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Chuuya's P.O.V.

-Ancora non capisco perché ci abbiano fatto tornare a casa - disse pensieroso Akutagawa, seguendo Chuuya nell'appartamento al piano di sopra.

Il rosso aprì violentemente la porta dell'appartamento, fadendola sbattere contro il muro- Perché vogliono mantenere la loro reputazione del cazzo ecco perché! -esclamò indispettito avviandosi verso la cucina.
Aveva bisogno di un tè alla ciliegia per calmare i nervi.
Non appena l'annuncio del tentato omicidio a casa Miyamoto era arrivato alla sede centrale di Scotland Yard, tutti gli agenti disponibili si erano messi subito in moto, pronti per andare sulla scena del tentato delitto. Anche Dazai, Chuuya e Akutagawa si erano proposti per andare sulla scena ad indagare, ma Kunikida li aveva fermati sul nascere, dicendo che per adesso non avevano bisogno del loro aiuto, e che, in caso contrario, avrebbero provveduto ad informarli. Uscendosene perfino con la frase:

"Scotland Yard ha degli investigatori competenti che sapranno occuparsi del caso anche senza di voi"

A quelle parole Chuuya aveva fatto veramente fatica a non scoppiare a ridargli in faccia. Quel Kunikida era davvero assurdo, nonostante avesse la prova lampante che la sua adorata organizzazione perdesse acqua da tutte le parti, continuava imperterrito a difenderla. In un certo senso il rosso lo compativa e lo ammirava al tempo stesso. Si chiedeva anche se l'originale avesse reagito nello stesso identico modo se qualcuno avesse nominato invano la sua amata Agenzia di Detective Armati. Se si fossero trovati in un altro contesto, gli avrebbe fatto piacere scambiare qualche chiacchiera nella vita reale.

Le persone come lui erano la specie di cui Chuuya era più curioso.

Quelle con delle convinzioni, con delle certezze costruite con l'esperienza e con il libero arbitrio, quelle che gli facevano da bussola, che li guidavano nelle proprie scelte.
Non tutti potevano vantarsi di avere delle solide convinzioni come lui.

Chuuya per primo non poteva dire niente a riguardo. La sua vita è stata una montagna russa continua, una lotta infinita per venire a conoscenza di chi era, di cosa fosse e di cosa dovesse fare. Le sue convinzioni erano state fatte a pezzi e poi ricostruite, erano state plasmate da decine di mani diverse, la sua mente era stata manipolata per farlo diventare uno strumento di cui servirsi. Non c'era niente di concreto in lui, niente di certo, niente di deciso. Alcune volte Chuuya si sentiva come il mercurio: tossico, pericoloso, dannoso, pronto per essere plasmato per guidare la prossima crociata, la prossima battaglia, per seguire la prossima convinzione fittizia.
Era passato da tante mani diverse che lo avevano plasmato, e tutte loro gli avevano lasciato qualcosa, che fosse un'ideologia, un ricordo, un insegnamento, cose che lo avevano reso ciò che era adesso. Le ultime mani erano state quelle di Mori, il Boss, colui che lo aveva accolto nonostante facesse parte di una banda rivale, che gli aveva dato un posto in cui poter vivere, che gli aveva dato un futuro. Non dei migliori certo, ma pur sempre di un futuro si trattava.
Chuuya sapeva perfettamente che l'unica ragione per cui Mori aveva deciso di risparmiarlo anni addietro era perché bramava il potere che possedeva, temendo al tempo stesso che un giorno all'altro potesse ritrovarselo contro. Lui era solo l'ennesima pedina, l'ennesimo burattino da manovrare, l'ennesima carta da giocare.

Lo era sempre stato.

Lui era sempre stato solo e soltanto una semplice carta. Bella da vedere, potente, pericolosa ma piena di impercettibili buchi grandi quanto la capocchia di uno spillo, le sue debolezze, le sue paure.

Il rosso mise a bollire l'acqua per il tè, poggiandosi con la schiena al ripiano della cucina - Chuuya-san? - lo chiamò Akutagawa affacciandosi dal salotto -Lei ha idea di dove sia andato il signor Dazai? -

Il mafioso produsse una specie di sibilo tra i denti - No, non ne ho la più pallida idea- disse infastidito. Nonostante le indagini sul suicidio e la chiacchierata con Kunikida l'avessero distratto un pò dal messaggio mandatogli dal Boss, il suo umore era di nuovo crollato quando, non appena erano stati letteralmente sbattuti fuori dalla centrale di Scotland Yard, Dazai aveva deciso di non tornare a Baker Street con loro, andandosene a piedi chissà dove senza dire a nessuno dei due dove avesse intenzione d'andare, cosa che aveva infastidito Chuuya più del necessario -Quello là fa quello che gli pare e piace, ti pare che viene a dire a me quello che gli passa per quella mente malata che si ritrova? - disse più a sé stesso che ad Akutagawa.

𝑹𝒆𝒈𝒓𝒆𝒕𝒔 𝒂𝒏𝒅 𝑴𝒆𝒎𝒐𝒓𝒊𝒆𝒔 ꧁𝑺𝒐𝒖𝒌𝒐𝒌𝒖꧂Where stories live. Discover now