Capitolo 52

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MOLTIMESIDOPO

Il sole entra timido tra le fessure della finestra, infastidendo il mio sonno come ogni mattina.
L'estate aveva lentamente lasciato il posto al freddo, concedendo ancora solo alcuni giorni caldi all'inizio di gennaio.

La monotonia e la noia in questo periodo si stavano facendo spazio dentro di me, accompagnando il dolore giornaliero.

Soffro, ma non me lo ricordo.
Soffro, ma fingo con me stessa così da non rendermene nemmeno conto.

Ormai non c'è più niente: nè gioia ma neanche dolore; nè allegria nè tristezza.
Sono spensierata con la mentre piena di problemi.
Fuori sono tranquilla, mentre dentro urlo così forte da poter spaccare i miei stessi timpani.

La notte non leggo più nulla.

Circa un mese fa, come da rito, presi il suo foglio di pergamena che era poggiato sul comodino,
Ma da un giorno all'altro era tutto stropicciato, pieno di pieghe, e con qualche macchia qua e là,
così decisi di lasciarlo chiuso in un cassetto per non farlo disintegrare tra le mie mani e le mie lacrime.

Ogni sera mi abbandono tristemente al sonno.

Forse la mia pena eterna è già da scontare qui, in questo mondo.
Incontrandolo ogni notte nei sogni, dove sorride felice e spensierato come nei primi anni di scuola.
Forse la mia mente vuole proteggermi da tutti i ricordi che fanno male, che mi fanno bruciare la testa al solo pensiero.
Ma facendo così il mio cuore non si ricuce,
Non riesce a curarsi, a stare bene.
Perché senza di lui, forse mi sentirò sempre incompleta.
E questo è il mio inferno, forse.

Il questi mesi tutto era tranquillo, stranamente.
Il mondo la fuori.
Dentro casa.
Gli amici.
E la mia mente.

Mi ero dedicata a me, al mio benessere.
Per provare a non cadere dalla corda, che però continuava ad oscillare e non si decideva a fermarsi mai.

Ormai era tutto un mondo fatto di apparenza.
Di falsi sorrisi che sembravano così veri
E di false speranze che però accendevano comunque una scintilla in te.

...

Spesso passavo le giornate alla Tana con gli altri, e anche se sui loro volti c'era incisa chiaramente la guerra, mi accoglievano sempre come se tutto fosse apposto: Molly aveva molte rughe in più, stessa cosa Arthur. Bill, Charlie e Percy non erano quasi mai a casa, Ginny e Ron si sforzavano di sorridere nonostante tutto. Poi c'era George, che stranamente era riuscito a portare avanti il suo buon umore. Probabilmente si sentiva in dovere di far vivere ancora il suo animo giocoso a lungo, anche per Fred.

Harry era oggettivamente più tranquillo, ma sempre sul chi va là, mentre Hermione non aveva più il volto sempre immerso nei libri, visto che spesso( quasi ogni giorno) passava i pomeriggi a casa con me a tenermi compagnia.

Ogni volta che mi presentavo lì mi accoglievano con dei grandi sorrisi, probabilmente sollevati dal vedermi ancora viva, e non sottoterra dove dovevo stare.

È impressionante come una persona riesca ad entrarti dentro, fino a diventare una parte fondamentale di te.
E quando questa parte ti viene strappata non riesci più a pensare normalmente, o semplicemente a vivere come prima.
Dicono che devi abituarti, ma non accetteró mai che Draco Malfoy sia morto per colpa mia.

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