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~TANCREDI~

che cazzo di ore sono?
Pensai appena aprii gli occhi, stanco.
Mossi la mano alla ricerca del mio cellulare, senza però trovare il comodino.
Così alzai la faccia dal cuscino, mi guardai intorno confuso.

Lele: buongiorno vita...dormito bene?

Sbadiglia e con un cenno della testa annui per poi rigirarmi su quello che avevo visto essere un divano.

Lele: alzati daiii.

Mi disse aprendo le persiane, facendo così entrate il sole prepotente nella stanza.

Tancredi: Lele chiudi quella cazzo di finestra.

Lele: se no?
Mi disse con aria di sfida. Io risposi con un semplicissimo dito medio. Essendomi ormai già rotto il cazzo.

Sentii Lele sedersi al mio fianco per poi chinarsi sul mio collo.
Non capii che intenzioni avesse finché non cominciò ad assaporare la mia pelle. Del mio collo!

Tancredi: Lele no, mi rimane il segno.

Lui fece spallucce e si alzò.

Lele: non fare finta che non ti piaccia. Comunque ti aspetto in cucina dolcezza!

Tancredi: ma va-
Venni interrotto.

Lele: i bimbi non devono dire le parolacce.
Così lasciò la stanza ridendo.

Cosa devo subire a prima mattinata.
Ormai rassegnato mi alzai e andai in cucina dove vidi Lele alle prese con i fornelli.

Lele: perché non si accende.
Borbottò, senza notare la mia presenza.
Gli passai accanto presi l'accendino, girai la manopola e accesi il fornello.

Lui si girò verso di me e appoggiò le sue morbide labra sulle mie. Rimasi ... Si non so... Ero stato preso alla sprovvista e.. si ero leggermente rosso

Lele: grazie.
Mi sussurrò all'orecchio facendomi rabbrividire.

Che intenzioni ha oggi?
Probabilmente arrossii, ma mi girai prima che lui potesse vedermi.
Nono oggi non sono in me mi devo riprendere. Non può controllarmi così.

Mi sedetti ad una delle sedie della cucina. Dopo un po' arrivarono anche Diego e Gian.

Diego: buongiorno
Disse sbadigliando, accomodandosi a tavola.

Gian: ma che ore sono? Ho sonno non mi va.

Diego: ma cosa non ti va?
Disse perplesso.

Gian: bho... È il sonno che parla.

Lele: dai ragazzi su. Fatelo un sorriso.

Diego: sono le sette del mattino e tu ci hai svegliato solo per romperci il cazzo. Quindi non pretendere troppo, io volevo solo dormire tranquillo.

Gian: infatti, perché non vai a svegliare il tuo fidanzato. Lui no, se no ti rispondo male e ti mand-
Lo interruppi

Tancredi: mio caro guarda che sono qui.

Diego:oddio non ti avevo notato.

Alzai gli occhi al cielo. E tornai a guardare Lele che preparare la colazione.

Lele: dai oggi usciamo è una bellissima giornata.

Lele: non mi guardate così, facciamo così offro io il pranzo.

Tancredi: ok andata.

Gian: ti lasci subito comprare.

Tancredi: non è così, io qui non perdo niente. Ne vale la pena.

Diego: ha ragione.

Continuammo a parlare per un po', per poi decidere che saremmo usciti stasera.

Lele: tanche tancheee.

Sentii Lele chiamarmi diverse volte e così lo raggiunsi in camera.

Lele: aoooo Tanch.

Tancredi: sto qui non gridare.

Stava scavando nell'armadio e appena sentii la mia voce si girò verso di me.

Lele: tu che ti metti stasera?

Sinceramente non ci avevo pensato.

Tancredi: non so Lele non ci ho pensato?

Lele: ci vestiamo uguali?
Disse con una faccia da cucciolo.

Tancredi:... Va bene.

Appena sentii queste parole, tornò a scavare nell'armadio e tirò fuori due magliette uguali.
Adesso che la osservavo meglio notai sopra il nostro simbolo.

Era semplice, una maglietta a mezze maniche, con sopra il nostro simbolo e dietro la stampa delle nostre mani intrecciate. Semplice ma piena di significato.
Mi rese felice.

Lele: ti piace?
Disse titubante mentre si avvicinava.

Tancredi: si è bellissima
Dissi sincero.
Mi fermai a guardarlo, anche lui era bellissimo. Aveva ancora le magliette tra le mani. Così mi sfilai la maglia che indossavo adesso mi avvicinai a lui e alzai le braccia.
Lui capii, mi sorrise e mimise la maglia. Poi mi porse la sua e si sfilò quella che aveva prima.
Era più alto di me così si dovette abbassare.

Adesso mi arrivava sotto il mento e mi venne istituivo abbracciarlo. Lui mi circondò la vita con le braccia sollevandomi da terra. Appoggiò le sue labbra sulle mie, dando vita ad un bacio che partì con un semplice sfiorarsi per poi essere uno dei baci meno casti che avessi mai dato.

Ci lasciammo trascinare dal momento. Mi appoggio a terra per poi portare le sue mani sul mio viso. Sentivo come se quel contatto fisico non fosse abbastanza e probabilmente era la stessa cosa per lui. Mise una gamba tra le mie spingendomi verso il muro.

Senti la sua mano spostarsi, cercò la fine della maglia per poi intrufolare la mano sotto di essa. L'improvviso contatto con la sua pelle calda, mi fece passare un brivido lungo la schiena, lo sentii ridere. E mentre continuavamo ad esplorare i nostri corpi sentimmo la porta aprirsi .

Diego: Lele... Hai visto il caricabatterie?

Noi ci girammo completamente rossi.
Lui ci guardò e chiuse la porta così come l'aveva aperta. E se ne andò. Mi venne da ridere.

Lele torno a concentrarsi su di me.
Lele: vuoi ancora uscire?

Tancredi: non so hai meglio da offrirmi?

Angolo bho

Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia. Ormai siamo vicini alla fine. Scusate per il ritardo.

Un saluto
Da..

Non So Che PensareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora