中国

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La vita in Cina era diversa da quella in Italia, di questo me ne ero accorta sin dal primo giorno.

Le giornate trascorrono frenetiche, il tempo corre e non ti aspetta, e se resti indietro sei fregato.

La Cina mi era entrata dentro e non ne era più uscita, mi aveva fatta sua senza nemmeno chiedere.

Abito in un piccolo quartiere in periferia della città di 北京 (Pechino), ho 20 anni e frequento il secondo anno dell'università, qui in Cina.

Le giornate trascorrono veloci, scandite dal ticchettio dell'orologio, che segna l'inarrestabile scorrere del tempo di una vita che mi scivola tra le dita.

Il sole penetrava dalla finestra della mia camera, il mio letto, nella penombra, fu improvvisamente inondato da una fascia di luce, che disegnò colori vivaci sulle mie palpebre ancora chiuse.

Stropicciai gli occhi, e ispirai a fondo.

Nell'aria elettrizzata aleggiava odore di fumo, residui del Capodanno cinese da poco trascorso.

Mi affacciai alla finestra e guardai fuori, tentando di abituarmi il più velocemente possibile alla luce del sole.

Poco dopo, ero già in strada, percorrevo il marciapiede cercando di non toccare le diverse linee di congiunzione delle lastre in pietra.

Portai un sigaretta alle labbra, estrassi l'accendino dalla borsa e feci ruotare la rotella con il pollice.

Giunsi all'università dieci minuti in anticipo, ma entrai comunque in classe.

Oggi avrei passato l'intera giornata con la signorina Ming, docente di letteratura di cinese.

Tuttavia, al suono della campanella, la preside Tian entrò in classe, e mi convocò nel suo ufficio.

La seguii lungo i lunghi e larghi corridoi dell'università, osservando ondeggiare i suoi lunghi capelli color pece, stretti in una treccia.

Indossava una gonna nera al ginocchio, una camicia bianca e l'immancabile giacca nera. Era sempre stata una donna piuttosto elegante, e la figura slanciata le conferiva un aspetto quasi regale.

Era una di quelle donne che ammiravo in lontananza, un fuoco di sapere che andava continuamente alimentato.

Ogni ruga sul suo viso celava una storia, d'amore o d'avventura, e io nutrivo una profonda curiosità verso ognuno di quei segni indelebili.

Mi fece strada nel suo ufficio, mi fece accomodare e poi iniziò a parlare

-Molto bene signorina, oggi lei è qui perché, dopo attente valutazioni, sono giunta alla conclusione che lei è la persona più indicata per svolgere un compito molto importante. Tra due giorni arriveranno in cina tre giovani molto noti : Ignazio Boschetto, Piero Barone e Gianluca Ginoble.
Il loro manager, il signor Michele Torpedine, ci ha richiesto una traduttrice per aiutare i giovani nelle diverse interviste e nelle sei diverse tappe del loro tour orientale in Cina.
L'incarico prevede che lei segua i tre giovani e viva con loro per le tre prossime settimane, ovviamente il tutto le sarà retribuito e influenzerà il suo curriculum scolastico-

Fece un pausa, sorseggiando del tè.

-Dunque, chi meglio di lei potrebbe assolvere a tale compito? -

Mi guardai intorno, l'ufficio della signora Tian era ricco di storia: oggetti provenienti da ogni parte del mondo, una grande libreria che percorreva tutto il perimetro della stanza, una grande scrivania in mogano, tre poltroncine e una grande cartina incorniciata. Sentivo il profumo di ciò che è antico entrarmi nei polmoni, era un odore diffuso in Cina.

-Ne sarei davvero onorata- conclusi io.

-Sarà bene che prepari i bagagli, domani i ragazzi saranno qui per incontrarla.-

Lasciai l'ufficio e mi diressi verso l'uscita, ancora perplessa per quanto accaduto.

Sapevo bene chi erano quei ragazzi, qualche anno fa, quando vinsero sanremo, andavo matta per loro, ed effettivamente continuavano a piacermi.

Camminai svelta fino a casa, infilai la chiave nella serratura e la feci scattare.

Iniziai a tirai fuori tutto l'occorrente, figurandomi quello che sarebbe stato il nostro incontro.

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