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"Ma secondo te dove abita?"
"Allora frank facciamo il punto della situazione..."
Ray mi guardava con uno sguardo serio, o almeno ci provava. Eravamo in classe seduti vicini durante una delle solite noiose lezioni, spettegolando a bassa voce e con le teste una vicina all'altra per non farci sentire.
100 punti a chi indovina di cosa stavamo parlando, o forse meglio dire di chi.
Gerard. Complimenti sapevo non mi avreste deluso!
Fatto sta che erano passati un paio di giorni (che a me erano sembrati un paio di mesi) e sul fronte amore segreto non c'erano stati sviluppi. O per lo meno nessun segno di vita da parte sua. Io il mio compito da staker lo stavo svolgendo egregiamente: avevo trovato la scuola dove andava prima di venire da noi, avevo visto che frequentava dei ragazzi di appena fuori città, sapevo quanti anni aveva e quando fosse il suo compleanno. E mannaggia pure lui dell'ariete. Sospettavo anche vivesse abbastanza lontano dalla scuola ma per ora quella era solo una supposizione.
"Ray! Vanno sempre verso la stazione dei treni!"
"Ho capito, lo hai detto quaranta volte, e io per la quarantunesima ti ripeto che potrebbero vivere anche vicino alla stazione, non per forza in culo alla luna."
Ray si era spazientito e ne aveva tutte le ragioni. Che poi se dico che si era spazientito potrebbe sembrare che fosse sulla soglia dell'arrabbiatura ma no, se dico che Ray si era spazientito è perché dava evidenti segni di cedimento ma sempre con il suo modo iper carino di comportarsi. Avrebbe bisogno di una statua quell'uomo: un Amico con la A maiuscola, una persona di animo gentile, sempre divertente e solare, probabilmente il miglior amico che chiunque possa desiderare. Come dicevo, per quanto gentile e carino fosse Ray, lo stavo davvero assillando con questa storia; quella per Gerard stava diventando un'ossessione e non facevo altro che parlarne. La cosa più preoccupante in tutto ciò c'era ancora la possibilità fosse tutto uno scherzo e io stavo facendo il pazzo per niente. E sarebbe stato spiacevole. E imbarazzante. E ancora imbarazzante.

Dopo l'ennesima occhiataccia di Ray avevo deciso che serviva una svolta in questa situazione. Era imperativo a quel punto capire come stessero davvero le cose, non potevo rimanere con l'eterno dubbio nell'attesa che Gerard si facesse avanti.
Tornando a casa non pensai ad altro se non ad un modo non troppo rischioso di approcciare. L'autobus era pieno ed io poco concentrato. Forse troppo concentrato. Vabbe non mi veniva in mente nulla che avessi il coraggio di fare e questo mi mandava in paranoia non poco.

A casa sempre la stessa situazione, nulla di particolare. Dedicai il mio produttivo pomeriggio solo a pensare a Gerard e a come mi sarei potuto avvicinare.
Per ora l'opzione più facile e sensata era ovviamente quella dell'accendino.

"Hey ciao scusa non è che hai un accendino?" Ripetevo questa frase in loop con diverse intonazioni cercando quella giusta.
Scrivevo a Ray per avere sostegno, sperando non mi bloccasse per l'esasperazione, in quella che sembrava la scelta piu complicata della mia vita.
Che melodrammatico.
Più mi ripetevo quella frase più mi sembrava stupida.
"No oddio non lo faccio."
"Ma dai è solo un accendino!"
"nono non lo faccio"
Se ve lo state chiedendo passai mezz'ora a fare questa sceneggiata in camera da solo che parevo davvero un cretino.
Arrivai ad una soluzione? No.
Rimandai tutto al giorno dopo.

Mi alzai presto anche se avevo dormito poco. Volevo uscire presto ed arrivare a scuola abbastanza in anticipo così da poterlo vedere senza troppa folla.
L'autobus mi graziò ed arrivai con largo anticipo, pure troppo dato che c'ero solo io davanti scuola. Aspettai e aspettai e poi cominciarono ad arrivare alcuni ragazzi. E poi di più e poi di più ma nessuno era Gerard. Cominciai quasi ad arrabbiarmi mentalmente con lui perché stava rovinando il mio piano: sì avevo deciso che gli avrei chiesto questo fottutissimo accendino. Nell'attesa pensavo a tutti i possibili scenari di un'eventuale conversazione postuma al mio gesto eroico e coraggioso e quello che mi spaventava di più era quello in cui non ci sarebbe stata nessuna conversazione.
Mi ero talmente perso nei miei pensieri che non mi ero accorto che Gerard era effettivamente arrivato: camminava con il fratello verso il cancello di scuola, solito cappotto lungo e sigaretta tra i denti. Guardava un po' per terra e un po' per aria, quasi mai davanti a sé. Si poteva infatti notare un'andatura stortignaccola e a volte sembrava stesse per cadere; ma a modo suo era elegante, sbruffone e indifferente, al limite dell'insopportabile.
Mi rendevo benissimo conto del fatto che molte cose che avevo notato di lui normalmente non mi sarebbero piaciute, anzi mi avrebbero dato molto probabilmente fastidio, ma non riuscivo a non trovarle irresistibilmente intriganti.

Arrivarono davanti al cancello e Mikey entrò salutando Gerard. Lui gli fece un cenno e forse si scambiarono qualche parola sottovoce ma restò appoggiato con le spalle al muretto e si mise a guardare per terra mentre il fratello saliva le scale per entrare dentro l'edificio.
Poteva decisamente essere la mia occasione: lui era lì, da solo, e io ero lì, da solo, perfetto no? Dovevo solo trovare il coraggio di fare quei pochi passi verso di lui. Lo guardavo cercando di far finta di nulla. Era lì a guardare il vuoto, sembrava concentrato e chissà a cosa stava pensando. Mi persi di nuovo negli intricati meandri del mio cervello, non so bene per quanto tempo, ma abbastanza per non accorgermi che Gerard si era staccato dal muretto e stava camminando. Nel momento in cui misi di nuovo piede sul pianeta Terra mi venne quasi un infarto perché Gerard stava venendo verso di me, e io vi giuro, davvero, mi mancò il fiato come non mi era mai successo.
"Hey"
Pietrificato. Ero letteralmente pietrificato. Perché mi parlava? Non era così che avevo programmato tutto! Non risposi neanche perché avevo davvero perso la capacità di muovere alcun muscolo volontariamente.
"Scusa avresti un accendino?"
"Ehm si certo" frugai nelle tasche dei jeans e gli porsi l'accendino.
Lui si accese la sigaretta che teneva ad un angolo della bocca e mi ridiede l'accendino, mi ringraziò e si allontanò di poco; non abbastanza per parlare ma sufficiente da mantenere un contatto visivo.
Io ero lì come un ebete ancora immobile. Scossi la testa e mi resi conto che Gerard aveva letteralmente rubato il mio gesto eroico e coraggioso ed ero abbastanza confuso. Stava lì a fumare e ogni tanto mi guardava. Il mio panico era svanito ed aveva lasciato il posto ad un grande punto interrogativo: avevo reagito come se non avessi avuto la minima speranza di poter essere nella sua testa anche solo per un secondo, e quando invece lui mi dimostrò per lo meno di avermi notato (perché non potevo presumere che anche lui si fosse fatto tutte le pippe mentali che mi ero fatto io solo per un fottuto accendino), rimasi fin troppo sorpreso.
Non mi ero mosso di un millimetro da quando lui si era allontanato e rimasi immobile finché non suonò la campanella delle otto. Gerard buttò il mozzicone per terra e si incamminò per le scale che portavano all'ingresso e nel mentre si girò a guardarmi e mi fece un sorriso.
Era veloce e appena accennato, ma era proprio un sorriso, ed era proprio indirizzato a me.
Tutti entravano e salivano quelle scale. Le stesse dalle quali avevo appena ricevuto il sorriso più dolce e bello che avessi mai visto. Salì anche Ray che sparì subito dietro il portone. Bastò un istante per realizzare quello che era successo e presi a correre come un pazzo facendo le scale a tre a tre per cercare di raggiungere Ray che infine placcai quasi davanti alla porta della nostra classe.
"Tu non puoi capire cosa è appena successo."




Halo!
Vi pubblico questo capitolo prima di quanto pensassi e spero vi piaccia. Se vi va fatemi sapere cosa pensate di questa storia che è ancora in lavorazione e non so bene come evolverà, quindi tutti pareri sono ben accetti!
Vi abbraccio tutti. 
Con amore,
Helena

Until I Hurt Myself Again || FrerardWhere stories live. Discover now