Confrontarsi

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"You do not die

from love.

You only wish

you did."

Ordinary Miracles, "There is Only One Story" di Erica Jong

«Mi ami davvero così... tanto

A causa dell'oscurità di quel luogo, Reiner non vede granché, ma è sicuro che Bertolt neanche lo guarda in faccia, mentre gli pone quella domanda. Si domanda perché l'amato sia l'unico circondato da un'aura luminosa, lì dentro. Il ragazzo è raggomitolato su sé stesso, con le gambe strette al petto e le braccia che le cingono, e ha nascosto il viso contro le ginocchia. Quando è frustrato, si chiude sempre a riccio: Reiner lo sa, poiché glielo ha visto fare parecchie volte.

Nel vederlo in tale stato, percepisce il labbro inferiore tremare. Gli ha messo angoscia e timore quella punta di incertezza, perché Bertolt è spesso preda dei dubbi, ma mai lo è stato riguardo i sentimenti che provano l'uno verso l'altro.

Perché adesso teme che non lo ami abbastanza? È perché lo ha lasciato morire?

Gli occhi pizzicano, ma tira su col naso e prende una grande boccata d'aria, per impedirsi di piangere. Non vuole mostrarsi debole, né vuole fare preoccupare l'altro. Sta bene e, tra qualche giorno o settimana, quando potrà rivedere Bertolt, starà meglio.

«Reiner... Io non voglio rivederti così presto» gli rivela l'altro. È questa la ragione della sua insicurezza?

In un battito di ciglia, Bertolt si è messo in piedi e lo osserva dall'alto, con le sopracciglia corrucciate e una lacrima che gli solca la guancia. Il verde delle sue iridi non è mai stato così opaco – questa visione gli provoca una fitta di dolore acuta all'altezza del petto.

Reiner sente il cuore pompare più sangue del dovuto, apre la bocca per gridare, ma da essa non esce alcun suono. Allora, tenta di allungare una mano verso l'altro, ma non vi riesce: un manto pesante e compatto gli intrappola gli arti e si espande verso il torace e la testa, gli impedisce qualsiasi movimento e lo schiaccia come se fosse un masso. Pare che il terreno lo risucchi, ammesso che esistano un sopra e un sotto dentro quello strambo incubo.

L'unica azione che gli viene concessa è di muovere gli occhi, difatti essi si soffermano sull'altro ragazzo, il quale torreggia su di lui – ora comprende cos'abbiano provato le loro vittime, quando, quel giorno, il Colossale si affacciò al di sopra del Wall Maria. Ci si sente insetti insignificanti e inermi, capaci solo di attendere un destino inevitabile: quello di morire.

"Aiutami" mimano le labbra di Reiner, però Bertolt non alza un dito. Addirittura questo indietreggia, senza volgergli le spalle, finché piccoli tentacoli di oscurità non avvolgono e inghiottono la sua sagoma.

«Devi lasciarmi andare, Reiner. Ti prego... ti prego...» è la frase che riecheggia nel buio.

«Ti prego, Reiner... Non lasciarmi...»

Percepisce un peso gravargli sul grembo, uno sulla spalla e delle dita ruvide intrecciate a quelle della sua mano destra. A causa dei tubi infilati nelle narici e appuntati alle braccia, si sente persino soffocare e gli ci vuole un po', prima che si abitui. Quando il respiro torna regolare e il fastidio dei tubicini nel naso passa, Reiner tenta di muoversi, finché non comprende che gli è impossibile voltare il capo, oppure e controllare chi abbia addosso. Così comincia ad osservare il soffitto grigio, mentre rimugina su alcuni sprazzi di memorie che l'incubo gli ha riportato alla mente.

Caleidoscopio [Attack on Titan]Where stories live. Discover now