Capitolo 90

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Marco

Scendo le scale di casa sua, passo dopo passo mi allontano da lei e dai bei momenti vissuti, l'idea che tra poco arriverà lui mi fa andare fuori di testa. Cercherà di convincerla a lasciarmi andare e io, nonostante la compassione che provo per lui, non lo posso sopportare.

Il rumore del suo portone che si chiude mi arriva dritto in fondo al cuore, stringo gli occhi per trattenere quello che sento esplodermi dentro e velocemente raggiungo la mia auto. Devo andare via, prima di fare qualche stupidaggine.

Salgo in auto e vago per le strade, non voglio andare a casa, non voglio stare da solo in questo momento e allora mi viene in mento forse la persona meno adatta a condividere con me la mia ansia, ma nonostante questo è li che sto andando. Osservo il palazzo di vetro ultra moderno davanti a me e sono certo che me ne pentirò ben presto ma ormai è tardi, il mio dito sta già suonando il suo campanello.

«Chi è?»

«Apri.» Non ho bisogno di aggiungere altro che il portone si apre.

Salgo al piano e mi sta già aspettando sul'uscio. «Dovresti rispondere: sono Marco.»

«Piantala hai la videocamera.» Oltrepasso la porta, tolgo il cappotto lasciandolo volare sulla poltrona di pelle bianca alla mia sinistra e mi fiondo a sedere sul divano abbinato. Sprofondo fra quei cuscini con la stessa velocità in cui i miei pensieri sprofondano nei ricordi. Sarà dura l'attesa. Mi porto le mani a coprire gli occhi ed emetto un suono di sofferenza.

«Prego accomodati pure, fai come se fossi a casa tua.»

Sento chiudere la porta con un tonfo e dei passi che si avvicinano accompagnati dalla sua parlantina fastidiosa.

«Certo, amico, hai proprio un'aspetto di merda. Che è successo?»

«Riccardo è tornato.» Non ho altro da aggiungere.

«Cazzo!»

Levo le mani dagli occhi per vedere l'espressione scioccata di Giorgio che si butta sul divano davanti al mio.

«Già, cazzo.» Non posso che essere d'accordo con lui.

«E ora?» I suoi occhi sono spalancati e mi guardano come in attesa del miracolo.

«È ora devo aspettare che lui vada da lei, che si chiariscano e che mi faccia sapere cosa cazzo accadrà da domani.»

«Merda. No, anzi no. Sei davvero bravo a scopare come vai raccontando?»

Resto a bocca aperta a osservarlo, lo sapevo non dovevo venire. «Cosa cazzo c'entra come scopo.»

«C'entra, c'entra se sei bravo non ti lascerà mai andare.»

«Tu stai scherzando vero?» Guardo i suoi occhi confusi e capisco che è assolutamente serio. «Ma tra tutti, come ho potuto pensare di venire da te. Io ti dico che lei deve parlare con lui e tu vuoi sapere come sono a letto?» Non riesco neanche ad alzarmi dal divano sono esterrefatto.

«Calmati Marco, devo essere a conoscenza di tutti gli elementi per capire se puoi farcela.»

«Come non detto io vado.» Mi alzo dal divano e afferro il cappotto.

«Fermati coglione, sei venuto qui perché è di me che hai bisogno e prendendo per buono che sei bravo a letto, anche perché avrai pur imparato qualcosa dai miei dettagliati racconti, sono certo che, se anche lei continua a essere convinta di doverlo sposare, non gli permetterà di allontanarvi. Lei vuole te, inspiegabilmente per me.»

Scuoto la testa, cercando di non ascoltare le stupidate che dice. «Sì, ma sposerà lui.» Torno a sedermi.

«L'abbiamo già fatta sta discussione e ci stiamo lavorando sopra, quindi amico basta lamentele da femminuccia, tira fuori le palle, resta convinto del tuo piano e...»

Il Dolce della perfezione e l'Amaro della fineTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang