IN YOUR MIND

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Il predominante aroma di caffè risvegliò Eren da una scomoda nottata sul divano. Pregò le palpebre di aprirsi, dopo averle sbattute una dozzina di volte e stropicciate per bene. Le dita intorpidite fremettero e agguantarono subito la tazza fumante.

"Alza il culo, dolcezza. Dobbiamo passare al Sina prima del tuo turno di lavoro."

La voce profonda e già sveglia di Levi si scontrò con il mugugno di Eren. Un rantolo impastato dal sonno che il corvino non si preoccupò di approfondire. Si sedette in fondo al divano rosso. Nel minuscolo angolino che le gambe rannicchiate di Eren avevano lasciato, aspettò, con più pazienza di quanta ne avesse, che il dormiglione riacquistasse qualche processo cognitivo.

"Avevamo detto di andare stamattina?"

Chiese Eren, riportato quasi alla vita da quattro generosi sorsi di caffè. Erano ormai due settimane che Levi glielo faceva trovare pronto sotto al naso, nel tentativo di far sparire un broncio più duraturo del previsto. Dopo la pessima conversazione di due sabati prima, Eren ci aveva impiegato parecchio per guardare di nuovo i suoi bellissimi occhi cangianti. Non era stato facile accettare che Levi avesse intravisto i suoi sentimenti e avesse scelto di scherzarci su, come fossero cosa da poco. Ancora meno aveva gradito l'assenza del corvino che non gli era corso dietro per sistemare la questione sul nascere. Eren era consapevole di abbassarsi al livello di un bambino di cinque anni nel pretendere certe attenzioni, ma Levi era la persona a cui era più legato in assoluto. Finire al pari dei malcapitati che trattava con spietata indifferenza era tutt'altro che piacevole. A dirla tutta, era il suo incubo peggiore. Era stato facile abituarsi alle attenzioni del corvino. Alle confidenze e ai gesti gentili che non riservava a nessun altro. Eren era arrivato a sentirsi speciale, oltre che ad aver trovato qualcuno di speciale. Per questo
non c'era da meravigliarsi del terrore di fare una mossa sbagliata. Qualcosa che avrebbe potuto cancellarlo dalla mente ostile di Levi con la stessa naturalezza che li aveva fatti intrecciare. Forse anche per questo, Eren stava così attento ad occultare la strana attrazione e il fastidioso bisogno che aveva di lui. Forse per questo, si tendeva così tanto quando Levi sembrava notarlo e per lo stesso motivo, forse, lo aveva evitato nei giorni precedenti. I suoi scatti d'ira, ormai si conosceva, erano impetuosi quanto fulminei. Lampi silenziosi della sua mente scoppiettante. Se avesse badato solo a quelli, avrebbe rivolto la parola al corvino già il mattino successivo a quella nottata storta. La verità era che Eren non aveva più avuto il coraggio di confrontarsi con lui. Era troppo il timore che Levi volesse spiegazioni sulla sua reazione impulsiva o su quell'eccitazione che, preso dal momento, Eren non si era preoccupato di nascondere. Ora però non aveva scelta. Levi era passato al contrattacco, approfittando del loro programma. Stratega come solo lui sapeva essere. Se non aveva tentato approcci diversi dal caffè fino ad allora, era solo perché aveva già deciso di puntare su quell'occasione che Eren, smemorato come al solito, aveva completamente dimenticato. Ed ora incespicava nella rete che il corvino aveva tessuto con le sue raffinate abilità.

"Sì, è l'unico giorno in cui ho lezione tardi e abbiamo tempo di dare un'occhiata con calma. Poi sono stanco di vederti dormire sul divano. Non ho intenzione di far sgualcire i cuscini a causa dei tuoi movimenti impacciati."

Levi azzardò una smorfia compiaciuta di fronte all'espressione irritata di Eren. Non un buon segno a colpo d'occhio, ma lui conosceva il suo pubblico. Dopo quattordici giorni di remissiva indifferenza, Eren l'aveva finalmente degnato di una reazione spontanea. Senza contare che aveva stiracchiato il corpo indolenzito e si era diretto in bagno per prepararsi. La crisi poteva dirsi scongiurata e Levi, con non poca riluttanza, si godette la leggerezza ritrovata. Già vagamente libero dal senso di colpa che, come un macigno, gli aveva oppresso il petto proprio lì, dove batteva il suo inaccessibile cuore. Per un attimo, aveva temuto di aver incrinato il bellissimo e improbabile rapporto con Eren e si detestava per aver mandato a puttane l'unica cosa preziosa nella sua vita apatica. Era sicuramente per questo che aveva lo stomaco stretto in una morsa sconosciuta quanto piacevole al pensiero che fosse tutto come prima.

INTO (ERERI - MINILONG)Where stories live. Discover now