Capitolo 21

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Giorgio's pov

Erano le 16 del pomeriggio ed eravamo giá seduti nella sala d'attesa dell'ospedale. Stavo messaggiando sul gruppo wgf e i miei amici mi facevano sorridere, lo facevamo spesso, quando qualc'uno sta male o deve fare una cosa che gli mette ansia, facciamo partire discorsi a caso che fanno spaccare dalle risate. So giá di avere degli amici fantastici e di certo non li cambierei per nulla al mondo.
La mia felicità finisce quando veniamo chiamati per entrare a fare la visita, quindi io con l'ansia che aveva preso il possesso del mio corpo camminai dietro mio padre fino alla stanza dove si sarebbe tenuta la visita.

La stanza era non molto grande, con una scrivania all'angolo e due sedie davanti ad essa, una finestra a pannelli di vetro accanto con delle tende bianche, una libreria poggiata al muro, un lettino bianco e delle altre sedie vicino alla porta. Mio padre mi fece sedere su una delle due sedie davanti alla scrivania e continuando a tenermi le spalle si posizionó accanto a me, mia zia era rimasta fuori e mia madre si era seduta accanto a me e mi accarezzava la mano. L'aria condizionata era accesa e io stavo morendo di freddo. Come si fa a morire di freddo con 27 gradi all'ombra? Boh. Fatto sta che stavo tremando e infatti ero con la felpa.
Stavamo aspettando il medico da dieci minuti in cui avevo iniziato a giocare nervosamente con una penna del portapenne. Appena sentì la porta aprirsi posai la penna nel portapenne e vidi che la dottoressa mi aveva visto riposare la penna mentre si sedeva alla scrivania: "perché hai posato la penna?". Lo disse con un tono abbastanza simpatico che mi fece sorridere divertito, ripresi la penna e ricominciai a premerla usandola come anti-stress e la dottoressa annuí dando il suo consenso alla cosa.
Sospiró come per ricordarsi qualcosa e prese un foglio sulla scrivania e una penna, guardò mia madre e le chiese data di nascita, nome, numero di telefono e poi guardó me. L'ansia torno a prendere possesso del mio corpo e ricominciai a tremare peggio di non so cosa dal freddo.

D: tu sei... Giorgio giusto?
G: si
D: hai 16 anni giusto?
G: si
D: e hai tanti problemi con la scuola, é esatto?
G: si
D: ti ricordo che puoi parlare senza dire monosillabi

La dottoressa mi studió per qualche secondo per poi dire: "soffri il freddo?" Annuí e lei lo scrisse su un foglio bianco. Tornó a studiarmi e mi disse di alzarmi e sedermi sul lettino, preso dall'ansia iniziai a mordermi il labbro e a sognare che Alex fosse seduto su una sedia a guardarmi. L'ansia distrusse quella piccola immaggine di conforto e tornai a guardare a terra.

La dottoressa mi alza il mento e mi stidia il viso, nota un graffio sullo zigomo e lo accarezza. A quel contatto chiudo gli occhi e stringo il "materasso" del lettino su cui sono seduto. Lei toglie la mano e mi chiede di togliermi la felpa, tolgo la felpa e rimango in maglietta a maniche corte lasciando scoperti tanti graffi sulle braccia, alcuni cicatrizzati, altri di cui si vedeva solo il segno e altri ancora parevano freschi essendo del giorno prima. A me non importava granché visto che stavo tremando e morivo di freddo.

D: calmati, prendi questa pallina e strizzala

Mi venne passata una pallina anti-stress che strinsi immediatamente concentrandomi sullo stringere e allentare la presa sulla pallina. Diminuí il freddo quel che bastava per farmi smettere di tremare consentendo alla dottoressa di studiarmi le braccia accarezzandole.
Mi fece togliere pure la maglietta lasciando scoperti lividi, tagli e segni. La persona che mi avevo chiesto di togliermi la maglietta rimase stupefatta dalla cosa e guardó i miei genitori che erano sorpresi pure loro.
La donna andó alla libreria che faceva pure da armadietto grazie a due sportellini in vetro, prese del disinfettante, del cotone e una pomata per i lividi.

Da li inizió mezz'ora di tortura perché ogni singolo millimetro della mia pelle che veniva disinfettata mi faceva male. Quando finì con le braccia, la schiena e il petto mi fece sdraiare e iniziò con l'addome e il ventre. Arrivato a quest'ultimo iniziai a fare dei piccoli versi di puro dolore, una volta finito posó le cose su un "comodino" che era lì accanto per poi tornare a scrivere qualcosa sul foglio.

Mi presi quei 5 minuti per respirare profondamente e calmarmi. Quando la dottoressa tornó mi fece rimettere seduto sul lettino e mi osservò la fronte e inizió ad accarezzare una macchiolina che avevo sulla tempia. Il contatto iniziò a farla pulsare mi fece venire il mal di testa, facendomi vedere tutto sfocato e poi nero.

Quando riaprì gli occhi ero sdraiato sul lettino con un pezzo di cotone bagnato col disinfettante sulla tempia con cui la dottoressa mi stava pulendo la ferita che si era riaperta. Mia madre era in piedi davanti a me e mi accarezzava la mano. Non ho ben capito che fosse successo finché non mi venne detto che avevo perso conoscenza per qualche dieci minuti appena la ferita era stata riaperta.

M: quindi che ha?
D: in pratica la ferita che si è fatto alla tempia a dicembre non si è cicatrizzata come avrebbe dovuto, quindi quando è entrata in cotatto con il disinfettante si è riaperta e lui ha perso conoscenza.
P: ok..
D: poi, solo vedendo come è ridotto si capisce subito che a scuola non passa belle giornate e lo stress a un sogetto che, come vedo, soffre tanto il freddo e i cambi improvvisi di temperatura, è la cosa più sconsigliata del mondo. Perché fa aentire freddo eccessivo, ti fa balbettare, andare in ansia ed entrare in panico. Ha mai avuto attacchi di panico?
M: non... mi sembra...
G: due o tre
P: cosa?
G: uno durante le vacanze di natale quando il mio miogliore amico mi stava chiedendo perchè fossi pieno di lividi, il secondo a Febbraio durante una crisi d'astinenza e l'altro un mese fa a scuola che é stato arrestato di colpo perché mi continuavano a picchiare.
D: mh..
M: e tu hai pensato bene di non dirmelo?
D: l'importante è che la detto ora, quindi Giorgio come hai fermato gli attacchi di panico?
G: il primo una mia amica mi ha calmato abbracciandomi ed è rimasta con me per almeno due ore.
D: amo giá questa ragazza, poi?
G: il secondo sono stato buttato a terra da mia nonna e ho sbatutto la testa e mi sono risvegliato due ore dopo
D: mh.. poi?
G: l'ultimo sono stato picchiato a sangue e il suono della campanella mi ha salvato
D: ok...

Torna alla scrivania e scrive qualcosa sul foglio mentre mia madre mi accarezza e stringe le mani.

D: mi hai detto che ti è venuto il secondo per una crisi d'astinenza?
G: si...
D: e di cosa?
G:... di...
P: Giorgio?
G: di Alex
D: chi è Alex?
G: il mio migliore amico che conosco da 4 anni e mezzo e per le vacanze di natale di natale ci siamo visti col nostro gruppo di amici per la prima volta. É stato cosí bello che sento il bisogno continuo dei suoi abbracci e del suo calore. Poi il pensiero che non lo potró piú rivedere mi distrugge dentro.
D: mh.....
D: per quella mi spiace ma non posso fare niente

Passa un foglio a mia madre e mi guarda invitandomi ad alzarmi e vestirmi, cosa che faccio immediatamente. Il calore della felpa mi investe e mi rilassae torno ad immagginare che Alex mi stia abbracciando.

D: un'altra cosa
P: mh?
D: deve mangiare é troppo magro.
M: provvederemo grazie
D:di nulla e arrivederci

~<due ore dopo>~

Eravamo a casa seduti sul divano in silenzio, mio padre con la testa bassa, mia madre che incazzata, mia zia ancora stupefatta e mia nonna che guardava tutti e 4 come un branco di idioti.

M: tua madre se ne va.
N: cosa?!
P: sta malissimo e in parte é colpa tua.
Z: poi, quei tagli una volta al giorno vanno disinfettati
M:poi-

Dopo la frase di mia zia mi sono addormentato involontariamente cadendo sui cuscini.

Continua...

Scusate per il ritardo ma le idee avvolte muoiono

Storia di:
SpaceZenaWGF

Chi dice Che Non Possiamo stare insieme ~TheBadNauts~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora