuoto.

Il rumore di un legno che si spezzava risuonò fra le foglie. I due bambini precipitarono verso il basso.

Devo salvarlo. Devo proteggerlo. Il bambino grande abbracciò quello più piccolo, mentre cadevano.

"Chris? Christian mi stai ascoltando?"

"Sì, cosa?" La voce di Larissa cancellò le ultime immagini di quel ricordo lontano.

"Mi stavi ascoltando?"

"Scusami, Lari. Ero soprappensiero. Qualcosa oggi mi ha fatto tornare in mente un vecchio ricordo d'infanzia che avevo dimenticato."

"Fantastico. La vicepresidente è in ritardo, mentre il presidente è con la testa da un'altra parte. La prossima volta potrei tenere la seduta del Consiglio studentesco direttamente da sola così faccio più veloce."

"Jordan aveva un importante impegno prima. Arriverà a breve," la giustificò subito Nico, il segretario, controllando l'agenda del suo telefono.

"È molto carino da parte tua tenere traccia dei suoi appuntamenti, Nico. Ma devo nuovamente ricordati che sei il segretario del Consiglio studentesco e non di Jordan?"

"Su, Lari, non è grave," dissi, cercando di stemperare l'atmosfera.

"Lo sai che cosa è grave? Che il nostro calendario diventa sempre più fitto, mentre i fondi a nostra disposizione rimangano gli stessi."

L'amore è abbastanza?Where stories live. Discover now