Capitolo 11

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Lara

Non so da quanto siamo qui seduti, ma la sensazione di trovarmi fuori dal mondo, solo perché lui mi è accanto, mi rende più loquace del solito.

Voglio sapere tutto di questo uomo, voglio godermi fino in fondo questa serata, senza pensare a niente se non a lui, ai suoi meravigliosi occhi e a quel sorriso sexy che mi stende.

Le sue risposte sincere alle mie domande e la mia mezza confessione mi hanno spinta a chiedere un contatto a Marco, avevo bisogno del suo calore, della sua forza, per far finta di dimenticare il perché sono tornata. Osservo le nostre dita intrecciate, mentre mille brividi percorrono il mio corpo partendo dal punto in cui il suo pollice disegna dei cerchi sulla mia mano.

«Ti andrebbe di non pensare ai doveri e di parlare un po' di noi? Per esempio quale film ti piace?»

Lui sorride al mio ennesimo cambio di umore, ma ancora una volta mi segue nel mio "gioco". Adoro le fossette che gli si creano sulle guance non appena quelle splendide labbra si distendono mostrando i denti bianchi. Questo ragazzo è illegale così dolce e attraente. Mi perdo nella profondità del suo mare limpido e in quello che mi permette di vedere di lui. Forse perché ha sofferto, forse perché è semplicemente lui, ma riesce ad entrarmi dentro come mai nessun altro. Cazzo, mia cugina aveva ragione, lui è perfetto per me. E ora che, rilassati, parliamo dei nostri gusti, mi si mostra un giovane ragazzo con il quale ho molte cose in comune. Alla fine, scopro che il suo film preferito è C'era una volta in America, che il suo colore preferito è il verde petrolio e che ama il sushi.

Mentre lui scopre che il mio film preferito è Le fate ignoranti, che adoro il giallo e che amo il sushi.

Una cosa ci accomuna subito l'amore per la natura ma soprattutto per il mare.

«Un giorno ti porterò nel mio posto preferito.»

Lo guardo con sofferenza, le sue sopracciglia bionde si curvano in una domanda silenziosa. Ancora una volta mi stupisce la sua capacità di leggere le mie emozioni.

«Mi farebbe molto piacere» mi costringo a dire ascoltando il mio cuore che sento iniziare a battere per lui.

Riprendiamo a parlare, estraniandoci completamente dal posto in cui siamo. Il tono ormai è più leggero e spesso ridiamo delle nostre battute e ci prendiamo anche in giro.

Gli aneddoti di lui e i ragazzi sono molto divertenti, sento in lui l'affetto che prova per tutti loro ed è anche questo un suo aspetto molto tenero.

Mentre lui mi racconta di come si sono conosciuti in prima elementare Mario e Laura tornano verso di noi.

Tolgo subito la mano dalla sua, dove è stata per tutto questo tempo e mi riprendo il bicchiere dal tavolo. Tengo gli occhi bassi e noto come lui apre e chiude le dita, che poco prima erano intrecciate alle mie.

«Vedo che siete molto affiatati...» un colpo alla spalla del povero Marco, lo fa tossire e io tiro su la testa a quel gesto.

«Grazie Mario, sempre delicato e inopportuno.»

La grande mano gli stringe la spalla energicamente. Mentre un sorriso furbo e coinvolgente mi fa percepire il loro legame.

«Quando vuoi tesoro, costatavo i fatti e da più di un'ora che state qui a parlare.»

Un'ora? Solo da un'ora? Per certi versi mi sembra molto di più, abbiamo parlato così intensamente che quasi mi sembra di conoscerlo da tutta la vita.

«Niente in confronto agli anni in cui ti sopporto.» Il suo sguardo e di rimprovero ma il suo amico non fa una piega, poi però e come se all'improvviso capisse, gli occhi gli si spalancano leggermente e la stretta diventa affettuosa.

«Bene.» La voce gli esce emozionata e la schiarisce, mentre fa cenno di sì a Marco. «Noi vi salutiamo dobbiamo tornare dai bambini, Laura non ama stare fuori fino a tardi. È stato un piacere conoscerti Lara.»

«Anche per me ragazzi. Spero di rivedervi presto.»

«Sicuramente, Sofia mi ha promesso un'uscita tra donne. Spero verrai anche tu?»

«Ma certo con piacere, Laura.»

Lei mi saluta con calore e io mi sento già parte di questo gruppo.

In silenzio li osserviamo andare via e scomparire nella folla. A quel punto penso che sia strano che mia cugina non sia venuta a cercarmi, come richiamata la vedo sbirciare nella mia direzione, da dentro casa, mi ha tenuta d'occhio tutto il tempo. Sorrido e scuoto la testa.

«Che c'è?»

«Sofia ci spia» gli indico il punto in cui mia cugina cerca di nascondersi e le faccio un cenno di saluto. Scoperta esce fuori dal suo nascondino imbarazzata e ricambia il mio gesto prima di scomparire nella folla.

«Ti va di spostarci in un posto più riservato?» non posso credere di averlo detto. Ma sono felice, immensamente felice e quando lo vedo alzarsi e tendermi la mano, dopo tanto tempo mi sento una semplice ragazza a cui piace un ragazzo.

«Dove vuoi andare?»

Con te in capo al mondo, vorrei dire, ma mi limito a indicare una panchina nascosta dagli alberi alla fine del giardino. «Che ne dici del divano panoramico?» È così che lo chiamano i padroni di casa perché è il punto in cui si aprono gli alberi e sembra di tuffarsi nel cielo stellato.

Il suo sorriso è la prima stella che vedo stasera.

«Ottima idea.» La sua voce è emozionata e incredula. Così mano nella mano ci avviamo in mezzo agli alberi fino alla nostra meta.

Il contatto con la sua mano mi fa sentire sicura, protetta, vorrei che questa notte non finisse mai.

«Che ore sono?» Voglio sapere quanto tempo posso stare ancora con il mio dolce cavaliere.

Lo vedo piegare il braccio sinistro e sbirciare l'orologio. Così facendo la giacca si tende mostrando i suoi bicipiti. Wow, la voglia di aggrapparmi ad essi mentre lui mi spinge su vette sempre più alte, mi fa riempire lo stomaco di farfalle. Mi costringo ad ascoltare la sua voce ammaliante, mentre il desiderio si insinua in ogni mia cellula.

«Sono le dieci.»

Ringrazio il cielo è ancora presto.

Finalmente la luna ci accoglie ed entrambi ci fermiamo ad ammirarla «è uno spettacolo.» Non mi trattengo dal dire e sospiro a quella vista.

La luna piena rischiara quella zona libera da impedimenti, creando una luce calda e luminosa, ad accompagnarla un manto di stelle che ricopre il cielo nero.

Siamo fortunati è la serata perfetta e anche senza luci artificiali ne abbiamo più che a sufficienza di naturali.

Il venticello mi fa rabbrividire, il mio vestito non mi copre abbastanza per stare fuori in questo periodo dell'anno, potrei congelare.

Il mio labbro inizia a tremare attirando l'attenzione di Marco.

«Hai freddo?» Mi giro ad osservarlo e ancora una volta mi domando come possa essere così bello quest'uomo, i suoi modi dolci e protettivi mi fanno sentire a casa, e io non mi sento così da tanto tempo.

Non riesco a rispondergli ma il rumore dei miei denti è inequivocabile, forse non è stata una buona idea spostarci qua, il giardino era più riparato, ma quando lo vedo togliersi la giacca e posarla sulle mie spalle penso: che è stata l'idea migliore degli ultimi anni. Il suo profumo mi investe mentre con gli occhi mangio le sue spalle muscolose. Mi stringo il labbro fra i denti per placare il mio desiderio, ma lui fraintende.

«Se vuoi rientriamo?»

Scuoto subito la testa. «No, per favore, vorrei restare.»

Lo sento rilasciare un sospiro, come se anche lui volesse morire di freddo con me.

«Ci sediamo?» il suo invito mi fa spostare lo sguardo dai suoi occhi alla panchina in legno davanti a noi.

«Siamo qui per questo.» Non vedo l'ora di stare seduta vicina a quel possente corpo in questa insolita notte.

Il Dolce della perfezione e l'Amaro della fineWhere stories live. Discover now