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Mi trascinai con fatica lungo le scale, reggendo saldamente il corrimano con entrambe le mani.
Sentii la porta verde richiudersi alle mie spalle, ed intuii che non ero sola.
-Lascia che ti aiuti-  si avvicinò Ignazio.
Mi divincolai dalla sua presa, inciampando e rischiando di cadere.
Sentivo le gambe pesanti, le braccia non sembravano reagire ai miei comandi, avevo la vista annebbiata e sembrava che l'intera stanza avesse preso a ruotare.
Attraversai tentoni i lunghi corridoi che sembravano tutti uguali, procedevo lentamente, poggiata contro il muro.
Alzai lo sguardo e osservai l'immagine del lungo percorso sdoppiarsi davanti ai miei occhi, per poi ricongiungersi e ruotare.
Sentii le palpebre pesanti, persi definitivamente ogni controllo sul mio corpo e caddi a terra svenuta.

Il nero mi avvolse completamente, intorno a me solo l'oblio.
Sentivo il freddo pungente lacerarmi la pelle, ero piccola ed insignificante.
Vidi la mia immagine persa nello spazio infinito, urlavo ma nessuno poteva sentirmi.
Mi sentivo sola e triste, impaurita e oppressa dall'imensità dello spazio buio.
Temevo ciò che non potevo sapere, e in quel momento, non sapevo cosa mi assarebbe potuto accadere.
Un lampo di luce squarciò l'oscurità, la stanza buia in cui mi trovavo divenne luminosa  e un raggio di sole invase la piccola camera.

Aprii a fatica le palpebre pesanti, necessitai di alcuni secondi prima di abituarmi alla luce.
Mi guardai attorno stranita, ero nella stanza di Ignazio.
Avevo riconosciuto la sua tastiera, e il disordine della stanza era sicuramente opera sua.
Ero stesa nel suo letto, il bianco delle lenzuola mi faceva male agli occhi, dopo il grande buio.
Sentivo la testa pesante, ma mi sentivo sicuramente meglio rispetto alle ore precedenti

Provai ad alzarmi, ma una grande mano si affrettò a pressare sul mio petto, spingendomi contro il materasso caldo.
-non muoverti- mi intimò Ignazio, sembrava più un ordine che un consiglio.
-sto bene- sbuffai annoiata.
Non mi sentivo al meglio, ma non volevo mostrargli la mia debelozza, perchè era così che mi sentivo, infinitamente debole.
-ti ho detto di non muoverti, prendi in giro qualcun altro- 
Sventò anche il mio secondo tentativo di fuga, riportandomi a letto.
Si spostò velocemente verso di me, mettendosi cavalcioni sulle mie gambe e facendo attenzione affinché il peso non gravasse troppo sul mio corpo esile.
Lasciai che poggiasse le mani contro il muro, accanto alla mia testa.
Ci ritrovammo pericolosamente vicini, i miei occhi puntati nei suoi.
Talmente vicini che il suo ciuffo riccioluto mi solleticava una guancia, sentivo il suo respiro sulla mia pelle.
-smettila di farti del male- era sinceramente preoccupato.
-non ti riguarda- sbottai.
-oh si che mi rigurda- si affrettò ad aggiungere, avvicinandosi ulteriormente.
I nostri nasi erano a contatto, strinsi forte le lenzuola ed un fremito mi attraversò il corpo.
-fai del male anche a me, così- si affrettò ad aggiungere.
La mia mente si bloccò nel momento esatto in cui lui pronunciò quelle parole.
Sentii una marea di emozioni crescere dentro di me, dentro bruciavo, e un leggero sorriso tradì la mia finta indifferenza.
Ricambiò il mio sorriso, alzò l'angolo destro della bocca e si inumidì leggermente le labbra.
I riccioli gli ricadevano sul lato destro del volto, le lunghe ciglia nere amplificavano lo sguardo magnetico, la leggera barba avvolgeva il suo sorriso, evidenziandolo.
Lo desideravo, tanto. 
Non potevo più negarlo a me stessa, ma avrei continuato a celare quel sentimento agli altri.
Non avevo mai dato peso all'amore, non rientrava nelle mie priorità, ma ora era entrato dentro me come un uragano e aveva scombussolato tutto.
Probabilmente era solo attrazione fisica, probabilmente no, l'unica cosa che sapevo, era che lo desideravo davvero.
Sussultai quando poggiò le sue labbra sulle mie.
Portò una mano dietro la mia schiena e mi sollevò con facilità, avvicinandoci più di quanto non lo fossimo già.
Sentii il calore del suo corpo bruciare sul mio, la sua barba pizzicarmi la pelle e le sue ciglia incastrarsi con le mie.
Il contatto con le sue labbra mi mandò in ecstasy, sentivo la testa girare, ma questa volta, non in senso negativo.
Le sue labbra calde e carnose combaciavano perfettamente con le mie, le mie mani corserso lungo il suo corpo, per intrecciarsi dietro il suo collo.
I suoi luccicanti occhi marroni si chiusero, mentre sfioravo ripetutamente il suo labbro inferiore.
Il bacio divenne più intenso, lasciai che la sua lingua si intrecciasse con la mia e che il suo petto toccasse il mio.
I nostri respiri erano irregolari, il lungo bacio aveva sottratto ossigeno ad entrambi.
Riaprì gli occhi e li fissò nei miei, i ricci scuri mi solleticarono la pelle mentre iniziava a succhiare la pelle liscia, nell'incavo tra il collo e la spalla.
Sussultai al contatto dei suoi denti, sentivo il sangue raffiorare in superficie.
Inumidì la zona, passandoci velocemente la lingua, e vi soffiò sopra, provocandomi dei brividi.
Si ritrasse velocemente, spostandosi di lato.
-stai meglio, ora?- mi disse malizioso.
Mi limitai a voltarmi verso di lui, sorridendo.
-grazie, è stato carino-  dissi, tentando di essere il più fredda possibile.

Aggrottò le sopracciglia ed emise un ghigno, divertito dalla mia reazione.

-ora, se non ti dispiace, ho bisogno di una doccia- dissi alzandomi dal letto.
-promettimi che smetti- disse secco.
-io non prometto nien..-
-prometti- mi interruppe.
Sbuffai, roteando gli occhi al cielo.
-va bene, che palle che sei-  dissi infine.
-ah, un'altra cosa..- si affrettò ad aggiungere
Mi voltai verso di lui e ritrovai la sua imponente figura in piedi contro la mia.
Fui costretta ad alzare lo sguardo, a causa della differenza di altezza.
Attorcigliò una lunga ciocca nera attorno al dito, mordendosi vistosamente il labbro inferiore.
-puoi farla qui, la doccia- 
Ridacchiai alla sua proposta, mi sollevai sulle punte e gli lasciai un lungo bacio sull'angolo destro della bocca.

Uscii dalla stanza, richiudendomi rumorosamente la porta alle spalle.

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