Capitolo 3

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Era quasi l’alba quando riuscii ad assopirmi. Non avevo chiuso occhio da quando lui era scappato via sotto il mantello della notte, nostra amica, lasciandomi così insoddisfatto. E cosa volevo di più?

Avevo scoperto di essere intraprendente e calmo, con lui. Era decisamente la sensazione più bella del mondo. E, oh dio, descrivere la bellezza dei suoi baci sembrava l’impresa più ardua del millennio. Le sue labbra erano semplicemente... le sue. Di Gerard, perfette come la sua persona. Avrei voluto che mi appartenessero per sempre, poterle toccare e sfiorare, assaporarle, sentirle su ogni centimentro della mia pelle. Dio solo sapeva quanto il mio cuore aveva rischiato di esplodere ad ogni respiro che emetteva. Le sue frasi, la sua voce: le mie orecchie non avevano mai ascoltato musica più bella, se non la voce di Gerard. Pungente ma tenera, con quell’eleganza che lo rendevano un divino. Sì, non poteva essere altrimenti, non era un essere umano, o almeno, non del tutto. C’era della linfa celestiale in lui, e le sue iridi verdi che mi avevano terrorizzato così tanto, invece, non erano che la scultura angelica della bellezza terrena, che rendevano il suo viso così dolce ma anche così sensuale. Sarei rimasto ore a contemplarlo e accarezzarlo, implorando il tempo di fermarsi e di non passare mai.

Mi svegliai così terribilmente svogliato e assonnato ma allo stesso tempo ansioso di dire tutto alla balia. Lei doveva sapere, era la mia confidata, la mia unica amica, mi avrebbe aiutato a rivedere Gerard. Come al suo solito, quando ero nella vasca a fare un bagno, lei riordinava la mia stanza. Feci in fretta, così da trovarla ancora nella mia stanza e poterle parlare.

Con l’accappatoio di mio padre Capuleti, raggiunsi la stanza a grandi passi, trovando la balia intenta a guardare fuori dalla finestra che affacciava al giardino.

«Buongiorno, balia» salutai mormorando, avvicinandomi.

Sobbalzò, come un ladro colto con le mani nel sacco. «Oh, signorino, così mi fa crepare dieci anni prima! Non avete dormito? Vi turba qualcosa? Siete rimasto fuori sul balcone quasi tutta la notte!»

«Balia, ascoltami, è molto importante.»

Si incupì ancora di più, ma non parlò. Annuì e basta, dandomi il permesso di proferir parola.

«Quello che sto per dirti, è di assoluta importanza, e voglio che nessuno, e dico io, nessuno in famiglia lo sappia. Sono innamorato. Di un giovane». Impallidì all’improvviso, ma non mi fermai. «È Gerard Montecchi.»

«Oh Signore, ti venga perdonato questo peccato!»

Roteai gli occhi. «Ascoltami, ho bisogno del tuo aiuto.»

«Mio dolce Frank, con tutto l’amore che provo per te, com’è mai possibile che tu sia innamorato di un uomo, per giunta, di un Montecchi?»

Non me l’ero mai posta quella domanda, ma era così inutile. Ero innamorato, mi bastava sapere questo. «Per questo nessuno in famiglia deve saperlo. Ti prego, devi andare a cercarlo, e dirgli che lo aspetto qui, nella mia stanza, dopo la mezzanotte. Recapitagli questo messaggio insieme a questo foglio, e assicurati che dopo la lettura lo bruci. Fallo per me, balia, per la mia felicità.»

La vidi insicura, con la mascella tremante. Lo avrebbe fatto, ne ero certo. Mi fidavo di lei. La ringraziai porgendole il foglio nella mano fredda e tremante, dopodiché lasciai la stanza, tornando nel bagno per rivestirmi. Oh Gerard, fa’ che il destino non ci sia avverso.

Picchiettavo la punta dello stivale da molto tempo, ormai, nell’attesa di un messaggero di Frank. Avrei voluto passare quella notte all’infinito, avevo un bisogno vitale di sentirlo sotto il mio tocco, accarezzarlo, sussurrargli nell’orecchio che era bellissimo, e che lo amavo. Glielo avrei detto, quella sera. Gli avrei detto esattamente così “Frank, ti amo”. O forse no, troppo diretto, poco romantico. Eppure un ti amo valeva più di molte altre parole che all’apparenza potevano sembrare false. Non era così importante, avevo in mente solo Frank e le sue labbra divine, sentendone ancora il gusto.

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⏰ Last updated: Mar 04, 2015 ⏰

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