22. L'Assassino e l'hotel

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«I mostri sono reali e anche i fantasmi sono reali. Vivono dentro di noi e, a volte, vincono.»
- Stephen King



Il mondo era intriso di fuochi e fulmini e oscurità. Tutto scorreva velocemente nella flebile apertura fra le palpebre socchiuse, mentre il mio stomaco era in fiamme e il sapore di metallo nella mia bocca si fondeva ad una sensazione di fresco improvviso. Mugolai un lamento, accorgendomi di avere la bocca occupata: altre labbra premevano sulla mie, la lingua altrui mi spingeva qualcosa in fondo alla gola e una mano scivolava sul mio collo.

«...oia!» Avevo l'impressione di soffocare, mentre dita sconosciute mi stringevano la trachea e si agitavano con movimenti rapidi e calcolati. «Ingoia!» Fu un riflesso incondizionato del mio corpo: grazie alla pressione sulla gola mi sentii inghiottire qualcosa, nonostante la bile e il sangue me la raschiassero con un senso di vomito crescente. Mi venne chiusa la bocca, tappata dietro una mano stretta così forte che quasi non respiravo, tutto per impedirmi di rimette quello che avevo appena inghiottito.

Poi caddi di nuovo nell'oblio, per quelli che sembrarono pochi istanti e invece dovevano essere... Lunghi minuti. Ore, forse? Le mie braccia penzolavano verso il basso, ondeggiando come pesi morti intorno a me, mentre sentivo la sua mano premere sotto alle ginocchia e sulla schiena. Sfarfallai le ciglia: fuoco e oscurità, indistinguibili, ancora per un momento. Poi intravidi il bagliore di una minuscola fiammella sopra di noi a diradare la cortina di tenebre fitta come una cappa di fumo.

Una pallina di fuoco grande quanto il palmo di una mano era sospesa poco davanti a noi, guidando il nostro cammino, la vedevo ondeggiare ad ogni passo di Ezrael, mentre mi teneva in braccio con disinvoltura, quasi non pesassi nulla. Sentivo la testa pesante come il resto del corpo: non riuscivo a muovere un muscolo, tant'è che abbandonai il capo all'indietro, lasciandolo ciondolare oltre la presa dell'albino. Nel piccolo spiraglio fra le mie ciglia riuscii ad intravedere i contorni di una struttura, un edificio spettrale che fece capolino fra gli alberi, quasi all'improvviso, come se fino a qualche istante non fosse stato lì e l'intero palazzo si fosse spostato per mettersi davanti a noi.

Probabilmente, era solo una sensazione dovuta al buio crescente. Eppure, quando la mia vista sfocata si spinse oltre i cancelli, oltre i colonnati di pietra e il chiostro dove campeggiava una statua di cui non riuscivo a vedere il soggetto, soffermandosi su quel luogo, ebbi un brutto presentimento. Tuttavia, fu una rapida sensazione, come ogni altra che mi circondava: le palpebre pesanti mi obbligarono al sonno e caddi ancora una volta nell'oblio.

Gridava.

Gridava così forte che sentiva le vene del collo scoppiare e non sapeva nemmeno se stava gridando per il dolore al braccio o per aver appena perso suo fratello. Sapeva invece di non dover urlare, perché altrimenti si sarebbero accorti che era ancora viva, ma sapeva anche che sarebbe stato meglio morire, oppure andare al suo posto. Yaakov l'amava troppo e non aveva voluto sentire ragioni, quando l'aveva costretta a sopravvivere, prendendosi di lei solo una mano, mentre lui andava a morire. Sentiva la mancanza del suo gemello peggio dell'arto che si era tranciata via di netto: carne, tendini e ossa saltati via.

Si stringeva al petto il moncherino, sudando copiosamente. Quello non aveva mai smesso di sanguinare per giorni e avrebbe pure lasciato che continuasse, se solo il proprio istinto di sopravvivenza non avesse avuto la meglio: alla fine lo aveva fasciato alla bell'e meglio e continuava a prestarci attenzione nella speranza che non si infettasse.

Doveva essere forte. Se voleva salvare suo fratello doveva essere forte, anche se non vedeva alcuna possibilità all'orizzonte, perché il Redivivo era forte come un Dio e lei non era altro che una ragazza disperata e distrutta a cui mancava una mano. Come avevano potuto abbandonarli così? Come avevano potuto mandare proprio loro a morte? Perché il mondo era così crudele? Voleva solo un po' di pace, voleva poter smettere di vivere come un essere braccato. Voleva che le nebbie si diradassero per guardare il sole, anche solo per un po'.

Le cronache dell'Assassino 2 - I Signori dell'Oltretomba | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Where stories live. Discover now