Capitolo Speciale! Compleanno di Denki!

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Oggi, ventinove giugno, il nostro protagonista elettrico fa il compleanno, e quindi bisogna festeggiare!
Non sapendo bene cosa potessi fare per rendergli omaggio, ho pensato insieme a ____bho____ di raccontarvi del suo quindicesimo compleanno, dato che il sedicesimo l'ha passato con Hitoshi. (Intendo sempre all'interno di questa fanfiction obv)
Spero vi piaccia, godetevi la lettura!

Nikita

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–MUORI, PEZZO DI SCHIFO!– esclamò Tomura, avventandosi fin troppo violentemente sul controller della nostra Playstation. Pigiò non so quanti tasti alla velocità della luce, cercando in tutti i modi possibili di uccidere il mio avatar primo che il suo crepasse: la sua barra della vita era alquanto vuota.
–TI PIACEREBBE– risposi, rispondendo e parando tutti i suoi colpi, riuscendo così ad evitare che la barra della mia vita scendesse allo stesso livello della sua. –PRENDI QUESTA, NI-SAN!– aggiunsi, per poi giocare uno dei miei assi nella manica ed usare una delle tecniche più forti che il mio personaggio possedesse.
Tomura, già debole, morì sul colpo, e a giudicare dal fatto che ridusse in polvere il terzo joystick del mese, dedussi che si fosse leggermente arrabbiato. In quel preciso istante, sentii il rumore del campanile di una chiesa lontana suonare la mezzanotte.
–Ti ho lasciato vincere perché è il tuo compleanno– sbottò, ma era palese che fosse solo una scusa. –Auguri pirla, ora sei un quindicenne.
Mio fratello non era un granché nell'accettare la sconfitta, e la polvere di plastica fra le sue mani ne era la prova. Molto maturo da parte sua, per avere ben diciannove anni.

Io gli sorrisi, un po' sfacciato, e lo ringraziai. –Vuoi giocare ancora o per oggi basta così?– chiesi, sicuro che avrebbe voluto la rivincita. La voleva sempre, anche dopo aver ragequittato e distrutto il joystick.
–No, abbiamo un'altra cosa da fare– disse invece, sorprendendomi. –Seguimi, se vuoi festeggiare.
Si strofinò le mani sui jeans per togliersi di dosso i rimasugli del controller, afferrò la sua felpa e mi lanciò in faccia la mia.
La presi e me la infilai senza obiezioni, curioso. –Dove mi porti?– feci io, voglioso di sapere cosa avesse organizzato per me. Una festa a sorpresa? Una gita fuori porta? Un giro al luna park?
–In un bel posto, ti piacerà– rispose semplicemente, infrangendo le mie speranze di sapere dove stessimo andando.
Alzai le spalle e gli andai dietro con calma. Era abbastanza strano che non mi spiegasse i suoi piani, ma se non mi stava dicendo niente forse ciò voleva dire che tenermi all'oscuro del piano facesse parte del piano. Sapete, mi fidavo abbastanza di lui da non avere paura di questo "bel posto" in cui stavamo andando. Poteva tranquillamente essere la spiaggia o un nightclub, se fossi andato con lui mi sarei sentito al sicuro.

Quando uscimmo in strada, la luna era alta in cielo e luminosa ed in giro, intorno casa, c'era poca gente. Da lontano provenivano i rumori del caotico centro città, ma i passi Tomura ci portarono letteralmente dall'altra parte.
Inizialmente credetti che stessimo andando verso il covo dello Shie Hassaikai, magari a festeggiare con Kai e quell'altra ragazza che avevo da poco conosciuto là, ma così non fu. Giunti all'incrocio, girammo anche questa volta nella direzione opposta. Niente yakuza, a questo pareva. Eravamo finiti in una zona della città che non conoscevo quasi per niente.

Tomura si fermò davanti ad un vecchio bar malconcio, scambiò due parole con un uomo biondo che stava seduto lì davanti. Questi si alzò, buttò a terra la sigaretta che stava fumando ed entrò nel locale. Ne riuscì nel giro di un paio di minuti, in mano una busta con dentro un paio di bottiglie.
–Buon compleanno, figliolo– mi disse, consegnandomele insieme ad una pacca sulla spalla.
Mio fratello sbuffò, girò le spalle all'uomo e si rimise a camminare. Mormorai un saluto al fumatore e raggiunsi Tomura, per poi chiedergli di nuovo dove stessimo andando. Tomura ripeté che stavamo andando in un bel posto, ma non mi disse dove. E così continuai a camminare, in attesa di scoprirlo.

Arrivati in riva ad un canale, il ragazzo dai capelli azzurri finalmente si fermò. –Siamo arrivati– disse, per poi sedersi sul muretto che divideva la strada dall'acqua del fiume. Mi invitò ad accomodarmi.
Mi sedetti al suo fianco e lui mi passò una bottiglia, dicendomi che adesso ero abbastanza grande per la mia prima sbronza. Lessi l'etichetta sopra di essa; era vodka liscia.
–Beviti tutta quella che ti va, è tua– mi disse mio fratello. –A casa ti riporto io, se non riesci a camminare. Vai tranquillo.
Aveva preso qualcosa anche per sé, ma al buio non riuscii a leggere cosa fosse. Era un liquido scuro, comunque, sembrava forte. A lui piaceva così.
–Sicuro?– chiesi, incerto, dopo aver odorato la vodka. Era fortissima, e il solo annusarla mi aveva già fatto girare la testa.
–Ti farà sentire più felice– garantì con un sorrisetto. –E poi non ho certo intenzione di finire qui... la notte è lunga. Te lo vuoi fare un giro in macchina?
–Tu non hai la macchina– obiettai, stranito. Non aveva nemmeno la patente, se era per questo.
Tomura ridacchiò. –Non ancora, vorrai dire.
–Vuoi rubarne una?!– intuii, gasatissimo. –Per il mio compleanno?!
–Ovvio, così ti porto ovunque tu voglia andare! Il mondo è tutto tuo, stanotte, Denki– e mi strizzò l'occhiolino. –Ci stai?
–Cazzo, sì!– dissi, incredulo.
–E allora bevi e lasciati un po' andare, pirla– mi incitò mio fratello con un sorriso sincero. –È il tuo compleanno, ti devi divertire!

Mi feci forza e buttai giù i primi sorsi di alcol. Bruciavano da morire, ma il retrogusto non era nemmeno male. Dopo appena qualche minuto, già cominciai a sentirmi la testa più pesante. Tomura stappò la sua bottiglia, brindò in mio onore e mi imitò, bevendone avidamente quasi un terzo in colpo solo. Lui però, che aveva sviluppato molta più resistenza di me, restò più o meno lucido per tutto il tempo. Io, dopo qualche altro sorso, stavo già ridendo da solo senza nessunissima ragione evidente. Mi sentivo il cervello in aria, come se stesse galleggiando sopra la mia testa.

–Allora– enunciai, alzandomi in piedi, la bottiglia ben stretta fra le mani e la coscienza da un'altra parte. Appena mi misi dritto, sentii l'alcol all'interno del mio corpo salire in alto, fino al mio cervello che volava per aria. E scoppiai a ridere ancora.
Era una sensazione fighissima.
–Prendiamo la macchina, ni-san!– dissi, frettoloso, volendo a tutti i costi partire subito. –Voglio andare al casinò!
–Ma se non abbiamo una lira– obiettò. –Con quali soldi vai? 
–Li rubiamo a qualcuno e ce li giochiamo!– risposi. –Tanto lo sai che possiamo farcela.
Tomura alzò le spalle; l'avevo convinto.

Andammo via dal canale, rubammo una BMW polverizzazione la serratura e facendola partire con una bella scossa elettrica, e Tomura guidò fino a quella che più che un casinò doveva essere una bisca clandestina. In effetti io ero minorenne e si vedeva, quindi difficilmente mi avrebbero fatto entrare in un casinò vero.
Rubati un paio di mila yen da dei poveri giocatori mezzi ubriachi che non si accorsero di niente, io e mio fratello ci sedemmo ad un tavolo con un paio di persone dall'aria un po' alticcia e iniziammo una partita a poker. Purtroppo per tutti i presenti, Chisaki mi aveva insegnato ogni sporco trucchetto possibile ed infatti vinsi. Vinsi tantissimo, quasi ogni partita e quasi ogni gioco.
Un tizio là accanto mi minacciò di ammazzarmi se non avessi iniziato a perdere un po', ma credo che lo ignorai, bevendo irriverentemente un altro sorsetto di vodka. Era buona, quella roba.

Cosa accadde quella sera, da quel momento in poi, per me resta un po' un mistero. Non ho grandi ricordi, solo qualche spezzone confuso di me e Tomura che scappiamo dalla polizia con la nostra auto rubata, la musica a palla e ridendocela tantissimo.
Quello che invece non potrò mai dimenticare fu quanto cazzo mi sentii male la mattina dopo. Ebbi la nausea per almeno tre giorni e mi ritrovai inspiegabilmente un tre di fiori nelle mutande, ma ricordo anche questi dettagli con estremo piacere.
Quella sera ne era davvero valsa la pena, e non solo per i cinquecentomila yen (quattromila euro) che misi da parte. Fu soprattutto per il tempo speso con mio fratello a farla valere tanto, e credo che anche lui si sia divertito un mondo.
L'avrei rifatto altre mille volte, se solo ne avessi avuto la possibilità.

The Void Behind Your Eyes 2‐ShinkamiWhere stories live. Discover now