31 - CHRIS

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Avevo la mascella così contratta che quasi mi faceva male. Stringevo i pugni nel tentativo di reprimere la rabbia.

Come aveva osato alzare le mani su di lui?

Sentivo la rabbia crescermi dentro. E più cresceva più acceleravo il passo. Volevo solo trovare Diego e volevo trovarlo subito.

Una parte di me sperava che non fosse veramente stato lui, un'altra voleva sola fargliela pagare. Per tutto.

Iniziai a correre sotto lo sguardo incuriosito delle altre studentesse e degli altri studenti. Ma non mi importava.

Riconobbi delle voci. Diego era in fondo al corridoio. Stava chiacchierando e scherzando.

Come poteva essere così sereno dopo quello che aveva fatto?

Presi lo slancio e lo spintonai in schiena con entrambe le mani. Diego barcollò in avanti, ma restò in piedi.

"Chi diavolo...?" Diego si voltò indietro furioso, pronto a reagire, ma si bloccò sorpreso, quando incrociò il mi sguardo.

"Che cazzo ti è preso, Chris?" sbottò.

"Che cazzo è preso a te," esclamai, alzando la voce.

"Ma cosa stai dicendo? Di che parli?"

"Non fare il finto tonto con me, Diego. Sai benissimo di cosa parlo."

Diego digrignò i denti, ma non rispose. Quando distolse lo sguardo, ebbi la conferma che era davvero stato lui.

"L'hai davvero pestato. Hai picchiato, Milo. Ho sperato fin all'ultimo che non fossi stato tu," dissi, spintonandolo nuovamente.

Era vero. Una parte di me aveva davvero sperato che non fosse stato lui.

Diego non reagì, ma Leo mi afferrò un braccio.

"Ehi, rilassati. Era solo un ceffone," disse lui.

"Sta zitto, Leo. È meglio che non ti immischi," disse Diego.

"Solo un ceffone? Solo? Un ceffone che l'ha fatto sanguinare. Ti piace pestare i più deboli?"

"Quello sfigato se l'è cercata. Deve imparare a stare al suo posto," si intromise nuovamente Leo.

"TI HO DETTO DI STARE ZITTO, LEO," urlò Diego prima di rivolgersi a me. "E tu piantala di fare tanto il supponente. Non sei migliore di me. Davvero non volevi che fossi stato io? Io penso invece che ci speravi. È un sacco di tempo che non aspetti altro che potermi dare contro."

Forse aveva ragione. C'era una parte di me che voleva che fosse stato lui per riversargli addosso ogni rancore.

"Io non vado in giro a insultare e picchiare ragazzini," replicai piccato.

"Già, tu ci torturi con la tua moralità, facendoci sentire sempre sbagliati e degli idioti."

"Perché sei un idiota. Ma ti ascolti quando parli? Lo vedi quello che fai?"

"Sì, sono un idiota. Purtroppo non siamo tutti dei geni come te," disse Diego, spintonandomi lui questa volta.

"Allora lascia che ti dia una mano a capire quello che ha provato Milo."

Non so cosa mi sia preso. Il mio braccio si mosse da solo. Il mio pugno lo centrò in faccia, facendolo sbarellare.

Diego mi lanciò un'occhiata carica di odio, poi mi si gettò addosso.

I nostri corpi si scontrarono e cozzarono. Le nostre braccia si attorcigliarono in una stretta potente. Ci agitavamo, cercando di assestare ognuno un pugno contro l'altro.

"Basta, ragazzi. Fermatevi," esclamò Lapo, cercando di separarci.

Leo venne in suo aiuto e afferrò Diego per le braccia di spalle. Lapo si insinuò fra me e lui e mi spinse via.

"Devi calmarti, fratello," mi disse Lapo.

"Lasciami. Non mi osare dirmi di calmarmi dopo quello che ha fatto," esclamai, scostando le sue braccia. "E non chiamarmi fratello. Non sei veramente mio fratello."

Lapo si irrigidì, fissandomi stupefatto.

"Se fossi davvero mio fratello, mi vergognerei di te. Cosa facevi, mentre Diego picchiava Milo? Che cosa facevi?"

"Non fai che giudicare gli altri e sputare sentenze," disse Diego, guardandomi con disprezzo, mentre di divincolava dalla presa di Leo.

"Qualcuno fra di noi deve pur mostrarsi maturo. Tu fai agisci sempre senza pensare. Ti lanci e calpesti tutte e tutti senza renderti conto di star ferendo chi ti sta attorno," replicai.

Solo in quel momento mi accorsi che attorno a noi si era radunata una folla di studentesse e studenti che ci osservavano.

"Chris..." iniziò Lapo, allungando una mano verso di me.

Se c'era qualcuno che era stato ferito in quel momento era Lapo. Ed ero stato io a farlo.

Non potei sopportare i suoi occhi amareggiati e lo sguardo furioso di Diego. Mi voltai. La folla si aprì e mi lasciò passare in silenzio.

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