没有你

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Avevo vissuto la mia vita assaporando il semplice piacere delle piccole cose, quelle più insignificanti, dimenticate dal mondo che correva veloce, ma senza le quali non sarei stata la stessa.
Amavo il suono della macchinetta del caffè sul fuoco, amavo trascorrere le ore più calde di afosi pomeriggi estivi all'ombra degli alberi, amavo tuffarmi nelle lenzuola fresche dopo una lunga giornata, amavo il sapore dolce della frutta di stagione, amavo far rimbalzare i sassi nel piccolo fiume dietro casa, tenere la mano fuori dal finestrino quando l'auto sfrecciava veloce in autostrada e le domeniche monotone del periodo invernale.
Eppure, c'era qualcosa che amavo più di tutto questo.
Ignazio.

-3
Fu con questo numero che aprii gli occhi quella mattina.
-3, rimbombava forte nella mia mente.
Solo 72 ore mi separavano dalla forca, e a quel punto avrei dovuto decidere se saltar giù, e rischiare di finire in pasto agli squali, o finire la mia vita su uno squallido vascello, prigioniera di rozzi pirati.
Mi vestii alla svelta, skinny jeans blu, maglioncino color pastello e borsa capiente, per infilarci dizionari, agenda e telefono.
Un velo di fondotinta, una linea di eyeliner e una veloce passata di mascara rappresentavano il mio make-up giornaliero, mentre i capelli ricadevano lunghi e mossi sulle mie spalle.
Il programma della giornata era piuttosto pieno, destreggiarsi tra interviste, incontri e conferenze risultava stressante e faticoso, ma i ragazzi riuscivano sempre a strapparmi un sorriso.
Eppure quella giornata grigia rispecchiava a pieno il mio stato d'animo.
Grigio, vuoto, spento.
Ignazio aveva donato colore alla mia vita, e il pensiero della sua assenza avvolgeva i colori del mondo e li rendeva più tetri e cupi che mai.

Il tragitto in auto fu piuttosto piacevole, nel piccolo abitacolo rimbombavano le note di una delle mie canzoni preferite.

"I don't want this moment
To ever end
Where everything's nothing, without you
I wait here forever just to,
To see you smile
Cause it's true
I am nothing without you
Through it all
I

've made my mistakes

I'll stumble and fall
But I mean these words
I want you to know
With everything, I won't let this go

These words are my heart and soul
And I'll hold on to this moment you know
As I bleed my heart out to show

And I won't let go "

Come specchio della mia anima, le parole del testo sembravano essere state scritte dalla mano dei miei pensieri, che scivolando leggera e silenziosa sulla carta giallastra aveva reso reali e concrete le paure che, fino ad allora, erano rimaste chiuse in un piccolo angolo della mia mente, inespresse ed irreali.
Superata la prima parte della giornata, le cui ore erano trascorse in diversi studi, sia televisivi che radiofonici, la mia mente aveva quasi del tutto smesso di funzionare, la parte sinistra del mio cervello sembrava essere in conflitto con la parte destra, e perfino rispondere alle più semplici domande era diventato più difficile del normale.


Mi lasciai cadere violentemente contro il sediolino in pelle dell'auto, socchiusi gli occhi e inspirai forte, portando la mano destra alla testa e accarezzandomi le tempie, che pulsavano forte a causa del crescente stress.

L'auto si muoveva lenta sulle strade trafficate, miliardi di visi sconosciuti e fortemente simili tra loro si muovevano in direzioni diverse, miliardi di storie diverse, esperienze e sentimenti affollavano i marciapiedi grigi, come il cielo di quella mattinata di fine inverno.
Dopo un quarto d'ora l'auto si arrestò davanti un imponente edificio grigio, che non lasciava scampo ad alcuna emozione.

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