IN YOUR SOUL

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"Si può sapere che cazzo fai?"

Eren sbatté le palpebre in cerca di un appiglio fisico. Qualsiasi dettaglio che l'aiutasse a ripiombare nella realtà. Solo per trovare lo sguardo iracondo di Levi a minacciare di perforare il suo, impreparato e frastornato da quel concentrato di respiri pesanti e denti stretti. Le gelide dita di Levi bruciavano sulla pelle torturata dei polsi di Eren; letteralmente inchiodato al muro da quell'ondata inaspettata di odio rovente che lo aveva travolto.

"Che cosa ho fatto?!"

Eren non ci aveva neanche provato a prendere aria. Inutile modulare la voce affinché non uscisse quel grido con cui aveva praticamente sputato in faccia al corvino tutto il suo risentimento. Ruotava come poteva le braccia in trappola. Mossa decisamente fallimentare. Come nelle sabbie mobili, ad ogni tentativo Eren affondava inesorabilmente nella presa violenta del più grande, la cui maschera si stava letteralmente sbriciolando. I cocci crollavano in quel minuscolo spazio tra i loro volti incupiti. Visi distorti da una frustrazione che, evidentemente, era giunta al limite della maturazione.

"E me lo chiedi?! Una cosa, Eren. Ti ho chiesto una cazzo di cosa! Di non uscire con Mikasa. E tu ci organizzi un incontro?! Ci tieni tanto a farmi incazzare?!"

I sentimenti scomodi che Levi aveva schiacciato sul fondo dello stomaco erano risaliti in una corrente di frasi arcigne e gesti esagerati. Lo sapeva bene che bloccarlo al muro e urlargli addosso era come gettare benzina su un fuoco perennemente in attesa di scoppiare in un incendio. Tuttavia, la piccola fiammella che animava quei campi di smeraldo e che aveva fatto a brandelli la sua figura per quanto l'aveva scaldato, da lontano aveva liquefatto l'involucro ghiacciato in cui stemperava la sua parte fragile. Ora Levi era un cumulo di azioni impetuose che promettevano di seppellirlo sotto a un'onda di rimorso, a causa delle sue scelte discutibili.

"È un'uscita di gruppo del liceo, Levi! Connie e Sasha inaugurano un locale a Sina e vogliono invitarci."

Eren si spiegò a pieni polmoni, quasi fosse l'imputato di un processo che doveva decidere della sua vita. Il petto si era fatto pesante e la gola doleva per l'intensità con cui era stato spinto in un discorso che avrebbe dovuto avere tutt'altra piega, a suo modesto parere. Nella sua mente, Levi avrebbe sfoderato l'innata pacatezza che destreggiava al pari di uno spadaccino. Nella sua testa, Levi avrebbe dovuto solo dirgli che sì, volevano le stesse cose. Che tutto era come doveva essere se non migliore, ma loro erano loro. Il che significava che la speranza di spuntarla senza una sfida all'ultimo sangue era svanita ancora prima
di prendere forma. Volatilizzata nell'istante in cui si erano ritrovati incollati ad un muro, con una passione identica a quella che avevano già provato insieme e che proprio non ne voleva sapere di sparire sotto ai loro atteggiamenti misurati.

"Fottiti Eren e vai a prendere per il culo qualcun altro!"

Il corvino sbottò. La rabbia cieca aveva lasciato la visuale aperta solo sull'espressione furibonda dell'amico.

"Smettila tu di prendere me per il culo!"

Le mani di Levi si scontrarono con un vuoto d'aria quando Eren si sfilò prepotentemente dalla sua presa per finirgli addosso. Il castano annullò gli ultimi millimetri di nulla, facendo schiantare le loro fronti. Simulò gli stessi boati dei loro pensieri che lottavano per liberarsi di quelle parole ingannevoli e del tergiversare timoroso da cui erano incatenati. E così, tra un colpo e l'altro, si erano trovati di nuovo a quel punto dove avevano aleggiato. Sospesi nell'insicurezza di un legame che li aveva intersecati fino alle viscere in cui ribollivano le verità che non avevano il coraggio di concedersi. Si spingevano l'uno contro l'altro. I corpi in fibrillazione e le spalle animate da sospiri anelanti ad una calma tempestosa. Negli occhi attenti però, c'era solo spazio per loro. I loro lineamenti così familiari da avere le sembianze della rassicurazione. Come fossero un mondo a parte. Certo, sicuramente imperfetto, ma l'unico in cui erano loro stessi. Avvolti in quelle battaglie che sapevano dei loro abbracci confortevoli anche quando, come in quel caso, si stringevano il colletto della maglia in una sfida in cui non c'erano né vincitori né vinti.

INTO (ERERI - MINILONG)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora