Capitolo 81

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Marco

Mi posiziono meglio fra le sue gambe e sul suo corpo, non vorrei schiacciarla ma non riesco a muovermi da questo posto pieno di emozioni per me.

La sento accarezzarmi i capelli e chiudo gli occhi godendomi questo angolo di paradiso, non avrei potuto avere miglior risveglio dopo la discussione di ieri.

«Ti sto facendo impazzire con questo tira e molla, vero?» tranquilla se ne esce con questa domanda. In realtà più che con il tira e molla mi fa impazzire il bisogno che ho di lei che cresce ogni giorno di più. Mi piace averla attorno, mi diverto a stare con lei giorno dopo giorno, sto scoprendo che è quella che speravo che fosse.

Non so bene come risponderle, sono troppo felice di aver vissuto questo risveglio e non voglio rovinarlo. «Capisco il tuo comportamento visto che io sono irresistibile.» Cerco di buttarla sul ridere.

Lei mi colpisce la spalla. «Parlavo sul serio, però non posso negare che mi rendi le cose difficili.» Il suo petto si alza e abbassa per la sua risata.

Mi tiro su poggiando il mento fra i suoi seni e cerco di non far caso al fatto che siamo ancora nudi, la guardo con un sorriso malizioso. «Ah, sì. Ti rendo le cose difficili? Bene.»

Ha un dolce sorriso in viso tutto per me e io non resisto, mi spingo in alto e unisco le nostre labbra per un bacio a stampo.

Sposto il mio corpo su di un fianco e poggio la mia testa sulla mano piegando il gomito sinistro così da guardarla bene, allungo una mano a scostare dalla sua fronte una ciocca di capelli e mentre faccio quel gesto mi lascio andare alla sincerità. «Non posso biasimarti per i tuoi dubbi, né per il fatto di cadere in tentazione. In realtà stiamo combattendo una battaglia piuttosto dura, ma non sentirti in colpa ogni attimo vissuto con te non è sprecato, anzi, sei quel qualcosa che cercavo senza saperlo.»

Le mie dita sono arrivate dietro il suo orecchio e i miei occhi hanno incrociato i suoi. Finisco il discorso nella speranza che lei capisca che se anche usciti da questa casa lei mi obblighi nuovamente alla distanza per me va bene lo stesso, perché comunque ora siamo insieme nudi, con l'odore di noi così unico e avvolgente e niente potrebbe convincermi che non ne sia valsa la pena.

«Okay.» Sussurra lei strascicando le lettere, soddisfatta dalla mia risposta.

«Okay.» Le faccio eco io, sorridendole. Non resisto e mi concedo un altro bacio un po' più languido. «Allora, si va in montagna?»

«Siii!»

Mi scanso lasciandola alzare, lei si annoda l'accappatoio per mio grande dispiacere. Appoggio la testa sul suo cuscino e porto un braccio dietro la testa per osservarla più comodo. Sono nudo e vedo le sue occhiate interessate sbirciare il mio corpo. Sorrido rilassato e soddisfatto.

«Potresti coprirti?»

Faccio finta di pensarci. «Hmmm... no, grazie. Sto bene così.»

«Sei impossibile.» Scuotendo la testa fa il giro del letto fino a fermarsi davanti alla mia faccia. Mi accarezza i capelli per poi abbassarsi fino a sfiorare le mie labbra.

«Hmmm... sei un guaio. Va bene, basta. Mi serve un altro bagno. Se vuoi la colazione è pronta.» Si tira su, ed esce dalla stanza aggiustandosi la treccia.

Sono tentato di raggiungerla ma non credo che la fortuna di questa mattina possa ripetersi quindi decido di andare verso la cucina per la colazione.

Usciamo di casa che sono le undici, metà mattinata è andata ma l'abbiamo impiegata bene. «Prendiamo la tua?» Mi chiede lei mettendo gli occhiali da sole.

«Ovvio, sali.» Apro l'auto, entrambi saliamo ai nostri posti.

Sta cercando la sua canzone preferita nel mio cd e mi diverto a sentire i suoi lamenti.

Tolgo una mano dal volante e le accarezzo la schiena. «Ti va di venire a cena dai miei questa sera?»

«Hmmm...»

Credo non mi abbia nemmeno ascoltato. «Lara, vuoi venire a cena dalla mia famiglia questa sera?»

Il suo dito si blocca sul tasto avanti. «Dici davvero?» il suo tono è incredulo e impaurito, torna a poggiarsi allo schienale lasciando andare le mani davanti a se.

Le tolgo gli occhiali da sole, voglio vedere i suoi occhi. «Sì, dico sul serio. Oggi è domenica e come sai questa sera c'è la solita riunione familiare oltre che la partita, e vorrei che tu li conoscessi.»

Le sue dita si stringono fino a diventare bianche, prende un grande respiro come se le mancasse l'aria e allora posteggio in una piazzola di sosta. «Tutto bene?»

Respira ancora e poi porta i suoi occhi nei miei. «Oh, Marco ma come puoi chiedermi questo?» Si lamenta torturando le mani, porto una delle mie sulle sue per calmare la sua agitazione. «Secondo te come posso sopravvivere a una serata a casa tua se ieri per uscire con i ragazzi, che oltretutto conoscevo, ero talmente nervosa che avrei voluto disdire?» Mi guarda supplicandomi di cambiare idea.

«Ehi, come ti ho detto anche ieri sera siamo sempre io e te non dimenticarlo e poi loro non li conosci, non sanno niente di te né di noi, sarà più facile.»

«Quindi tu porti sempre le ragazze a casa dei tuoi?» ora forse è un po' infastidita, si solleva irrigidendo la schiena

«No, in realtà mai fatto.» Scuoto la testa, mentre la guardo e mi stringo le labbra. «Penso sia un passo importante e nessuna ha mai valso la pena.»

Lei torna a spalmarsi sulla seduta e non mi sfugge una luce di felicità nei suoi occhi, prima che la sua espressione ritorni terrorizzata. Aveva frainteso, che follia una donna dai miei e poi quale Monica? No, voglio che conoscano lei, anche con tutta la follia che ci portiamo dietro.

«Mettila così, ti presenterò come un'amica che si è trasferita qui da poco, non hai che temere.» Sembra valutare le mie parole.

«Quindi ti comporterai bene, senza carezze, sguardi sexy e tutto il tuo repertorio che mi fa sciogliere?» alza le dita come a sottolineare le cose che non posso fare.

«Non sapevo di avere un repertorio?»

«Piantala Marco, anche quel sorriso è uno strappa mutande.» Sospira sempre più affranta.

Ridacchio divertito e le accarezzo una guancia. «Ecco anche questo.» Mi fulmina con lo sguardo. Ritiro la mano portandola ai capelli.

«Sì, forse sarà un po' difficile fare il bravo, ma ti giuro che ci proverò a tenere a freno sia le mani che tutto il resto.»

Sbuffa alla mia risata. «Non sei per niente divertente è una cosa importante.»

«Sono felice che la reputi tale perché io ci tengo molto alla mia famiglia e a te.» La guardo negli occhi serio.

Lei mi ricambia altrettanto seria. «Lo so per questo mi sembra prematuro o forse addirittura...» Sospira stringendosi il labbro, si gira verso la strada e resta in silenzio.

«Addirittura...» Voglio che completi la frase anche se sento già l'amaro in bocca. «Finisci Lara.» Il mio tono è un po' duro me ne rendo conto ma deve finire quella cazzo di frase.

Si volta riportando i suoi occhi nei miei. «Fuori luogo, okay?»

Ecco lo ha detto e io ho sentito un colpo al cuore. «In fondo sai come stanno le cose.» Continua a parlare infliggendomi altro dolore, non resisto a guardarla e ritorno al mio posto, accendo l'auto e riparto per la nostra meta perché anche questo giorno perfetto ha perso la sua dolcezza.

Il Dolce della perfezione e l'Amaro della fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora