Capitolo 9 - Libertà

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(T/n)'s pov

Passarono settimane da quanto Tobias mi ebbe quasi uccisa. Da quel giorno, oltre a starmene brava e temerlo infinitamente, riuscì ad escogitare un piano per tentare la fuga. Eh già, decisi di scappare e rischiare morte: ormai qualunque cosa faccia, potrebbe mandarmi all'altro mondo, quindi perché non tentare? Oltretutto, le ferite sono quasi guarite completamente, non mi ostacoleranno in ipotetiche corse. In più, non posso assolutamente permettermi di procurarmi ulteriori ossa rotte o tagli profondi; non c'è momento migliore di questo per riappropriarsi della propria libertà, il diritto più prezioso che una persona possa avere.

«Buongiorno ba-ambolina» disse il ragazzo sbadigliando e stiracchiandosi la schiena, accompagnato dai suoi soliti tic. Risposi con un semplice e balbettante "giorno", privo di emozioni. «Come t-ti avevo già accennato ieri, oggi devo re-ecarmi in un posto poco pi-iù lontano dal centro c-città, quindi fa la brava... anche se orma-ai sembra che te abbia i-imparato le regole. Il che mi lieta m-ma annoia al tempo ste-esso, mi manca giocare con te
ba-ambolina». Tobias ridacchiò; sospirai. Preparò tutto il necessario per il suo "lavoro", e dopo qualche minuto fu pronto per uscire di casa: «A dopo b-bambolina» disse facendo un cenno di saluto con la mano e chiudendo la porta.
Aspettai qualche minuto, per essere sicura fosse abbastanza lontano dalla casa per non farmi sentire, e mi alzai in piedi.
È il mio momento, devo fare più in fretta possibile. Quel pazzoide si è pure dimenticato di chiudermi a chiave, lasciandomi il via libera per la fuga.
Dai cassetti delle mensole, presi le forbici e il taglierino arrugginiti che ebbi trovato tempo fa, per poterli usare come eventuali armi da difesa, insieme a qualche snack per non morire di fame e una bottiglietta d'acqua. Sperando che la fuga vada a buon fine.
Aspettai un'altra decina di minuti, ed aprì lentamente la porta della casa. La leggera brezza di vento mi scompigliò i capelli e mi accarezzò la pelle. Chiusi gli occhi: le mie guance sentirono subito il gelo, come le mie mani che si freddarono subito. «La mia libertà...». Mi soffermai a guardare quel bellissimo paesaggio autunnale che avevo davanti agli occhi, e respirando quell'aria pulita che aveva la foresta. Non sembra vero, sto riuscendo a fuggire.
Ritornai alla realtà, ancora non ero salva.
«L'uscita del bosco sarà a destra o sinistra? Destra o sinistra?! Concentrati (T/N), respira e sta calma.». Mi guardai intorno, per poi posare il mio sguardo sul terreno: c'era la forma di un piede in un punto poco più fangoso. «È per forza un'impronta di Tobias, mi basterà seguire la direzione della punta del piede per trovare l'uscita della foresta».
E così feci. Camminai alternando la semplice camminata a momenti di corse brevi, per stare meno tempo possibile in quel dannato luogo. Non avrei mai pensato di provare così tanto dolore e sofferenza in uno dei posti che più amo e ho a cuore.
Man mano che proseguivo, notavo che la foresta era sempre meno fitta: ciò significava che ero quasi vicina alla sua fine.

Sentii dei leggeri dolori alla testa. Mi fermai appoggiandomi ad un'albero, e decisi di sedermi un'attimo.
Probabilmente mi sono sforzata troppo e ho bisogno di recuperare un pò di energie. Dopotutto, oltre ad essere stata ferma per giorni, non ho neanche mangiato in modo saziante e salutare.
Mangiai qualcosa e bevvi un pò d'acqua, ma assieme a quel dolore s'affiancarono stanchezza e veri e propri giramenti di testa.
Che mi succede? Prima stavo così bene, non capisco... perché vedo doppio...
Anche il respiro iniziò ad essere irregolare. Ero più affannata, nonostante fossi seduta e non mi mossi per nulla. Era come se potessi perdere conoscenza da un momento all'altro.
Con quelle poche forze, mi versai qualche goccia d'acqua sul viso, sperando in una ripresa, ma fu tutto vano.
Più mi guardavo intorno, più tutto era sfocato, come se mancassero dei pezzi nella mia visuale. Era tutto confuso.
A ciò, si aggiunse un leggero ronzio nelle orecchie, come se fossi esclusa e fuori dal mondo.
«Ma si può sapere che cazzo succede-» balbettai spaventata. Con un pò di concentrazione, capì che il rumore che sentivo presentava maggior intensità dietro di me, così mi voltai lentamente e tenendo lo sguardo a terra. Qualcuno mi stava osservando. Notai delle scarpe nere lucide e pantaloni lunghi dello stesso colore. Dietro un'albero magro e alto.
Alzai lo sguardo gradualmente e lentamente.
Che persona alta, ha delle gambe snellissime, il torso sembra non iniziare mai.
Arrivai a quello: aveva giacca e cravatta nera, con sotto una camicia bianca. Ma la cosa che mi inquietava di più, era l'incredibile lunghezza innaturale di quelle braccia, insieme a quelle mani pallide, quasi bianche.
Non può esistere una persona così, stare con Tobias mi avrà fatta diventare pazza e ora ho le allucinazioni... non può essere reale quel che sto vedendo...
Continuai a osservare quella persona, alzando lo sguardo fino al volto. Inesistente.
Sgranai gli occhi, non era possibile. Non presentava una faccia, ma solo testa bianca, come le mani.
Com'è possibile... cos'è quest'affare? È ovvio, sono diventata una pazza da ricoverare, grazie mille Tobias.
Provai ad ignorare la "cosa" che stava dietro di me, alzandomi in piedi traballante, ma non appena gli diedi le spalle, non vidi più nulla, solo strisce moventi bianche e grigie, come le interferenze dei vecchi televisori quando ne manca il segnale. Identiche.
Iniziai anche a sentire dei rumori, come se si stessero avvicinando a me pian piano. Sembrava il motore di un'auto.
Il ronzio si fece più insopportabile di quanto già non fosse, diventando come un fischio insistente, e finì per accovacciarmi a terra e con le mani alle orecchie, nel vago e invano tentativo di non sentire più nulla.
Il rumore d'auto sembrava essere proprio davanti a me, per quel poco che continuai ad ascoltare, ma anche se aprivo gli occhi non vedevo nulla.
Non percepii più nemmeno il mio stesso corpo, non riuscivo più a muovermi, per quanto ci provassi.
Insieme a tutto ciò, però, riuscii ad udire dei passi veloci e pesanti alla mia sinistra. Qualcuno stava correndo, spezzando le foglie e i rami secchi caduti a terra.
Usai tutte le mie forze per mettere a fuoco la vista e avere una minima intuizione di chi o cosa fosse, ma di colpo vidi tutto nero. Stavo cadendo all'indietro.
Sentii qualcuno avvolgermi a se, ma persi totalmente la cognizione del mondo esterno.

Tutti possono cambiare - TicciTobyxReader [Dark Story]Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt