Capitolo 5

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"Non ti ho mai chiesto di amarmi"

Maledetto Edwin Vaughan.

Mostruoso ragazzo.

"Non ti ho mai chiesto di amarmi"

Dannata tristezza.

Orribile memoria.

Mancavano pochissime ore al ballo ad Almack's ed Althea era in condizioni disastrose. Aveva passato due giorni a piangere e si era persino rifiutata di scendere quando era arrivata mss Thynn per il thea. Persino Hanna, la fredda Hanna, si era addolcita nei modi e la cosa la faceva infuriare. Non voleva la pena e la pietà di nessuno. Quello era un affare tra lei ed Edwin e l'avrebbe spuntata anche questa volta. Aveva solo bisogno di un modo per convincerlo che lei non doveva sposarsi, che la cosa sarebbe andata anche a suo svantaggio. Aveva già appurato che la violenza non era la soluzione. Lui riusciva ad essere molto peggio di lei. L'eloquenza nemmeno perché quando ci si impegnava Edwin le teneva testa come nessun altro. Non poteva permettersi di perdere. Doveva essere un campo inattaccabile. Una volta trovato il modo sarebbe stato tutto in discesa. Oppure avrebbe potuto ricattarlo ma da quel che aveva visto in quei giorni Edwin aveva un passato ed un presente immacolato.

Bussarono alla porta e lei mormorò un leggero: "avanti".

-Signorina non potete stare così. Dovete reagire- era Hanna, seguita da Mrs Gibbons.

-Voi non mi piacete mss. E non mi piacete ancora di più in questo stato quindi alzatevi e preparatevi- le parole di Mrs Gibbons, che normalmente l'avrebbero fatta arrabbiare, erano invece la cosa che aveva bisogno di sentire.

-Grazie mille mrs Gibbons!- Althea l'abbracciò di slancio.

-Toglietevi di dosso, puzzate di sorcio morto-

-Sono le cose più belle che qualcuno mi abbia mai detto!- le due ragazze scoppiarono a ridere ed anche la severa governante lasciò intravedere l'ombra di un sorriso.

Mentre Althea si stava preparando, Edwin era in piena disperazione. Aveva passato l'ultimo giorno nelle stalle a lavorare. Più di una volta stava per scoppiare a piangere per il modo terribile in cui aveva trattato la sua sorellastra. Lo sapeva che per quasi tutte le sue conoscenze era una cosa normale. Se l'avesse detto in giro lo avrebbero lodato per aver domato una sorella ribelle. Ma la vergogna che provava verso se stesso era troppa.

Osvald non gli parlava e nemmeno mr Gibbons lo trattava più con lo stesso rispetto. Edwin era sicuro che se non fosse stato per la rigida reverenza di quest'ultimo verso il suo padrone, chiunque lui sia, gli avrebbe già sputato addosso.

Mrs Gibbons non perdeva l'occasione per dedicargli penetranti occhiate di rimprovero e le sguattere non riuscivano più a guardarlo in faccia. Nemmeno o stalliere lo aveva ringraziato per la giornata libera.

Lo odiavano tutti ora ed era colpa di Althea ma la cosa invece di farlo arrabbiare lo fece sentire ancora più patetico. L'andare a vedere se lei dormiva, prima di coricarsi a sua volta, era ormai diventata un'abitudine. Si rincuorò pensando che la sera precedente non l'avesse sentita piangere. Non poteva fare a meno di torturarsi domandandosi se avesse avuto incubi, se anche il fatto di condividere la sua stessa casa le desse la nausea. Lui aveva passato le precedenti notti sveglio e quando il suo corpo cedeva alla stanchezza gli incubi andavano a visitarlo rendendogli impossibile risposare.

Era già vestito di tutto punto e stava aspettando seduto per terra. Era immerso in cupi pensieri che nemmeno i passi provenienti dal piano di sopra potettero scacciare. Si riscosse solo quando vide un paio di scarpette bianche nel suo campo visivo. Alzò piano gli occhi, trascinandoli lentamente lungo la figura davanti a lui. Quando arrivò ad incrociare gli occhi verdi di Althea lei arricciò il naso e gli riservò uno sguardo pieno di sdegno. Poi, senza rivolgergli un secondo sguardo gli diede le spalle e si incamminò verso l'uscita.

Lo chiamavano GentiluomoWhere stories live. Discover now