Sanem
«Io e Leyla abbiamo solo un paio d’anni di differenza, lei è la maggiore, ma siamo molto diverse. Non siamo mai andate molto d’accordo, il suo carattere predominante mi ha sempre fatta apparire come la sorella più debole, quella che si accontentava di rimanere in un semplice quartiere di Istanbul a sognare tra filoni di pane una vita avventurosa, ma senza mai trovare il coraggio di spiccare il volo. Lei invece è riuscita a realizzarsi, ha messo la carriera davanti a qualsiasi cosa ed è diventata avvocato. Ad Istanbul condivideva uno studio con altri colleghi. Viaggiava spesso per lavoro e nonostante le reticenze dei miei genitori lei faceva quello che voleva. La invidiavo ma al tempo stesso vedevo quanto fosse triste una volta rientrata a casa, non aveva amici, mentre io avevo Ayhan, Muzo, Osman, Denise e mi sentivo più ricca di lei, ero felice nel mio piccolo spazio.
Quando conobbi Yiğit le sembrò così strano che qualcuno potesse interessarsi a me, mi diceva sempre che l’unico che poteva andar bene per me era Muzo. Forse fu anche per questo che con Yiğit andai oltre, volevo sentirmi “grande”, volevo sentirmi anch’io una donna e non più una ragazzina, ma mi resi conto che non cambiava niente.
Poi, un giorno la vidi diversa, sorrideva e mi sembrava felice. E fu così per un po’. Inaspettatamente, mi confidò di essersi innamorata, la “regina di ghiaccio”, come la chiamavamo, si era sciolta e anche con me aveva cambiato il suo modo di fare, era dolce, gentile, affettuosa.
Quando i miei scoprirono della relazione di Leyla s’infuriarono, le dissero che non poteva fare sempre di testa sua e che per lei avevano in serbo un altro pretendente, un uomo ricco e facoltoso che avrebbe fatto di lei una vera regina. A quel punto mia sorella si ribellò e, pur di non sposare un uomo che non amava, fuggì per correre fra le braccia del suo amore. Ma lo trovò in compagnia di un’altra donna e disperata ritornò a casa. Fu la prima e unica notte che dormimmo insieme, abbracciate.
La mattina dopo, trovai un biglietto dove mi salutava. Sarebbe andata via da Istanbul per sempre. Provai a chiamarla nei giorni seguenti ma non rispondeva. I miei genitori la ripudiarono non volendo più saperne niente. Dopo alcune settimane fu lei a chiamare me, le mancavo, disse che stava bene e che aveva ripreso a lavorare. Dalla sua voce capii che mentiva, cioè, non stava bene come aveva detto. L’unica verità era che lavorava, il suo nome comparve su un quotidiano in seguito ad un episodio che era stato seguito dai migliori avvocati della Turchia e tra questi c’era lei.
La sentii ancora, successivamente, solo altre due volte. Sembrò essere tornata la “regina di ghiaccio”. Non rispose più alle mie chiamate, ai miei messaggi. Di lei non so più niente da sette mesi.»
Rimanemmo in silenzio. Can mi abbracciò.
«Non saprei nemmeno come rintracciarla» dissi.
«Mi dispiace per quello che è successo! E se lei può aiutarti, troveremo il modo.»
Ripartimmo dall’Italia il giorno seguente. Nonna Ateş mi avvisò di essere già arrivata a casa e che avrebbe cercato di calmare soprattutto mia madre.
«Can, forse è meglio che io scenda qui» dissi non appena lui svoltò nel viale del mio quartiere. Avevamo raggiunto casa sua con un taxi e poi aveva voluto accompagnarmi a casa mia con la sua auto.
«No, Sanem, è ora di affrontare la tua famiglia. E’ giusto che sappiano di noi» disse deciso. «E poi la presenza di tua nonna ci aiuterà.»
Cercai di controbattere ma fu inutile. Forse era meglio affrontare tutto insieme, ero stanca.
Quando mio padre aprì la porta vidi un uomo triste e molto provato. I suoi occhi divennero lucidi e si precipitò ad abbracciarmi.
«La mia bambina! Sei tornata» esclamò emozionato.
«Sono tornata ma dobbiamo parlare, papà» dissi cercando di non lasciarmi sopraffare anch’io dall’emozione.
«Certo, certo, entra, piccola mia!» disse spostandosi per lasciarmi entrare.
«C’è una persona con me» lo avvisai, voltandomi poi verso Can rimasto un po’ in disparte.
Mio padre mi guardò incuriosito. Feci cenno a Can di avvicinarsi e glielo presentai: «Lui è Can, papà!»
Temevo che si arrabbiasse, che cominciasse a sbraitare, invece mi sorprese. Allungò una mano per salutarlo, facendomi sperare di avere con me un nuovo alleato.
L’accoglienza di mia madre fu, al contrario, fredda e severa. Non venne ad abbracciarmi, né urlò, né disse una parola appena ci vide. Mi fiondai tra le braccia di nonna Ateş che mi accarezzò i capelli fino a farmi sentire più tranquilla. Anche Can l’abbracciò, per poi sederci tutti intorno al tavolo.
«Mamma… lui è Can» dissi guardandola e stringendo contemporaneamente la mano del mio ragazzo.
«Ci hai coperti di vergogna e ora ti presenti qui con…»
«Basta, Mevkibe!» la redarguì mia nonna. «Ne abbiamo già parlato. Smettila di prendertela con Sanem.»
«E’ colpa sua se siamo in questa situazione» continuò imperterrita mia madre.
«ORA BASTA!» urlò mio padre. «Non è colpa di Sanem, ma solo di un quartiere pettegolo e impiccione e della nostra testardaggine. Quell’uomo si è approfittato della nostra etica per ottenere il suo bottino, la mia bella Sanem. Ma non gliela darò. Non m’importa se…» si fermò e capii a cosa stava pensando.
«Scusami, papà! Non volevo mettervi in questa situazione» dissi sincera.
«Basta giudicare!» intervenne mia nonna. «Non è Sanem che deve vergognarsi ma quell’uomo insulso e arrogante. Ah, se ce l’avessi qui tra le mie mani lo strozzerei!» Vidi mia nonna stringere i pugni e diventare rossa.
«Comunque, adesso, dobbiamo risolvere la questione della diffamazione» dissi.
«E come facciamo? Sentiamo quale altra brillante trovata ti viene in mente» rispose mia madre ancora fortemente risentita.
«Ho intenzione di contattare Leyla.»
Gli sguardi dei miei genitori puntarono entrambi nel mio. Mia madre esplose quasi in una risata nervosa: «Credi davvero che a lei interessi di noi? Se fossimo stati importanti per lei non sarebbe andata via.»
«Se lo ha fatto è perché l’avete costretta. E ora posso capirla perfettamente» dissi con rabbia.
«Anche tu sei incinta?» esplose mia madre, lasciandomi attonita.

ESTÁS LEYENDO
L'odore del pane
RomanceUna storia dolce, semplice, dalle sfumature romantiche. Una serie di incontri casuali che fanno pensare sia opera del destino ma che regaleranno a Can e Sanem emozioni mai provate prima. S'innamoreranno al primo sguardo? Chissà...