cap. 1

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Mi sveglio e maledico -come ogni mattina- il suono della mia fastidiosissima sveglia. Stropiccio gli occhi e subito essi catturano la carta da parati viola con i disegnini neri fatti a mano da un pittore Cubano che caratterizzano la mia stanzetta. Ricordo ancora quel sabato pomeriggio, ero con mia madre alla fiera in città e la mia attenzione era stata subito catturata da questo pittore, ne rimasi quasi esterrefatta nel guardare il suo modo di fare. Alla fine fra le lacrime sono riuscita a convincere mia madre a farlo venire a casa nostra per fare i disegni che sto guardando adesso sul mio muro. 

Saluto -mio malgrado- il mio caldo e accogliente letto e mi trascino in bagno. Mi soffermo un'attimo a guardarmi allo specchio: le mie immancabili borse sotto gli occhi risaltano in modo evidente, potrei dormire giornate intere ma loro rimarrebbero sempre e comunque lì. È una mia caratteristica insieme all'accenno di lentiggini che incorniciano i miei occhi marroni con pagliuzze -che risaltano al sole- di colore verde, e alla mia chioma di capelli castani. 

《Buongiorno papà》dico, entrando in cucina. 

È impeccabile come sempre, nel suo completo blu scuro mentre sta leggendo un giornale e con in mano la sua solita tazza di caffè fumante. 

《Buongiorno tesoro》mi risponde, spostando lo sguardo del giornale a me.

《Mamma e Eric?》chiedo, mentre preparo le uova per la mia colazione.

《Tua madre è andata dalla parrucchiera con Emily, mentre Eric ancora dorme. Ieri sera ha fatto tardi con la comitiva, come sempre》borbotta infastidito al solo pensiero. 

《Io vado Juls, non fare tardi all'università》aggiunge, con il suo tono autoritario mentre esce di casa.

Dopo aver consumato la mia abbondante colazione, salgo in bagno per prepararmi. 
Mi trucco leggermente con solo un po' di mascara e del fard rosato sulle guance, indosso una camicetta a righe bianca e nera, un paio di jeans chiari strappati e le converse nere ai piedi.

Esco di casa, salgo in macchina e dopo qualche minuto di tragitto chiamo la mia migliore amica al cellulare.

《Katty aspettami ai parcheggi, ti prego》le dico con tono sommesso.

《Mi hai seccata, ogni mattina sei in ritardo》lo sento sbuffare contro il cellulare.

《Tanto so che mi aspetterai》le rispondo divertita, e chiudo la chiamata. 

Io e Katty siamo amiche praticamente da sempre.
Mia madre e Emily (la mamma di Katty), sono amiche dal liceo e per forza di cose io e Katty siamo cresciute insieme, ma diventare come due sorelle -non di sangue ma per scelta- l'abbiamo scelto noi, non di certo la circostanza.

Arrivata finalmente all'universitá, perdo altro tempo per cercare uno stramaledetto parcheggio.
Dopo averlo trovato, scendo dalla macchina e avendo entrambe le mani occupate una dal PC portatile e l'altra dai innumerevoli libri, mi cadono le chiavi della macchina per terra.

《Maledizione!》impreco in evidente difficoltà.

《No, ci riesco benissimo da sola》rispondo sgarbatamente.

《Ti serve una mano?》sento una voce maschile alle mie spalle.

Anche se questo povero innocente non c'entra niente, ho il brutto vizio di prendermela con la gente quando le cose mi vanno male. 

Mentre cerco inutilmente di raccogliere le mie chiavi lo sento ridere di gusto.

《Lo trovi divertente?》chiedo spazientita, e subito alzo gli occhi per vedere quale cretino vuole morire di una morte lenta e dolorosa questa mattina.

Più che sbagli siamo tatuaggi  Where stories live. Discover now