5. Amici?

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HARRY'S P.O.V

Non ho più scuse, le ho usate tutte; non mi rimane che sistemarmi per l'ennesima volta i capelli, e raggiungere Gem all'ingresso.

Avrei replicato volentieri la serata film con mia madre, ma una promessa è una promessa, quindi eccomi qui, pronto per una serata, nella movida londinese.

"Alla buon ora, fratellino!" mi riprende Gem. Indossa un abito troppo corto per i miei gusti; non ha mai apprezzato questo tipo di abbigliamento, ma probabilmente prima d'ora, non è mai entrato in gioco il fattore: Ashton Irwin.

"Gem, sei sicura di star bene?"

"Non una parola, riuscirei a smontare i tuoi rimproveri in modo cattivo, e non ho intenzione di litigare con te, stasera."

So cosa mi direbbe, che non mi sono mai lamentato quando le ragazze con cui uscivo, vestivano esattamente come lei. Peccato che di loro non mi importasse a sufficienza, mentre lei è mia sorella, e vorrei che venisse apprezzata da Ashton per quello che è; una ragazza bellissima, intelligente e divertente.

"Andiamo prima che cambi idea, Greg ci aspetta" le suggerisco, dandole un bacio sui capelli.

Usciamo in cortile e la macchina scura della sicurezza, è pronta a portarci a destinazione. Gem è visibilmente euforica e Greg sembra apprezzare il suo fiume di parole.

Mi metto comodo sul sedile posteriore perdendomi ad osservarli, cercando di ascoltare, quello che Gem riesce ad elaborare in continuazione.

Conosco solo una persona in grado di spaziare da un argomento all'altro, così velocemente. Un brivido mi percorre la schiena nella consapevolezza che non ho più un contatto con lei, da ormai tre settimane.

Le sue foto sono ovunque, i giornali si inventano aneddoti assurdi sul suo stato d'animo, ma so per certo che nulla di quello che dicono, è vero. Non rivedo lei in quelle pagine, vedo solo qualcosa di artificiale, che non riuscirà mai ad essere.

Non ho più la situazione sotto controllo e vorrei solo sapere se sta bene, se il lavoro procede come ha sempre sognato, oppure se ha bisogno di qualcosa. Se non fosse che, così facendo, rovinerei tutto, le avrei già scritto, ma non posso e nemmeno dovrei volerlo.

L'ipocrisia regna sovrana dentro di me, da quando lei se n'è andata, da quando io non ho fatto nulla per tenerla con me. Mi chiedo solo se sarò condannato a questa ipocrisia per sempre, oppure se un giorno, le cose andranno meglio.

Grace è riuscita a cambiare la situazione, ad eliminare tutto quello che di fastidioso, c'era nella mia vita, ed ora che non ho più il suo aiuto, tutto sta tornando come prima.

Lei non ha cambiato solo me, fino a qualche mese fa, una conversazione come quella che sta avvenendo davanti ai miei occhi, sarebbe stata soltanto un miraggio; Greg non si sarebbe mai sciolto, non avrebbe mai accolto con sorrisi, e frasi più lunghe di monosillabi, i racconti di Gem.

La risata di mia sorella arriva rumorosa alle mie orecchie e mi unisco a lei senza pensarci. A differenza sua però, sto ridendo di me stesso, della mia debolezza, e dell'incapacità di essere felice senza di lei.

Tornare a Londra è stato letale, non ho nessuna distrazione a portata di mano, niente in grado di filtrare i miei pensieri, che da quando sono qui, conducono per la maggior parte del tempo, a lei.

Vorrei che Kendall fosse qui, che mi aiutasse a spegnere il cervello almeno per qualche ora, ma fino alla prossima settimana, non riuscirà a raggiungermi. Devo trovare un diversivo almeno fino al suo arrivo.

"Haz, siamo arrivati" mi richiama Gem, guardandomi attentamente.

Odio essere studiato in questo modo, odio che lei sappia che qualcosa non va. Sono abbastanza grande da poter risolvere i miei problemi da solo, senza la necessità di dare preoccupazioni alla mia famiglia.

Let It be ||A kind of magic||Where stories live. Discover now