Can
Girai tutti gli alberghi di Bursa ma non c’era una camera disponibile, non so quale tipo di evento ci sarebbe stato in quei giorni per cui dovetti rassegnarmi. Avrei dovuto dire a Sanem che quella sera ero costretto a tornare ad Istanbul, mi preoccupava soltanto la presenza di Yiğit qualora fosse venuto in quel posto e avesse deciso di fermarsi. Mentre tornavo al villaggio, chiamò Mihriban per avvisarci che Yiğit era appunto partito per Bursa. Ci avrebbe impiegato all’incirca un paio d’ore.
«Can, io credo che non se la sia bevuta la storia della nonna. State attenti!» mi avvisò Mihriban al telefono.
Tirai veloce per mettere al corrente Sanem e sua nonna. Quando arrivai, quest’ultima mi disse che Sanem era a fare una passeggiata nel bosco, l’avrei trovata lì o forse al lago.
«Stalle vicino, ragazzo, ha bisogno di te!»
Annuii, ma non c’era bisogno che me lo dicesse, avrei protetto la mia “stella polare” ad ogni costo.
«Yiğit sta venendo qui!» le comunicai.
«Bene! Troverà una vecchia malandata» disse facendomi un occhiolino.
Ci misi quasi mezz’ora per trovare Sanem, non conoscevo quel posto per cui mi ritrovai più di una volta al punto di partenza, benché il mio senso dell’orientamento fosse uno dei miei pregi, probabilmente ero talmente preoccupato che rischiai comunque di perdermi. Provai a cercarla per prima cosa al lago, Sanem me ne aveva parlato tante volte, era uno dei suoi posti preferiti dove amava pensare, riflettere e lasciarsi andare ai suoi sogni, ma non la trovai. Vidi l’unico salice piangente lì presente e mi avvicinai per accarezzarlo, sapevo che amava sedersi ai suoi piedi e immaginai che quell’albero potesse sapere più cose di me.
Poi girovagai per il bosco, chiamandola di tanto in tanto, e quando ormai stavo cercando la strada per tornare indietro la vidi. Era seduta ai piedi di un’enorme quercia, con le braccia intorno alle gambe e il volto rigato di lacrime. Mi avvicinai a lei correndo.
«Ti ho trovata, finalmente!» esclamai, sedendomi accanto a lei e prendendola fra le mie braccia. La cullai fino a sentire il suo corpo smettere di singhiozzare.
«Cosa è successo?» le chiesi quando sembrò riprendersi.
«Mia nonna sapeva tutto. Sapeva che i miei genitori vogliono farmi sposare con Yiğit e ha cercato di dissuaderli ma nemmeno lei c’è riuscita e io mi sento in trappola» disse stringendosi a me.
«E… non sa se dietro c’è qualche motivo? Un ricatto, ad esempio.»
Avvertii il suo corpo irrigidirsi ma non parlò. Si accoccolò solo di più contro il mio petto mentre io le accarezzavo la schiena. Non insistei a chiedere, sapevo che se c’era qualcosa me ne avrebbe parlato direttamente lei. Avrei voluto solo aiutarla e cercare una soluzione.
«Sanem… mi ha chiamato Mihriban e…»
«Ho già capito!» disse amareggiata non aspettando nemmeno che concludessi la frase.
«Sarà meglio che torniamo da tua nonna. L’ho già messa al corrente.»
«Tu non mi lascerai mai, vero?!» mi chiese prima di rimetterci in piedi.
«Come puoi pensarlo? Certo che non ti lascio, amore mio!» Poggiai la mia fronte sulla sua e le sorrisi. Doveva fidarsi di me.
C’incamminammo per i sentieri, questa volta senza perderci, Sanem conosceva molto bene la strada.
«A proposito… non ho trovato camere libere e… stasera dovrò tornare ad Istanbul» dissi all’improvviso.
Sanem si fermò e mi guardò con una profonda tristezza che mi spezzò il cuore. Non disse nulla ma riprese a camminare tenendomi abbracciato per la vita.
Sul limite del bosco, dove una stupenda magnolia dai fiori rosa si ergeva superba, ci bloccammo.
«E’ già qui!» esclamò Sanem perdendosi con lo sguardo oltre casa di nonna Ateş. «Ha fatto in fretta» aggiunse avvilita.
«E’ meglio che io non mi faccia vedere. Andrò per un po’ al lago. E… a proposito,» dissi infilando una mano in tasca, «prima, in città, ti ho comprato questo, così possiamo restare in contatto. Ho già memorizzato il mio numero.» Le porsi il nuovo cellulare e la vidi sorridere.
«Grazie! Come farei senza di te?»
«Per così poco?»
«Per tutto! Sei speciale» disse accarezzando la mia barba. Quanto mi piaceva quel contatto!
«E tu sei la mia “stella polare”… non dimenticarlo mai!» Ci sorridemmo e per un istante mi sembrò che al mondo esistessimo solo noi due. «Ora vai e tienimi aggiornato.»
«Ti amo!»
«Anche io, tanto!» esclamai, prima di lasciarle la mano e vederla allontanarsi.
Sarei voluto andar con lei ma era meglio che Yiğit non mi vedesse, non mi conosceva ed era meglio evitare di insospettirlo. Mi nascosi dietro la magnolia e attesi che Sanem entrasse in casa per poi attendere ancora… finché non vidi quell'uomo bussare alla porta. Decisi di restare lì nei paraggi e non andare al lago. Avrei protetto la mia ragazza dalla pelle di luna restandomene nell’ombra.

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L'odore del pane
RomanceUna storia dolce, semplice, dalle sfumature romantiche. Una serie di incontri casuali che fanno pensare sia opera del destino ma che regaleranno a Can e Sanem emozioni mai provate prima. S'innamoreranno al primo sguardo? Chissà...