9. L'Assassino e la leggenda

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PRE-NDA: quando vedrete questo simbolo (*) fate partire la musica. Sarà alla fine del capitolo.

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«Il tempo frantuma e poi disperde la verità, e quel che rimane diventa leggenda, mito.»
- Nuto Revelli





Il Re era un uomo intransigente.

Non riusciva a sopportare che il criminale più efferato di Darlan fosse scappato dalle prigioni più impenetrabili di tutto il regno, o forse di tutto il pianeta, sparendo in qualche punto a nord sulla mappa che nessuno riusciva a trovare.

Aveva ordinato a tutti i soldati di correre alla ricerca, a tutte le guardie di Ender di battere ogni foresta, ogni sentiero, ogni radura. Aveva perfino sguinzagliato i segugi assetati di sangue con il rischio di far scannare e divorare i propri uomini pur di raggiungere l'obiettivo che si era designato.

Forse, sarebbe stato capace di rivolgersi a quella magia che tanto aveva bandito nel suo grande impero. Ma era solo una sua ipotesi, certamente, perché ancora non era arrivato a quel punto. Prima c'era ancora lui, da poter usare.

Non era stato cresciuto, allenato e temprato per fare da cacciatore di taglie; il suo era un compito più alto e più nobile, guadagnato anche grazie all'amicizia col principe, ma non perché non fosse meritevole, più perché le vie verso il Castello di Cristallo erano... Per pochi eletti. A causa del suo ruolo faceva parte anche lui di quegli eletti, sebbene la vita di corte non c'entrasse assolutamente niente col suo carattere, col suo stile di vita.

Probabilmente fu per questo che un pizzico di soddisfazione gli pungolò l'animo quando la nuova decisione del Re di Darlan fu quella di mandarlo fuori dalle preziose mura del palazzo per catturare l'Assassino. Non l'avrebbe mai chiamato con quello stupido nomignolo che bisbigliavano i cittadini pettegoli, l'avrebbe semplicemente ricordato come un criminale. Uno che, sotto alla coltre di sporcizia e lerciume aveva degli occhi particolarmente luccicanti e un qualcosa di stranamente... Familiare. Così avrebbe detto, chissà perché poi.

Una cosa però era certa: non riusciva a capire perché fosse così chiacchierato, così temuto, così ammirato. L'aveva visto, ai cancelli di Ender. Era andato proprio lui a prenderlo, con il cappuccio calato sulla testa e la presa salda sulle chiavi che aprivano i catenacci del prigioniero. Era soltanto un ragazzino emanciato, un grissino sottile che avrebbe potuto spezzarsi con un singolo tocco. Non gli sembrava affatto capace di aver sterminato e strappato tutte le vite che aveva letto sulla lista, poco dopo il suo processo.

Eppure era così e non doveva permettersi di sottovalutarlo per colpa delle apparenze. Se c'era una cosa che la vita gli aveva insegnato, era di non fidarsi dell'aspetto delle persone. E poi, gli era letteralmente svanito davanti. Se l'era fatto scappare. Un battito di ciglia e da averlo in pugno, si era ritrovato a stringere fra le mani l'aria, ancora accecato da un lampo di magia improvvisa.

Così si sistemò in fretta la divisa con lo stemma reale, si appuntò la spilla di capitano su una spalla, si scompigliò la chioma castana e si raddrizzò lo scudo sulla schiena. Fondina al fianco, cavallo strigliato e pronto, equipaggiamento d'emergenza: c'era tutto. Balzò sul suo destriero alla testa della spedizione reale, infilando i piedi con sicurezza nelle staffe.

«E' tutto pronto per la partenza, Capitano.» lo avvisò il tenente, aspettando un suo cenno mentre montava a cavallo.

«Allora andiamo a prenderlo.»

Poi, Raven Kenneth spronò lo stallone e iniziò la caccia.

***

Le cronache dell'Assassino 2 - I Signori dell'Oltretomba | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Where stories live. Discover now