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L'immenso tavolo in legno dorato, riccamente apparecchiato, si ergeva al limitare del piccolo lago ghiacciato, riflettente la pallida luce solare, mentre la famiglia reale, sistemata attorno ad esso, si prendeva una breve pausa dagli eventi interminabili della Settimana delle Stelle.


Mira si tormentò, per la milionesima volta quella mattina, il labbro inferiore, mordendolo pensierosa.

Il ricordo di quello strano essere non l'abbandonava un attimo, continuava a rivivere la scena nella sua memoria, ripetendosi ogni frase e ogni gesto, ancora e ancora. Era certa che se ci avesse prestato più attenzione avrebbe presto capito di che creature mitologica si trattasse, se solo avesse seguito le lezioni con maggiore interesse, sarebbe stata lei a sconfiggerla. Non avrebbe avuto bisogno dell'aiuto di un lupo o di Sam, la sua spada si sarebbe abbassata sulla sua gola, come sola giudice di vita e di morte.


《Desiderate altro?》La voce del piccolo cameriere la riportò alla realtà.


Fece un breve cenno di no con la testa e smangiucchiò un chicco d'uva, guardando distrattamente suo padre. Aveva notato delle insolite occhiaie sul suo bel volto, e questo, insieme al suo improvviso atteggiamento loquace, la rendeva nervosa. Suo padre così incline al silenzio e dai risaputi modi burberi, accarezzava la testolina bionda di Ash, assorta dal suo discorso sull'intelligenza dei corvi.


《Un uccello non può ricordare queste informazioni, non essere ridicola.》La frenò sua madre, con un lieve sguardo di rimprovero.


Ash si strinse nelle spalle, accarezzando dolcemente il minuscolo pulcino nero posato sul suo braccio. 《È così, madre cara.》


《Di certo i tuoi uccelli hanno una memoria migliore dei miei soldati.》Sghignazzò Darius, provocando le risate sommesse delle sorelle.


Mira quasi sputò l'uva nel trattenersi, bevve un sorso di latte fresco dal bicchiere in vetro colorato, per mandare giù il tutto.


《Non morirci.》Scherzò il principe, prima di rivolgersi al re, il volto improvvisamente serioso.

《Alcune volte credo che il Lord Comandante si sia rammolito nell'addestrarli. Certi non andrebbero proprio ammessi nella Guardia.》


Mira non poteva trovarsi più d'accordo, alcuni uomini non erano fatti per la guerra, non più di certe donne almeno, e Sam non avrebbe dovuto accettare ogni scarto della società, convinto di poter trovare, in ognuno di loro, un vero guerriero nascosto come una pepita in mezzo al letame.


Una risata impertinente risuonò oltre le sue spalle.《Quindi madame mi fareste ben di peggio?》La voce piena di ilarità.


La investì un'insopportabile ondata di calore, secco e pungente. Incandescente. Le sembrava di essere impilata su di un rogo accesso, delle piccole gocce di sudore le solcarono rapidamente la fronte.


Si costrinse a resistergli, e nonostante le sembrasse quasi che il tempo al tavolo si fosse fermato, guardò con attenzione la sua famiglia.


Ash intenta a dare delle briciole di pane nero al corvo, Teti che preparava una nuova coroncina di rose rosse con cui avrebbe ornato la sua testa, Clythia che fissava il piatto stra-colmo di cibo persa in chissà quali pensieri, i suoi genitori e suo fratello presi a discutere di guerra e strategie. E infine si concentrò sulle sue mani calde e piccole, che si stavano improvvisamente raffreddando.

Un sottile strato di neve le ricoprì e iniziò a ricoprire le posate e i bicchieri di fronte a lei, i piatti, il tavolo.


《Mirabelle che sta succedendo?》Suo padre alzò la voce, interrompendo ogni discorso.

Ma lei non lo ascoltava, sentiva solo il rumore incessante e ritmico della neve che scendeva copiosa attorno a loro.

Scendeva in una strana danza, che sembrava parlare a una parte più antica di lei.

Quella parte che avrebbe voluto togliersi le scarpette in cristallo e affondare i piedi nella fredde neve. Quella parte che desiderava staccarsi ogni singolo laccio del corpetto, rimanendo in una vestaglia leggera.


Quella parte che si sarebbe buttata nel lago, congelando con esso.


Ma lei non era solo quella parte, non più, richiamò temporaneamente la linfa vitale che l'animava e poi la ricacciò al di fuori, alle sue spalle.


Sentì i colpi ricadere ritmici e precisi, lì dove li aveva lanciati e poi arrivò un tonfo del tutto inaspettato.


Si voltò, pronta ad ammirare la sua opera, con un nuovo sorriso nel volto, più che soddisfatta.


La coppia era circondata da centinaia di pugnali in ghiaccio, conficcati nel ghiaccio, a pochi centimetri di distanza.

《Principessa.》Un paio di occhi neri, illuminati di ammirazione, le catturarono lo sguardo.

Sorrise nel vederlo intento a sventolare un po' d'aria alla nuova cortigiana, riversa a terra, al suo fianco.


《Credo che non basterà un po' d'aria, generale. Dovremmo portarla in infermeria. 》Teti, come la maggior parte della servitù, era accorsa al limitare dei pugnali, pronta ad aiutare.


《Credo che dovremmo andarci tutti. Questi spaventi danneggiano incredibilmente i miei poveri nervi.》Sua madre si massaggiò le tempie, puntando uno sguardo accusatorio al re.
《Di tutti i tuoi figli, dovevi donare il tuo potere a quella meno disciplinata.》


Mira reprimette un moto di fastidio e si concentrò sui pugnali, trasformando il solido in liquido.

Nel giro di un'istante, due soldati corpulenti, liberi da ogni impedimento, presero la bella cortigiana ai piedi del generale, portandola via.


《Il potere della nostra terra è andato a colei che sa controllarlo.》Le rispose lui, strofinandosi gli occhi vecchi e stanchi.

《Questo per te è controllo?》

《Considerato che nessuno dei tuoi figli sarebbe in grado di farlo, senza causare delle vittime, sì. Per me è controllo. 》Le rispose, alzandosi e prendendo un piccolo bastone di legno a cui sostenersi. 《Bambina mia, ti aspetto nel mio studio.》

A winter's tale Where stories live. Discover now