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Il grado di libertà
di un uomo si misura
dall'intensità dei suoi
sogni.
(Alda Merini)



Avrei voluto spaccare in mille pezzi quella dannata sveglia che ogni giorno mi portava via dai miei meravigliosi sogni, riaffiorandomi nella realtà

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Avrei voluto spaccare in mille pezzi quella dannata sveglia che ogni giorno mi portava via dai miei meravigliosi sogni, riaffiorandomi nella realtà.

Come se non bastasse oggi mi aspettava un giorno pieno di colloqui di lavoro; non riuscirei ad esprimere quante volte i miei genitori abbiano provato a cacciarmi di casa offrendomi addirittura un lavoro da bidello.

Come cavolo pensano che possa fare il bidello 21 anni?

Con tanto di fatica mi alzai dal letto ancora mezzo addormentanto. Sentivo ancora i muscoli fiappi, supplicando alla mia anima di farli rimanere per sempre così.

Ringraziai dio di aver avuto la minima opportunità di diplomarmi nonostante le mie condizioni pietose.
Vivevo in un piccolo appartamento che la mia famiglia e i miei pochi amici reputavano una topaia, ma ad essere onesto nonostante non sia un granchè mi ci sentivo molto al sicuro. Magari se dovessi essere arrestato un giorno saprei dove nascondermi.

Mi vestiì e mi guardai allo specchio velocemente a causa della mancanza di tempo. Il mio riflesso mostrava la mia solita maglietta nera con sopra il giachetto altrettanto nero di pelle fiore. Scorrendo riuscivo ad ammirare i miei fantastici nuovi jeans blu e successivamente i miei boots.
Insomma, un total black giornaliero.

Non so che tipo di di impressione avrei potuto fare con questo aspetto.

Presi le chiavi dal tavolo, il telefonino ed usciì dall'appartamento.
Non lo avrei detto ma potrei essere emozionato con l'idea di avere finalmente un lavoro.

Non appena uscì mi colpì un forte vento londinese che nonostante fosse freddo come al polo nord si poteva ritenere abbastanza piacevole.
Mi misi a camminare verso l'ufficio dove avrei fatto i colloqui più velocemente che potevo.

All'improvviso il vento iniziò a farmi volare cacciando via i miei brutti pensieri come un'aspirapolvere. Lei era lì e mi aspettava, davanti a quel dannatissimo albero di ciliegio. E l'unica cosa che avrei voluto sentire in quel momento era un 'ti amo'. Pensavo di metitarmelo dopo tutti quei sacrifici che avevo fatto per lei, solo per lei. Mi sarebbe bastato anche solo un 'resta con me' mi sarebbe bastato anche solo se avessi pronunciato il mio nome. Ma tu non feci nulla di tutto questo.

Cercai di eliminare qualsiasi mio pensiero rendendomi conto che ero proprio davanti all'edificio, la mia meta.

Sembrava uno dei soliti edifici di Londra. Il colore era grigio quasi in tutti i punti, mentre la porta sfiorava un mix tra rosso sangue e il bordò.
La prima cosa che notai nella porta oltre al colore fu un cartellino con su scritto 'non disturbare se non lavori qui'.

Molto professionale.

Bussai cogliendo un piccolo tremolio nelle mani.
Fu quasi la quinta volta che bussai e fui sul sincero punto di rinunciare all'educazione. Quindi iniziai a farlo sempre più violentemente.

Dopo quasi venti minuti ero ancora lì, stavo morendo di freddo e oltre le mani avevano iniziato a tremarmi pure i denti. Potevo perfettamente immaginare le mie labbra viola.

Sentivo la sensazione della mia mente consigliarmi di abbandonare quell'edificio e tornarmene al calduccio nel mio piccolo rifugio. Prima di farlo però sentiì un rumore provenire dalla maniglia della porta e aprirsi pian piano. Pareva essere in un film horror.

La prima cosa che notai fu un volto mascile ricoperto da rughe e segnato dal tempo, pareva che guerra e povertà avessero scalfito il suo esile corpo dal suo aspetto: aveva adosso dei vecchi vestiti metà strappati ed un giacchetto. Di scarpe non ce n'era traccia.

"Buongiorno" fu la prima cosa che mi disse.
Avrei voluto chiedergli come mai lui era lì, in un edificio così moderno in vista al suo aspetto, avrei voluto fargli mille domande ma non riuscì a dirgli nulla, non riuscivo a cacciare nemmeno una parola dalla mia bocca.

Mi fece cenno di entrare e così feci. L'edificio all'interno era proprio come me lo immaginavo, tutto perfettamente in ordine.

Ragiungemmo uno degli uffici dove all'interno le pareti si presentavano di un rosso sangue proprio come il colore della porta esterna, una scrivania piena di documenti bianchi sopra, il pavimento era di pellet sempre grigio ed infine una sedia. La sedia non si presentò vuota, anzi apparve un uomo di mezza età.

Potrei ammettere che il suo sguardo pareva più arrabbiato di quello di mia madre quando ruppi la finestra della vecchia casa con un pallone.

La prima cosa che fece fu un cenno con la testa di uscire dalla stanza all'uomo che si era presentato alla porta.
Ci fu un silenzio tombale ma soprattutto imbarazzante.

"Che cosa è venuto a fare qui?" Fu l'unica cosa che mi disse, con una voce quasu infastidita o stanca.

Che sono venuto a fare? A farle da cameriere? Anzi no, a portarle un bel caffè e un cornetto. Che ne dice, a lei va bene?

"Sono venuto per cercare lavoro" gli dissi secco anche se tutte quelle parole pensate prima gliele avrei dette con profondo desiderio.

"Bene" disse quasi come voler chiudere la conversazione.
Si alzò con la lentezza di una lumaca e iniziò ad uscire dalla stanza sottointendendomi con i gesti di seguirlo.
Mi portò in un ufficio accanto al suo ed era letteralmente uguale.
L'unica differenza era il pellet rosso e la scrivania vuota.

"Questo sarà il tuo ufficio, ti verranno dati dei manoscritti da completare. E questo è tutto" se ne uscì senza aggiungere altro.
Come sempre avrei voluto chiedere tante cose come per esempio se ci sono orari per il pranzo, riposo o cose del genere.

Ma apparentemente era meglio se stavo zitto e facevo quello che mi diceva.
Per foruna a rompere il silenzio fu lo stesso uomo che mi fece entrare e questa volta aveva le braccia a dir poco riempite di quelli che dovrebbero essere i miei manoscritti da completare.

Ma cavolo, erano troppi. Ci manca solo che mi dicano che ho un solo giorno per completarli.
Inoltre nessuno mi fece nessun 'colloquio', e non mi sfugge il pensiero che sia meglio così.

L'uomo appoggiò i manoscritti sul tavolo ed uscì. Ora c'ero solo io, quella stanza dipinta di rosso e i miei manoscritti.
Avevo un lavoro.





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Spazio desideri:

A chiunque legga questo, prima di tutto vorrei ringraziare.
Ho provato tante volte a scrivere una di questo tipo ma sfortunatamente sono risultati tutti scarti.
Ho avuto qualche idea e spero che questa volta riuscirò ad esprimer,pmi meglio che posso in questa storia❤

Vi chiederei di lasciare la stellina a qualche mio capitolo perchè è veramente di supporto per me e penso di quaunque altra scrittrice wattpadiana.💕

Mi piacerebbe avere anche la vostra opinione su questa versione di Harry. Io la adoro haha.

Al prossimo capitolo 👋💜

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