Capitolo 2 (II)

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Distretto di Shiganshina, 842.

<< Hai intenzione di rimanere a dormire per tutta la giornata, eh? >> suonò a voce alta la signora Ishii.

Appena sentito il tono infastidito di sua madre, Eva balzò seduta sul letto.

<< I-in realtà io... beh ero già sveglia! >> sbuffò, cercando di tenere almeno uno dei due occhi aperto.

I raggi del sole entravano dalla finestra aperta davanti a lei, provocandole un piacevole calore mattutino. Ma quando si è appena svegli la luce sembra quasi accecare, ed era chiaro che in realtà stesse ancora dormendo in piedi. Eppure Eva voleva dimostrare a sua madre di essere sempre pronta quando lei la richiamava. Quindi, sostanzialmente, doveva esserlo sempre.

<< Devi ancora saldare il prezzo della tua nascita al medico Grisha... >> disse in modo gelido sua madre, <<... quindi alzati e vai a procurarti questi soldi. >> concluse chiudendo le portoncine delle finestre.

<< Una piccola fessura potevi lasciarla, non mi dava fastid- >> mormorò ridacchiando Eva.

<< Ma ascolti mai ciò che ti viene detto, stupida mocciosa?! >>

SBAM.

Un sonoro schiaffo schioccò sulla guancia di Eva, lasciando cadere i boccoli scuri dei capelli sul suo viso.

Non era strano sentire quel bruciore, o meglio non era nuovo. Da quando era nata, Eva non aveva fatto altro che prenderle. Molte volte, in verità, era proprio lei a cercarsele. Quando ad esempio sua madre le aveva severamente vietato di rivelare il suo cognome alla gente fuori dalle mura di casa, e lei in tutta risposta lo aveva detto a dei soldati rovinando inconsapevolmente la reputazione di suo padre nell'esercito. Molte altre volte, invece, le beccava e basta. Come quando vide sua madre faticare con la legna da accendere, e allora Eva pensò di aiutarla mettendo dei piccoli rami sul fuoco, ricevendo delle sonore sculacciate dato che secondo la signora Ishii, avrebbe appiccato un incendio dentro la cucina per quanto era sbadata. O come quella volta in cui aveva scoperto un prato del distretto pieno di fiori e allora aveva proposto alla madre di andarlo a vedere insieme. E, come intuito, aveva ricevuto solo parolacce. Perché la "pasta" di cui era fatta Eva era una "pasta" sbagliata e tutto ciò che i suoi occhi osservavano lo diventavano di conseguenza.

Però, la piccola Eva non era mai riuscita ad odiare ciò che la signora Ishii dimostrava di provare nei suoi confronti ogni giorno. "Magari la mamma non si sente bene" Si. Su questo aveva ragione. Ma ciò di cui era ignara era il motivo per il quale non stava bene da 9 anni. Ed il motivo era proprio lei, Eva.

<< Scusa, mamma. >> sussurrò la bambina, scoprendo le coperte e buttando giù dal letto le sue gambe. << Corro subito!! >> disse prima di correre a vestirsi, rivolgendo un grande sorriso alla madre.

~~

Le minuscole nocche di Eva sbatterono contro il legno duro del portone di casa Jaeger. Il medico aprì poco dopo la porta, ritrovandosi davanti due occhioni blu sorridenti.

<< Ecco il denaro della mamma! >> Eva porse davanti il petto del medico pochi spiccioli.

Grisha osservò le sue piccole mani, rivolgendole uno sguardo comprensivo. << Piccola Eva, ti avevo già detto che non è necessario portare il resto che manca. >>

<< Si, ma la mamma ci tiene a consegnarglieli tutti e quindi ho cercato di recuperare anche gli altri!! >> disse sorridente la bambina. << Però purtroppo sono pochi rispetto alle altre volte... ma il signore della frutta mi ha detto che era il massimo che poteva darmi per oggi! >> continuò rattristandosi e abbassando il capo verso il suolo.

TI OFFRO IL MIO CUORE ¦¦ Annie LeonhartWhere stories live. Discover now