Capitolo 12

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Althea odiava veramente solo quattro cose: la pioggia, i corsetti troppo stretti, il timbro acuto di sua cugina Georgiana e il prepararsi per un ballo. Se poi tutto questo avveniva allo stesso momento vi lascio immaginare l'umore funesto che permeava Althea quel tardo pomeriggio.

Non era cosa insolita che a Londra piovesse in quel periodo dell'anno ma quello che stava accadendo fuori dalle candide mura di Rutland House aveva tutti i presupposti per emulare il passo biblico del diluvio universale. Tale passo che Georgiana si era sentita in dovere di leggere, con le sue inesistenti doti recitative, alle presenti.

Mary Rutland, la duchessa, era stata la prima ad essere stata preparata e l'unica a cui era stata risparmiata la tortura del ferro bollente per arricciare i capelli. Subito dopo Georgiana aveva rivendicato il suo diritto di figlia maggiore di essere preparata alla cameriera personale della madre. L'unica, a giudizio di Althea, che aveva un minimo di delicatezza.

Le gemelle, Dafne e Claire, avevano dovuto subire i soprusi di una donna arcigna e una ragazza molto annoiata. Più di una volta le due fanciulle avevano dovuto soffocare dei gemiti di dolore per evitare di sollevare la collera di Georgiana la quale, con espressione oltraggiata, non sembrava mai averne abbastanza di dedicare alle sorelle parole sature di cattiveria per aver osato disturbare la sua lettura.

Althea era stata risparmiata dal carattere iroso della cugina. A dire la verità da quando l'aveva sorpresa addosso ad Edwin, Georgiana non riusciva neppure a guardarla negli occhi senza arrossire dalla vergogna. All'inizio Althea l'aveva presa come una benedizione ma in quel momento  anche litigare con la cugina le sarebbe sembrato un dono del cielo.

Come c'era da aspettarsi la sua preparazione era stata affidata ad Hanna. Althea non tentò nemmeno di illudersi che quella volta avrebbe avuto pietà di lei e non avrebbe tentato di sfondarle la cassa toracica a suon di lacci e stecche. Si limitò a guardare silenziosamente il quadro affisso sul muro di fronte a lei. Raffigurava una signora tarchiata, che assomigliava molto al duca di Rutland, con in braccio un cagnolino: un corgi. La povera bestiola aveva un'espressione così affranta da far spezzare il cuore ed Althea non poté fare a meno di chiedersi se anche lei in quel momento avesse un'aria così miserabile.

Appena Hanna si girò per recuperare l'ennesimo oggetto di tortura Althea cercò di allentare i lacci del corsetto con l'abile mossa che aveva avuto modo di perfezionare nel suo tempo a Londra. Appena ruotò il busto per raggiungere la schiena con il braccio destro incontrò lo sguardo della della donna arcigna, che in quel momento stava costringendo i capelli scuri della povera Dafne in un'acconciatura all'ultima moda, anche se quest'ultima non ne sembrava entusiasta. L'attenzione della donna, però, ora era completamente focalizzata sui movimenti di Althea e dall'espressione che esibiva lei capì che era pronta a spifferare ad Hanna tutto quello che avrebbe fatto nei secondi a venire. Ma quell'attimo di esitazione da parte di Althea fu fatale. Hanna si rigirò e le infilò il vestito bianco candido che madame Osmond le aveva fatto apposta per l'occasione. Così disse addio alla sua occasione di riuscire a respirare normalmente quella sera.

Ma qualcuno in cielo doveva averla presa a cuore infatti poco dopo Georgiana decretò che le presenti non si meritavano il suo tempo e decise che avrebbe atteso il momento della partenza in camera sua. La madre, vista la figlia così seccata decise di seguirla e così le tre ragazze rimasero sole in compagnia delle cameriere. Con il ritiro di Georgiana fortunatamente si calmò pure la pioggia finché non sparì del tutto una buona mezz'ora dopo. 

Le tre ragazze aspettarono pazientemente ed in silenzio finché le cameriere non furono soddisfatte del risultato ottenuto e si ritirarono nei quartieri destinati ai domestici.

-Ti prego Claire, aiutami ad allargare i lacci di questo coso infernale- piagnucolò Althea una volta che i battenti del salottino furono serrati.

-Solo se tu mi aiuterai ad allentare le forcine, ho l'impressione che potrebbero strapparmi i capelli-

Lo chiamavano GentiluomoWhere stories live. Discover now