𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 21

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T/n pov:

-Certo, dimmi pure- replico aggrottando la fronte e mordendomi nervosamente il labbro inferiore.
Che cosa vorrà? Ho fatto o detto qualcosa di sbagliato? Non posso negare di sentirmi davvero nervosa in questo momento.

-Oggi tu e le tue amiche stavate parlando di me? Ho notato che mi fissavate in mensa-

Mi blocco all'istante, soffermandomi sul tono di voce da utilizzare per replicare. Non so se sentirmi sollevata per la domanda alla quale posso dare una risposta semplice oppure in imbarazzo per essermi fatta beccare a parlare di lui e fissarlo -Si, ci stavamo chiedendo se fosse il caso di invitarti a mangiare con noi-.

Non ho formulato la frase molto bene, ma per lo meno non mi sono ingarbugliata con le parole finendo per balbettare cose incomprensibili.
Nelle situazioni di tensione ed ansia mi capita molto spesso.

Come immaginavo in modo automatico il suo capo si china ed i suoi occhi puntano d'istinto nella direzione del pavimento.
Non lo conosco benissimo, ma è un gesto che fa spesso.
-Mi scuso in anticipo se la cosa ti dovesse aver dato fastidio- proseguo provando ad interpretare i suoi comportamenti.

-Non mi piace molto trovarmi al centro delle conversazioni altrui, però ora che so le vostre motivazioni non lo reputo un problema- si sfila le mani dalle tasche dei pantaloni lasciandole ricadere lungo il corpo -Al contrario, vi ringrazio per esservi preoccupate per me, ma vi assicuro che se non ce n'era il bisogno-.

In effetti non ha torto. Mi sento in colpa per averlo messo a disagio senza un valido motivo. Ora è probabile che di me si sia fatto l'idea sbagliata. Potrebbe pensare che sono una di quelle persone non in grado di farsi i fatti propri.

"E in parte potrebbe avere addirittura ragione..."

-Se ti va però domani puoi unirti a noi- aggiungo sorridendo.
Merda, ho parlato di nuovo senza pensare.

Aspetto trepidante una risposta, stringendo nervosamente i pugni.
-Si, magari- dice dopo secondi interminabili di silenzio.
La sua più che una conferma sembra una riflessione silenziosa con sé stesso, ma non mi ferma dall'esultare in silenzio dentro di me.

-Comunque sappi ancora che dispiace tanto, non volevo crearti disagio-.
Sento la necessità di scusarmi un' altra volta. Mi sento davvero uno schifo al solo pensiero di aver messo in soggezione una persona.

Scuote la testa senza proferire parola, lo prendo come un buon segno.

- C'è qualcosa che posso fare per farmi perdonare?- domando, consapevole del fatto che con buone probabilità risulterò insistente.

-Non ce n'è bisogno, non hai nulla per cui farti perdonare-.

Potrei anche fermarmi qui, sorridere e annuire restandomene zitta, ma evidentemente non è una cosa che so fare bene -Che ne dici se andassimo a mangiare in un posto a tua scelta?L'ultima volta l'avevi proposto anche tu. Prendilo un po' come un mio modo per domandarti scusa-.

Potrebbe essere solo una mia impressione, ma sembra quasi sussultare silenziosamente. Mi pento all'istante di quello che ho appena detto, ma ormai è troppo tardi per rimangiarmi le parole.

-Non credo sia una buona idea- sussurra infine, evitando di proposito il mio sguardo.

In questo istante è come se mi stessero prendendo a martellate nello stomaco.
Ci rimango male, nonostante io non mi aspettassi che la situazione andasse diversamente.
Però non voglio farglielo notare, non desidero che si senta in colpa.

-Oh, capisco...- cerco di non sembrare troppo delusa, recitando una parte che non corrisponde al modo in cui mi sento ora -Non preoccuparti, sarà per un'altra volta- accellero il passo per scappare da questa situazione imbarazzante in cui mi sono messa con le mie stesse mani.

𝐂𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐃𝐢 𝐂𝐚𝐫𝐭𝐚~𝑇𝑜𝑑𝑜𝑟𝑜𝑘𝑖𝑥𝑅𝑒𝑎𝑑𝑒𝑟Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora