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Per tutta la vita mi è stato chiesto cosa desiderassi fare da grande. A differenza di mia sorella gemella, Paige, non ho mai avuto una risposta ben precisa. A cinque anni volevo fare la Barbie, a otto la principessa avventuriera, a undici la cantante rock, a sedici le idee hanno cominciato a scarseggiare e adesso, a vent'anni, mentre ho una sorella che a breve concluderà il college, non ho la più pallida idea di cosa mi appassioni.

Mi piace quello che faccio adesso, ma credo solo che non sia ciò che desidero fare per la vita. Servire drink in un locale, drink che non posso nemmeno consumare visto che non ho ancora ventuno anni, è un lavoro che mi aiuta a mantenere le spese del posticino in cui vivo e le poche bollette che ricevo, dunque, non me ne lamento. Vorrei soltanto capire cos'è che voglio davvero, cos'è che agogno con tanto fervore e riempire quel tassello mancante nella mia vita che urla di essere notato.

Beh, caro tassello dei miei stivali, in caso non l'avessi notato, non è semplice scovare la propria passione e poi non è che io non ci abbia tentato a scoprirla.

Sospiro, infastidita dalla mia stessa mente e attraverso, attenta a non farmi mettere sotto da qualche pedone. Vivo nel caotico centro di Boston da soli sei mesi e lo adoro, trasferirmi dopo un'agonizzante ricerca di monolocali che non costassero un occhio della testa è stato rigenerante. In realtà, ho cominciato a vivere da sola due anni fa: compiuti i diciotto avevo già un bel gruzzoletto da parte, perciò, ho preso le mie cose e mi sono trasferita a Dorchester, letteralmente a quindici minuti di macchina da Marina Bay cosicché mamma potesse venirmi a trovare quanto più desiderava. Mi piaceva come quartiere e il fatto che mi trovavo già a Boston, alzava le mie speranze. Dopo mesi e mesi di ricerche insieme a Danny e Vivienne, sono finalmente riuscita ad accaparrarmi un buco non molto distante dal Red Moon. Nonostante io non abbia ancora trovato un attimo di tempo per stare con la mia famiglia tra il trasloco e i turni parecchio fastidiosi al locale, è inutile rimarcare quanto io ne sia stata felice. Mamma un po' meno, ma pazienza, doveva immaginare che una cosa del genere sarebbe accaduta prima o poi.

Raggiungo l'ingresso del Boston Common abbastanza in fretta e lancio uno sguardo all'orologio. Rabbrividisco e borbotto. È solo il ventuno agosto e fa già freddo. Ecco perché detesto il Massachussets. Clima del cavolo. Scorgo un enorme tavolo pieno di gente, un sorriso spontaneo sorge sul mio viso quando noto il mio angelo notarmi e iniziare a correre nella mia direzione.

«Zia Mol!» urla la peste che da ormai cinque anni e mezzo riempie il mio cuore d'amore e il mio stomaco di dolciumi. Facciamo una strage quando siamo insieme.

«Eccolo!» esclamo mollando la borsa sul prato prima di acciuffarlo al volo.

Devon ride stringendomi le braccia al collo e mi lascia un bacio sulla guancia.

«Zia, zia!»

Mi volto, ridacchiando, quando noto altre due gnome zampettare nella mia direzione. Valerie e Valentine Bradshaw – che noi abbiamo affettuosamente denominato gnoma uno e gnoma due – le ultime arrivate in famiglia. Quasi quattro anni ciascuna ma già piene di energia.

«Le tue sorelle ti hanno fatto disperare?» mormoro.

«Vogliono sempre giocare con le mie macchinine ma io gliel'ho detto che ci gioco solo con te e zia Paige» sbuffa il bambino.

«Tesoro, sono piccole, è giusto che giochi con loro. Ti vogliono bene.»

«Anche io, però le macchinine sono nostre»

Sorrido e lo metto giù, pronta ad accalappiare le due pesti più piccole.

«Ciao, tesori miei!» mi chino e stringo le due bimbe al mio petto mentre loro strillano felici. Cielo, amo così tanto i miei nipoti. Anche quelli non nati da mio fratello.

Scorgo immediatamente Aurora, la figlia di Delia e Trev tra le braccia del papà e sorrido mentre, insieme ai miei tre tesori, raggiungo finalmente il grande tavolo. «Ciao a tutti!» esclamo alzando la mano non stretta a quella di mio nipote.

«Finalmente esci dalla tana!» Delia si avvicina e mi stringe in un abbraccio.

Ridacchio e ricambio la stretta. «Hai ragione ma sono stata un po' impegnata al locale e a casa. Sto cambiando un po' di cose» spiego.

«Che non accada più. Rory ha chiesto di te almeno venti volte solo stamattina. Per non parlare di Paige! Non si vede mai nemmeno lei» borbotta.

«Ehi!» si intromette la mia gemella «ho un sacco di roba da studiare io»

«Sì, sì, però il tempo di andare alle feste lo trovi.» la punzecchia Danny.

Saluto mamma e Greg, ormai coppia fissa da quattro lunghi anni e i genitori di Delia, che ne hanno approfittato per fare visita a tutti. Bacio Paige sulla fronte e poi stringo forte Vivienne.

«Ciao, tesoro» sorride.

«Ehi» accarezzo il suo viso «come ti senti oggi?»

«Molto meglio, grazie» pizzica la mia guancia.

Con immenso dolore, proprio qualche settimana prima che mi trasferissi nel mio monolocale, Cece, il vecchio capo di Vivienne e grandissima amica, è venuta a mancare. A quanto pare già da tempo addietro aveva cominciato a manifestare alcuni sintomi, solo in seguito si è venuto a scoprire si trattasse di un brutto male ai polmoni. Per Vivienne è stato un periodo molto difficile questo, perciò, vederla così sorridente, insieme a noi, mi fa solo più che piacere.

«Ehi, Tre-» le parole mi muoiono in gola nel momento in cui noto il mio amico parlare con un omone alto almeno venti centimetri in più della sottoscritta.

«Molly!» Trevor allarga le braccia e mi attira in un abbraccio. Stretta a lui, spalanco gli occhi quando mi rendo conto di chi mi sta di fronte.

Non riesco a capire se mi riconosca o meno. Tre secondi dopo ho la mia risposta.

«Molly?» 

𝐌𝐎𝐋𝐋𝐘 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟑]Where stories live. Discover now