18 - Scivolerà tutto via?

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La funzione era già iniziata, ma Don D'Arcento se l'era presa comoda, visto che stava trascinando la prima lettura come Gegè trainava il carretto di Funiello. Per non sconvolgere le pie vecchiette devote al pettegolezzo di piazza, io e Filomena scegliemmo la porta laterale. Non entrai con tutta la selvaggina insanguinata. L'albero di pero appena distante mi offrì un nascondiglio tra i ramo. Però mi ritrovavo a petto nudo, ahimè.

Dato pure il ritardo ero sicuro di sorprendere mamma, che stava seduta affiancata da Cosetta e Palma nella panchina centrale, e invece no, fu Sabino a sorprendermi vedendolo seduto sorretto da un ragazzone a me sconosciuto, mentre Cristina lo coccolava in segreto carezzandogli la radice della coscia. Stavo per esclamare qualcosa di sconveniente, ma siccome avevo appena perso la verginità con Vuòlt mi trattenni, non potevo più giudicare nessuno. E poi Sabino stava gradendo.

Cercai un posto discreto dove sedermi, mentre pensavo già a quando sarei ritornato al mare. Perché sì. Ci sarei ritornato nonostante il pericolo annunciato, fosse pure per sincerarmi dell'assenza dei soldati, di Walter, anche solo e forse per alimentare la delusione, la rabbia, il dolore, l'odio e tutto il resto, e soprattutto per non dimenticarlo, avrei fatto ritorno al Mar Piccolo. L'insieme di tutto quello che provavo non volevo finisse.

Sotto l'occhio vigile di Don D'Arcento, che non la smetteva mai di puntarmi nemmeno mentre stava leggendo il passo del giorno della Bibbia, mi sedetti in fondo la chiesa. Accanto c'era solo un signore che salutai con un cenno. Quello rispose con un bisbiglio dal quale si propagò puzza di denti marci. Per educazione non reagii, ma non appena posai il sedere sulla panca, sobbalzai come se mi fossi bruciato le natiche. Cacciai un urlo strozzato. E io che credevo di dimenticarmi di Walter! Macché, semmai mi ero dimenticato del rovescio della medaglia dell'aver fatto l'amore per la prima volta. Però mi piacque, voleva dire che il nostro incontro era avvenuto per davvero. Un po' meno mi piacquero gli sguardi che avevo attratto. Persino mamma si era voltata per rimproverarmi in silenzio per l'indecenza di non aver la camicia addosso. Don D'Arcento lo interpretò come un'altra delle mie prodezze anticlericali. Non mi cacciò, no, piuttosto mi invitò a spiegare a tutti cosa della sacra lettura non avevo gradito. Lo stronzo mi esortò a presenziare all'altare. Non mi tirai indietro.

Per fortuna il vecchietto puzzolente mi cedette il suo paltò estivo. Strano. Profumava di bucato fatto con cenere e alloro, ma nonostante la ritrovata decenza, decine di croci si disegnarono nell'aria man mano mi avvicinavo al prete. I miei concittadini stavano vedendo il demonio in chiesa. Qualche signora era stupita che il Padreterno non mi avesse ancora incenerito. Le ignorai. Solo nonna Rita rimase austera, mascherava le emozioni fissando il grande Cristo crocifisso che dominava l'ampia parete oltre l'altare presieduto dal prete, che al contrario non si trattenne dal ridere di me.

Attesi paziente che terminasse lo sproloquio benedetto. Era l'unica occasione per mettere in guardia la gente. La prossima futura guerra che sarebbe infuriata a Taranto da lì a meno di una settimana, poteva coinvolgere anche noi. Abbandonai l'eleganza della lingua italiana a favore del comprensibile dialetto, cosicché il mio messaggio potesse essere più chiaro.

Riuscii perfino a incuriosire Don Tarcento. «E com'è possibile che tra pochi giorni a Taranto ci sarà un secondo bombardamento? Chi te l'ha detto?» Chiese riferendosi alla notte tra l'undici e il dodici novembre 1940, quando furono gli aerei inglesi ad attaccare la regia marina militare italiana. Bastò la semplice allusione a gelare i vecchi volti osservanti.

«Farebbe meglio a chiedersi cosa faremo se e quando ci ritroveremo i tedeschi in fuga attraversare Murice. Lei sa che gli animali feriti non contano fino a dieci pur di difendersi all'estremo, vero?»

«Se hai prestato ascolto alla lettura, seguiremo l'esempio di Cristo che si è fatto ospite in mezzo agli ultimi, raccomandandoci di essere ospitali gli uni con gli altri.» Stranamente mi convinse, nonostante la sua proposta poetica, ma a convincermi furono le parole non chi le aveva riportate. «Ancora non ci hai dato prova della guerra a Taranto.»

Corri incontro al fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora