Attack on Bangtan

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La luna vestiva ancora il suo raso trapuntato di stelle, brillanti più che mai, mentre il granchio lasciava spazio nella luce del manto rovente del sole alla ruggente fiera dall'impeto gagliardo. I cristalli del cielo rilucevamo nelle rugiade del sultano, che gocciolavano da quegli occhi smeraldo fino al marmo del balconcino al fianco delle mani. Di giorno era un leone, capo del mondo e figura di riferimento, di notte era solo Taehyung, e a lui mancava la voce della sua vergine, il suo tocco delicato che gli faceva dimenticare ogni tipo di problema. Rivedeva i suoi occhi in quella distesa infinita di stelle. Erano intense almeno quanto lui. Voltò le spalle a quell'abito da sera lasciandosi irraggiare dalla pallida luce materna della luna sulla schiena e si costrinse a dormire per prepararsi alla giornata. E fu proprio in quelle ore calde del mezzo dì che sue schiave portarono uno scrigno piuttosto significativo interrompendo il pranzo. Gli occhi smeraldo del sultano guizzarono subito su quelli castani del proprio braccio destro ed entrambi si alzarono e portarono via lo scrigno. Si misero in una delle sale della guerra, posando il legno sulla mappa del mondo che formava il tavolo. l'odore che emanava si sentiva da fuori: era fetido.
-Hai idea di cosa possa essere?- chiese il rosso con una mezza idea già in mente. Entrambi avevano fatto la guerra è sapevano benissimo che quello era l'odore della carne umana.
-Spero che sia un braccio...- disse il sultano armandosi di un certo coraggio per aprirla. Sollevarono il coperchio e un sacco in velluto avvolgeva il contenuto. Lo estrassero e una volta aperto la testa di Karim giaceva sul tavolo ancora sporca di sangue. Per poco entrambi non vomitarono. Il sultano immaginava che avrebbe fatto quella fine, lo aveva messo in conto. Ma quello che lo sconvolse di più furono i bracciali messi sul fondo dello scrigno. Li conosceva bene. Li aveva scelto personalmente per Jungkook. E questo significava che quella era una minaccia e che quindi erano in guerra. Si guardarono negli occhi con la stessa triste consapevolezza, con la differenza che Taehyung sapeva che la prossima testa sarebbe stata quella di Jungkook, ma d'altronde se l'era cercata.

La vista sul mare che dava Minastirith mostrava quanto impetuoso fosse il mare. La scogliera rocciosa era completamente differente dalla sabbia calda nella quale era cresciuto e le onde sembrava potessero travolgere persino il dio che le stava alzando. Il vento scombinava i capelli mossi del corvino e la salsedine li arricciava leggermente. Indossava ancora le lenzuola con cui aveva provveduto a coprirsi dopo la scopata di primo mattino con il suo nuovo re, anche se "re" sembrava più riduttivo di "sultano". Certo era che Min era più ricco di Taehyung: il suo palazzo era come un'ametista appena aperto per la quantità di pietre che aveva incastonate nelle pareti e persino nei soffitti, eppure il popolo era arido. Era come se vivessero in un alveare a parete, un formicaio per terra. Non che fossero agricoltori, per lo più erano vasai e ferramenta, ma si rendeva conto che anche la pesca era difficile in un mare così ostile. Forse il popolo era minatore e da lì ricavava la sua ricchezza. Sentì una mano accarezzargli un fianco e poi l'altro posizionandosi dietro di lui -Ti piace guardare il mare?- chiese con voce grave il re ancora nudo mentre cominciava a baciargli il collo spogliandolo del lenzuolo -Ci sono cresciuto in mezzo.- rispose soltanto l'altro prima di sentirsi palpare il petto come fosse un seno lasciandolo senza fiato. Il corvino si piegò leggermente in avanti  continuando a guardare il mare. Era come se si stesse fondendo con esso. Jungkook apparteneva al mare alla fine, e ne sentiva il richiamo nonostante lo ignorasse. Il fiato del re gli fece venire i brividi lungo la schiena quando gli soffiò sul collo e questo lo fece inarcare ulteriormente mentre sentiva  la mano stringersi attorno al proprio seno. -Lo sento come mi vuoi, non c'è bisogno di supplicare così...- gli sussurrò all'orecchio tirandogli una fortissima sculacciata che lo fece gemere. Mosse i propri fianchi ormai eccitato verso il membro dell'altro ma questo dopo averlo  strusciato per qualche istante lo girò verso di sè toccandolo sul petto e stuzzicandogli i capezzoli fino a prenderne uno in bocca iniziando a succhiarlo. Con la mano scese a stuzzicare la sua entrata infilando da subito due dita con violenza e ritmo. Era prepotente, e questo gli piaceva in realtà, ma ogni volta che distoglieva lo sguardo sentiva le labbra di Taehyung baciarlo sulle proprie e le sue mani accarezzarlo con affetto. Ma il suo sultano era lo stesso che lo aveva venduto, quindi era inutile pensare a lui in quel momento. Gli strinse la nuca al proprio petto come ad invitarlo a continuare e allargò le gambe per fargli spazio è quello non perse tempo ad infilare la propria erezione dentro di lui con la stessa violenza e foga, facendolo gridare dal primo istante per l'immenso piacere che provava. Il re doveva ammettere che quella puttana lo soddisfaceva più che a dovere è quasi non sentiva la mancanza della propria, specie mentre stava al tavolo della guerra e si faceva succhiare l'uccello da quel ragazzo corvino davvero insaziabile. Non era un tipo loquace come pensava ma era anche vero che spesso non aveva il tempo di parlare. Non che gli dispiacesse che stesse in silenzio, quello che non sapeva era che Jungkook capiva più di quello che lasciava intendere e forse avrebbe fatto meglio a badare a dove e quando si facesse spompinare pubblicamente.

Quando si pensa ad un nemico si pensa troppo in fretta a quale volto associargli e si presta meno attenzione alle orecchie indiscrete di chi la maschera la indossa con intelligenza.

Golden cage || Saga del ferro e dell'oroOnde as histórias ganham vida. Descobre agora