Jenny

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Ciao Leo
Disturbo?

Ciao Migu
No no, dimmi pure

Sei libero adesso?



Ti va se ci vediamo al parco?
Ho la giornata libera e mi annoio
qui sul divano ahahahah

Certo, va bene ahahah


Leo aveva lanciato leggermente il telefonino sul divano, in un istante la leggera calura che sentiva lì sdraiato era diventata un bollore per tutto il corpo.
Inconsciamente, quella piccola richiesta lo emozionava e lo preoccupava allo stesso tempo: era la prima volta che Miguel gli chiedeva di uscire insieme, solo loro due e la sua mente ora partiva come un razzo in picchiata, cosa che non andava per niente bene.
Certo, nell'ultima settimana si erano messaggiati pressoché ininterrottamente, ma questa era una cosa completamente diversa dal vedersi e uscire per passare del tempo insieme. Ovvio che ne era felice, forse anche troppo, ma allo stesso tempo era ansioso come pochi.
- Mami, ti spiace se vado a fare un giro?
- Ma non avevi detto che stavi a casa perché gli altri non c'erano?
- Sì, però Miguel mi ha chiesto se ho voglia di andare a fare un giro al parco con lui: si annoia a casa.
- Ah, Miguel, il ragazzo che hai conosciuto alla festa al lago?
- Esatto - Leo si era abbassato le cuffie e le aveva messe intorno al collo.
- Allora vai pure - aveva risollevato il libro davanti agli occhi, per poi riabbassarlo subito - Ma...Quando me lo faresti vedere?
Le parole della donna erano state tagliata dalla suoneria del cellulare di Leo, che prontamente lo aveva preso dal divano e lo aveva guardato: - Credo adesso, sta venendo qua a prendermi per andare insieme al parco.
- Allora posso aprirgli la porta? - le si erano illuminati gli occhi un po' troppo.
- No, mamma, ti prego, stai tranquilla qui: guardalo dalla finestra, per favore.
- Ma dai, non faccio nulla.
- Mami, no. Fai la brava.
- Neanche un salutino? Una presentazione?
- No, ti prego - lo aveva interrotto il suono del campanello, verso il quale Leo si era letteralmente catapultato.
- Ciao Leo! - il viso di Miguel, come sempre, era luminoso e accogliente - Scusa se ci ho messo tanto.
- Tanto!? Non ho fatto nemmeno in tempo a cambiarmi i pantaloni - si era guardato dall'alto al basso.
- Ma vai bene anche così, tanto ci sono solo bimbi al parco e io non giudico di certo come ti vesti- aveva riso cristallino.
- Ah - aveva smozzicato Leo - Dammi solo il tempo di mettere un paio di scarpe e ci sono.
- Sì, sì, fai pure.
- Ma fallo entrare pure - una voce femminile aveva fatto bloccare le parole in bocca Leo, che si era girato di scatto.
- Ci metto un secondo, non credo serva - l'aveva fulminata con i denti stretti e si era infilato le scarpe come una saetta, mettendosi lo zaino sulle spalle - Visto? Andiamo allora.
- Sì, sì - Miguel lo aveva fatto passare avanti - Arrivederci Signora Turner - si era affrettato a dire.
- Buona giornata ragazzi - li aveva salutati con gesto gentile della mano e aveva infilato di nuovo il naso tra le pagine, ridacchiando.
- Scusala, si intromette sempre.
- Ma ti pare, è stata gentile. Quando verrai a casa mia vedrai cosa vuol dire intromettersi: mia madre potrebbe farti ritrovare davanti a una tavola imbandita senza che neanche tu te sia reso conto.
Leo si era messo a ridere divertito, ma l'idea di andare a casa di Miguel si era insinuata come un sogno che doveva restare tale.
- Mi stai mettendo curiosità su tua madre - aveva riso ancora.
- E non ti immagini la mia sorellina Ana: è un piccolo turbine.
- Quanti anni ha?
- 5.
- Oh, piccolina - si era addolcito subito, lui che aveva sempre sognato un fratellino.
- Sì, ma ti assicuro che è come averne quattro in casa perché è un piccolo carrarmato - aveva riso, oltrepassando velocemente la cancellata del parco e dirigendosi verso le altalene - Con tutti i bambini che ci sono qui, è un miracolo che le altalene siano libere.
- Non ci sono più i bambini di una volta...- si era fatto serio Leo, lasciandosi però sfuggire un mezzo sorriso.
- Hai proprio ragione, tutti presi dallo scivolo, dalla giostra...Chissà dove andremo a finire - aveva alzato gli occhi al cielo il maggiore, girandosi subito verso il biondo e mettendosi a ridere leggero.
- Sei proprio vecchio - lo aveva seguito l'altro.
- Più di te, sì - si era bloccato Miguel finto serio - Rispetto per gli anziani - gli aveva puntato gli occhi. in viso, facendolo bloccare.
- Esagerato - lo aveva spezzato di nuovo con una risata, che lentamente si era andata a perdere nell'afa.
In quella giornata di inizio estate, Leo aveva lasciato penzolare le gambe dal sedile dell'altalena, la testa che piano piano si riempiva di ogni pensiero: Come era successo? Perché era lì con Miguel? Nel senso, come era possibile che quel grandissimo figo di Miguel volesse uscire con lui?
- Leo...- il biondo era sobbalzato leggermente e si era girato di scatto verso il ragazzo al suo fianco.
- Sì - era talmente sovrappensiero che vedere il viso di Miguel davanti gli aveva provocato una fitta al fondo dello stomaco: Dio se era bello con i capelli scuri leggermente scompigliati e le perle di sudore che brillavano sul collo.
- Ma cosa hai dentro quello zaino? Se posso chiedere, perché sembra pesante - aveva staccato una mano dalla catena dell'altalena e aveva indicato lo zaino ai piedi di Leo.
- Oh, nulla, delle bombolette di vernice, alcuni stencil, un paio di mascherine.
- Aspetta -si era alzato e si era messo a calcioni sull'altalena per guardare meglio il minore, gli occhi enormi -Puoi farmi vedere i tuoi graffiti? - era completamente rapito.
Panico! Adesso che scusa usava per non fare una figuraccia pazzesca? Perché ovviamente non poteva mettersi a disegnare con gli occhi di Miguel puntati addosso, sarebbe morto per autocombustione.
- Sì, perché no - la bocca era stata più veloce dei pensieri - Possiamo andare alla stazione, lì sicuro un posto lo troviamo per non essere disturbati - come suona male.
- Sì! - Miguel si era alzato velocemente - Andiamo, allora!

- Migu, vieni - si era discostato Leo dalla zona d'entrata della stazione St Polydore, proprio verso la via parallela all'edificio, verso gli alberi bruciati - Lo so, è un po' scomodo, ma è l'unico posto dove è difficile che ci trovino.
- Tranquillo, non c'è problem...ah!
- Oi! - Leo si era girato subito a quel rumore - Tutto bene?
- Sì Leo, mi sono solo graffiato con un ramo, ma non è nulla - lo aveva guardato gentile, continuando a seguirlo in silenzio.
Pochi passi e si erano trovati davanti a un immenso muro di cemento grigio, nudo e chiaro: -È una fortuna che nessuno conosca questo posto - Leo aveva poggiato lo zaino a terra e aveva tirato fuori due mascherine - Tieni, mettila, così non ti intossichi con lo spray.
- Grazie - Miguel l'aveva afferrata e l'aveva indossata senza dire nulla - Sono stra curioso di vederti al lavoro - si era seduto a poca distanza, su una roccia che spuntava lì davanti.
Leo era arrossito un poco: si sentiva ancora in imbarazzo, ma allo stesso tempo aveva razionalizzato: si sarebbe fatto vedere in quello che, in teoria, era il suo campo e forse nel suo meglio - Hai idee sul disegno? - si era girato scuotendo una bomboletta.
- Sei tu l'artista - gli aveva sorriso ampio - Sorprendimi!
- Ok, ma non aspettarti grandi cose: di solito ci metto giorni a finire un graffito.
- Sono certo che farai comunque un capolavoro - gli aveva fatto l'occhiolino e a Leo si era scatenato un turbine nel fondo dello stomaco. Doveva fare finta di nulla, non pensarci e presto sarebbe tutto sparito. O almeno ci sperava.
Silenziosamente, aveva cominciato a disegnare grandi strisce blu curve sulla parte destra del muro e poco più in basso altre molto più corte. Aveva fatto lo stesso con una bomboletta azzurra e poi aveva decorato il tutto con il bianco, delicata e gentile, sembrava...schiuma.
- La grande onda di Kanagawa - Miguel aveva spalancato gli occhi brillanti - È perfetta!
- Aspetta, voglio aggiungere qualcosa di mio - aveva fatto finta di nulla per mandare giù la felicità forse troppo grande e si era spostato verso il lato sinistro del muro per disegnare un piccolo vulcano che eruttava.
- Non so davvero come tu faccia, sei bravissimo.
- Vuoi provare? - Leo si era morso leggermente la lingua: le tieni così le distanze con una persona?
- Potrei?
- Certo! - ormai la frittata era fatta - Vieni qui - gli aveva fatto un gesto con la mano e lo aveva fatto ad avvicinare a sé - Tieni, adesso faremo il fumo del vulcano.
- Sì grande capo - aveva riso leggero Miguel afferrando la bomboletta.
- Seguimi - gli aveva mostrato come fare, ma pareva che il maggiore fosse negato - Aspetta, aspetta, così - nulla.
- Leo, lascia stare, sono un disastro: ti rovino il graffito.
- Ma non è vero, non è così male - Leo aveva guardato la grossa macchia grigia - Da l'idea di...polvere.
- Dai, non fare l'educato, dillo pure: è orribile.
- Forse solo un po'...- si era lasciato andare.
- No no, proprio tanto.
- Hey, voi due! Cosa state facendo? - una voce grossa e minacciosa li aveva interrotti.
- Cazzo, la polizia - Leo aveva guardato Miguel un po' spaventato, ma il messicano era stato più veloce: gli aveva afferrato un braccio e l'aveva tirato verso il boschetto: -Leo, corri e non guardare indietro - era stato fermo e freddo, i passi che scricchiolavano sopra i rami arsi e schiacciavano i fiori colorati.
- Sai dove stiamo andando?
- No, ma ti giuro che ti riporto a casa in qualche modo - si era girato Migu sorridendo al biondo.
Il paesaggio correva veloce al loro fianco: Leo non lo aveva mai notato, ma dietro la stazione si stendeva un gigantesco campo di papaveri e fiordalisi, e ora che il treno li accompagnava verso il fiume, si rendeva conto che quel posto era davvero bello. Quando aveva distolto lo sguardo e aveva guardato davanti a sé, ormai il corso d'acqua era a pochi metri da loro e Miguel si era già seduto a terra.
- Che corsa! - si era piegato Leo con le mani sulle ginocchia e il fiato corto.
- Però siamo salvi - aveva alzato lo sguardo sul minore, che lo aveva guardato leggermente strano - Esagerato ancora? - aveva riso Miguel.
- Ci hai evitato una bella strigliata da un poliziotto e forse una denuncia - si era seduto al suo fianco - No, direi di no. Anzi, ti devo un favore.
- Aspetta a dirlo, dobbiamo tornare a casa e, devo essere sincero, non so assolutamente dove ci troviamo. Tu?
- Non sapevo neanche che ci fosse un campo dietro la stazione - aveva indicato con il pollice indietro.
- Ottimo... - Miguel si era stretto leggermente tra le spalle e aveva puntato gli occhi in quelli nocciola di Leo - Ma te l'ho detto: ti riporto a casa in qualche modo.

- Allora ci sentiamo, Leo - Miguel aveva alzato una mano per salutare l'amico sulla porta d'entrata della viletta gialla.
- Sì, ci sentiamo - aveva aperto la porta - Ciao.
- Ciao, Leo.
Leo non aveva nemmeno fatto in tempo a chiudere la porta che la voce di sua madre, nella stessa identica posizione in cui l'aveva lasciata, lo aveva raggiunto acuta: -Buonasera tesoro.
- Ciao mami.
- Divertito? - aveva poggiato il libro.
- Sì, non abbiamo fatto nulla di ché - Leo aveva evitato di dire alla madre della polizia e del fatto che per poco non si erano persi: sapeva quanto potesse essere ansiosa alle volte...
- Sembra gentile questo tuo nuovo amico. Come hai detto che si chiama? - ...e anche ficcanaso.
- Miguel.
- Ma a parte alla festa, come mai l'hai conosciuto?
- Fa l'aiuto cuoco da Indi.
- Ah - stava caricando la bomba, Leo lo sentiva molto bene e aveva già davvero molta paura - È molto carino - eccola, ecco che cominciava a mettere il becco nelle sue cose.
Leo aveva alzato le spalle, doveva fare finta di nulla e non darle ragione o si sarebbe fatto più male del dovuto, forse: - Lo conosco poco - si era dileguato su per le scale per evitare il discorso.
- Non ci sarebbe nulla di male se ti piacesse - la voce di sua mamma gli era arrivata lontana, tanto da farlo bloccare davanti alla porta di camera sua, la mano sulla maniglia e la testa bassa.
- Sai mami, qualcosa di male ci sarebbe - aveva detto scendendo le scale e sedendosi sul divano davanti a lei - So molto poco di lui...- aveva buttato lì nella speranza che sua madre capisse.
- E non tutte sono persone intelligenti - aveva sospirato, facendogli capire di aver capito perfettamente - Amore, vorrei poterti dare una soluzione, ma credo di non saperla. Ti posso dare solo un consiglio: segui l'istinto e fai le cose come e quando ti senti di farle - gli si era avvicinata e lo aveva preso tra le sue braccia.
- Grazie mami - aveva ricambiato l'abbraccio.
- Ti voglio bene, tesoro - gli aveva posato un bacio tra i capelli e per un secondo Leo non aveva prestato nemmeno attenzione allo schermo del cellulare che si era illuminato con un messaggio:

La prossima volta voglio
vedere "la notte stellata"

Graffiti di animeWhere stories live. Discover now