05. The Match

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Atterrai perfettamente sul prato dopo aver eseguito due rovesciate consecutive

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Atterrai perfettamente sul prato dopo aver eseguito due rovesciate consecutive. Gettai uno sguardo verso gli spalti, notando il modo in cui le persone mi osservavano e acclamavano. Amavo essere sotto i riflettori, spiccare tra tutti gli altri per le mie capacità.

Tuttavia, tra la folla che mi elogiava, una specifica persona non mi stava neanche guardando: Harry stava semplicemente chiacchierando con il coach, non degnando neanche di uno sguardo l'eccellente coreografia che avevo preparato. Le parole che mi aveva rivolto alcuni giorni prima erano ancora ben impresse nella mia mente: "odio le stupide cheerleader". Quel cliché mi perseguitava, come se tutti fossero capaci di eseguire tre avvitamenti in aria e atterrare perfettamente a piedi uniti sul prato senza lasciar trapelare neanche un briciolo di insicurezza e di sforzo sul volto.

Strinsi i pugni sui fianchi lanciandogli un lungo sguardo inceneritore, nonostante sapessi che non poteva vedermi. Ricominciai a concentrarmi sulla coreografia, scuotendo i pom-pom mentre facevo ondeggiare i fianchi seguendo il ritmo della musica. Io e Jessie eseguimmo una ruota in direzioni opposte, passando una dietro l'altra al centro del campo.

Quando atterrai, la gonnellina dell'uniforme si era lievemente alzata, ma non me ne curai mentre continuavo ad eseguire la coreografia. Il mio sguardo tornò distrattamente sull'assistente del coach - finalmente aveva iniziato a guardarci.

Mi voltai di spalle insieme alle altre, continuando ad ondeggiare i fianchi con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra. Raggiunsi le altre al centro per la posa finale, prima di sollevare facilmente una gamba verso l'alto, restando immobile in quella posa fino alle ultime note della canzone.

Mi voltai solo con la testa verso di lui, mordendomi il labbro inferiore per cercare di mascherare un sorriso compiaciuto. Riuscii a sentire perfettamente il suo sguardo bruciare sulla mia pelle mentre mi mettevo a posto la gonnellina e seguivo le altre verso gli spalti.

«Che manzo che è...» mormorò Jessie con sguardo sognante, osservando l'assistente del coach che ora era concentrato sui ragazzi nel campo.

«Se almeno fosse tanto simpatico quanto bello...» commentai alzando gli occhi al cielo annoiata.

«Ci hai parlato?» mi chiese confusa, mentre si sedeva su uno dei gradini al mio fianco.

«Sì, è odioso» sbuffai, poggiando le mani dietro di me per reggere il mio peso.

Lo osservai mentre continuava a mantenere un'espressione concentrata, con le braccia strette al petto e il mento alto. Il pomo d'Adamo sporgeva dalla sua gola, mentre i bicipiti si gonfiavano sotto la sua pelle tesa. Alcuni tatuaggi contrastavano con il suo colorito chiaro visibile grazie alla luce dei fari del campo, mentre i capelli ricci e scuri circondavano il suo volto serio e impassibile.

«Di che parlate?» chiese Madison sedendosi sul gradino alla mia sinistra.

«Del fatto che Evie non ci ha detto del suo incontro ravvicinato con Mister Muscolo» spiegò Jessie, indicandolo con una mano.

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