Capitolo 11 - Debolezze

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Tobias's pov

Mentre stavo dialogando con (T/N) per conoscerla meglio, notai Slenderman osservarci dalla finestra. Mi recai immediatamente da lui per sapere cosa volesse, lasciando (T/N) in casa ad aspettarmi.

«È successo q-qualcosa capo? Non è tu-ua abitudine mo-ostrarti così i-improvvisamente vicino i-il mio rifu-ugio. Sei così espo-osto che ti ha visto anche i-il mio o-ostaggio» gli feci notare, indicando la finestra. «Se la tua dolce ragazzina mi nota, intimorendosi ancora di più,  è solo sicurezza guadagnata. Stiamo rischiando fin troppo facendola rimanere qui e lo sai.» disse telepaticamente. «Ancora c-con questa storia? Ho la situ-uazione sotto contro-ollo, non scapperà p-più» risposi iniziando ad innervosirmi. «Vedremo Toby... sarebbe un problema se non sarai in grado di ucciderla. Vorrei ricordarti che, da quando sei ai miei ordini, non hai avuto il coraggio di cacciare nemmeno un'animale selvatico per cibartene.» disse. «Che se-enso ha uccidere degli a-animali innocenti se p-posso andare in n-negozio e acquistare più vive-eri? Dopotutto queste creature s-sono prive di cru-udeltà, meritano la vita» spiegai. Gli animali sono sempre stati gli unici esseri che non ho mai avuto il coraggio di odiare. Più volte, nella foresta, sono andato di proposito a trovarli, per avere compagnia e osservarli in tutte le loro sfumature. «Lo vedi Tobias? Purtroppo, in qualche piccolo angolo del tuo oscuro e sadico cuore, è rimasto un briciolo di amore e compassione. Anni fa, non sei stato in grado di uccidere tua madre... chi mi dice che non farai lo stesso con quella ragazza? Questa sorta di contatto che hai con lei ti porterà alla rovina, ne diventerai dipendente.» continuò a parlare Slender. «Non n-nominare mi-ia m-madre.» quasi urlai innervosendomi, ma tentando di tenere l'autocontrollo per non peggiorare la situazione. «Era l'unica p-persona che mi amava e a cui tenevo, n-non potevo ucciderla. E non de-evi preoccuparti, lei è stata l-la sola e unica insieme a mia so-orella. Gli umani non potranno ma-ai avere lo stesso effe-etto su di me, n-nessuno potrà mai provare affetto p-per un killer... ne tanto me-eno io potrò provare senti-imenti genuini verso a-altre persone» spiegai calmandomi per quanto mi riuscì. Sentire e nominare Lyra e la mamma mi porta solo sofferenza e debolezza. Avrò dimenticato moltissime loro memorie per via dell'amnesia, ma il loro affetto non lo scorderò mai. «Vedremo Toby, vedremo... comunque non sono venuto per questo: voglio che stasera tu uccida una ragazza. Si chiama Jessica Brown, è una famosa modella diciassettenne di cosmetici e make up. Data la sua fama, non dovresti aver problemi a rintracciarla» spiegò impassibile, come se il discorso precedente non gli avesse fatto né caldo e né freddo.
Ed io che pensavo volesse rimproverarmi o punirmi... meglio così.
«Son certo che ti divertirai ad ucciderla, spesso maltratta le persone a suo servizio servendosi della sua fama. L'ho scelta appositamente per te, una bellissima bulla. Potresti anche sfogare tutta la tua libido verso di lei, potrebbe aiutarti a distaccarti dal tuo scadente ostaggio». Slender concluse il suo discorso facendomi solo innervosire più di quanto non lo fossi già prima. Come osava dire ciò sulla mia bambolina?
«Stai i-insinuando che io non sappia sce-egliere gli ostaggi? L'importante è c-che piaccia a me, non devi per fo-orza averci a che f-fare.» risposi con una lieve insolenza che, stranamente, non gli diede fastidio. «Ora va, la notte sta per calare... non deludermi». Slender, causando qualche piccola interferenza, si teletrasportò via, come suo solito.
Mi ha fatto proprio innervosire adesso... ha perfino liquidato la discussione.

Aprì la porta di casa. (T/N) voltò la testa verso di me, guardandomi come se aspettasse che le raccontassi com'è andata con Slenderman. La ignorai, preparandomi invece per lavorare.
«Il tuo capo... Slenderman... ti ha detto qualcosa su di me?» mi chiese titubante. «N-non sono affari t-tuoi ba-ambolina» le risposi seccato, mentre sistemai le accette alla cintura e cambiai felpa. «Q-quindi qualcosa di me l'ha detta? Voglio solo sapere se l'ha fatto, non mi interessa cosa...» insistette (T/N). Notai la sua paura nel chiedermelo. Avrà sicuramente percepito il mio nervosismo, nell'ambiente si sente una certa aria tesa. «Si, l'ha f-fatto.» risposi. (T/N) si limitò a mugolare un semplice "oh", avvicinando le ginocchia al petto, poggiando le braccia sulle gambe e guardando il vuoto. «Non d-devi aver paura di lui, pri-ima di sfiorarti deve pa-assare sul mio cadavere, le mie c-cose non deve toccarle» provai a dire per tranquillizzarla. Insomma, non può restare triste e malinconica, dov'è finita quella ribellione e insolenza che mi fa godere come un pazzo? Un giocattolino che non ti fa più divertire, che non ti fa sentire il piacere dì giocare... è solo da buttare. Io non voglio rinunciare al mio proprio sul più bello, vittime così sono rare se non introvabili. Altre persone scapperebbero, si farebbero uccidere, si suiciderebbero e quant'altro pur di porre fine alla sofferenza. Invece lei no, me la fa spassare un sacco, non mi ci annoio, e, cosa più soddisfacente, mi teme infinitamente quando sono fuori di me. E, nonostante tutto, cerca ancora la speranza di poter tornare a vivere. Piccola illusa...

Tutti possono cambiare - TicciTobyxReader [Dark Story]Where stories live. Discover now