Capitolo 22

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Ezcaray - giugno
Layla

L'inizio delle vacanze estive le trascorsi coi nonni a Ezcaray, a goderci la nostra casetta ristrutturata.
L'agricoltore che aveva comprato i vigneti di papà, si occupava di mantenere  in ordine il nostro terreno e si era preso cura delle gerbere di mamma.
L'estate sembrava essere esplosa fuori e dentro di me, i gerani floridi sui davanzali, i profumi della campagna, i prati verdi e l'aria pulita della montagna mi avevano rinvigorita.
La vita all'aperto mi aveva fatto crescere l'appetito e il cuoco dell'agriturismo ci viziava con ricette succulenti della cucina iberica.
La mattina mi svegliavo poco prima di pranzo e facevo lunghe passeggiate in lungo e in largo per i campi con Lucky.
Ogni sera, la mia amica di infanzia Julia, mi dava un passaggio in scooter e finivamo serata all'enoteca in piazza a bere un ottimo bicchiere di vino coi suoi amici.
Finalmente mi sentivo a casa, libera di parlare la mia lingua assieme ai miei coetanei.
Insomma sembrava tutto perfetto, eppure, una notte, ebbi un altro attacco di panico a causa di un  rutto incubo...

'Ero in macchina coi miei genitori, seduta sul sedile posteriore col cestino delle uova in grembo da vendere al mercato.
Improvvisamente il cielo si oscurò e iniziò a piovere, il terreno della compagna diventò sdrucciolevole, e causa dell'acquaplaning l'auto sbandò finendo per capottarsi.
Urlai 'Mamma! Papà! ' , ma erano accasciati l'uno sull'altro con le teste chine e non mi rispondevano.
Cominciai a soffocare, l'aria si fece rarefatta, le portiere erano bloccate, così nel tentativo di salvarmi, tirai giù il finestrino per uscire.
Riuscii a liberarmi ma il terreno sotto l'auto sprofondò inghiottendo l'auto coi miei genitori a bordo.
Urlai, urlai, urlai disperatamente per chiamare aiuto.
Sopraggiunse la voce della nonna, la quale mi chiamava per tornare a casa, ma  rimasi  paralizzata e ansimante...

Pilar: "Lila sono qui, calmati!"
Nonno: "Piccola, respira, sei con noi, nel tuo lettino a Ezcaray"
I nonni mi presero la mano e mi tranquillizzarono facendomi respirare con più calma.
Nonno: "Qualsiasi incubo fosse, dimenticalo! Stiamo tutti bene, non è accaduto nulla di brutto".
In stato di semi incoscienza, tra lacrime e singhiozzi, chiesi di lui: "Voglio Ray"
Pilar: "Ma amore, Raymond è a Parigi, a studiare per la tesi"
Layla: "No, no! Voglio lo zio!"
Dopo mezz'ora, quando il battito del cuore e il respiro tornarono regolari, cominciai a razionalizzare l'accaduto. Era stato solo un sogno orribile, ero sveglia nella mia cameretta e avrei tanto voluto che ci fosse Ray a consolarmi.
Layla: "Quando ero più piccola e avevo paura, andavo sempre a dormire nel sui letto",
Pilar: "Allora facciamo così, questa notte dormirai nella sua stanza e domani mattina all'alba lo chiameremo"
Andai in camera sua seguita da Luck, tirai indietro le lenzuola,
Pilar: "Ti lasciamo accesa la luce del corridoio con la porta aperta, noi siamo qui di fronte? a un passo da te. Dormi serena!",
Layla: "Grazie, buona notte".
Mi guardai intorno in cerca di qualcosa di suo, ma qui non venivamo quasi mai e aveva lasciato poca roba, mi venne in mente il suo necessaire. Lo trova nell'armadio, conteneva il suo profumo, ne spruzzai un po' sulla canotta del pigiama e mi coricai abbracciata al suo cuscino, con quella fragranza nelle narici rievocai l'immagine del suo viso e mi riaddormentai.

L'indomani quando aprii gli occhi la camera era buia,
Layla: "Luck?... Luck?" - Possibile fosse già sceso?
Rimasi ancora un po'a crogiolarmi nel lettone, mi girai sul fianco pensando a Ray...Chissà cosa stava facendo... mi mancava così tanto!
Che ore erano? Avevo dimenticato il cellulare nella mia stanza, tesi le orecchie per indovinare più o meno che orario fosse.
Udii vociare di clienti del B&B, principalmente bambini che giocavano all'aperto, poi altri rumori di sottofondo: la centrifuga della lavatrice...la TV in soggiorno...e il mio cucciolone che abbaiava in cortile!
"Accidenti! Se Luc è in cortile significa che è già passato mezzogiorno!"
Mi preparai in fretta per andare a pranzo, Carlito, il cuoco, aveva cucinato fabada asturiana, ottima come la preparava la mamma!
Alle 15:00, con asciugamano in spalla, uscii con Luck a fare il nostro giretto giornaliero, peccato che a metà pomeriggio alcuni cirrostrati guastarono il mio piano per la tintarella e poco dopo un forte vento portò nubi basse che non promettevano niente di buono.
"Porca miseria! Neanche a dirlo!" - a mezzo chilometro da casa cominciò a diluviare!
Appena rincasai la nonna mi cazzio' per non aver asciugato le zampe al cane e ci spedì dritti in bagno.
Impiegai un ora a fare la doccia a quel sacco di pelo senza che mi mangiasse il cavo del phon!
Docciata e riscaldata nei panni asciutti, imboccai il corridoio, tra i rumori delle stoviglie e del telegiornale che provenivano dal piano inferiore, mi parve di udire l'eco di una voce maschile parlare in portoghese con una lieve inflessione francese...
Layla: "Possibile?!"
Corsi verso le scale ed eccolo!
Era Lui, in piedi vicino alla nonna , coi capelli scompigliati suppongo per il viaggio in aereo, bello, alto e perfetto nella sua  tuta scozzese Burberry,
Layla: "ZIO RAY?!" - Urlai incredula ed entusiasta! 
Raymond: "Lillina! Stai meglio?"
Grazie Signore di averlo portato da me!
Layla: "Meglio ora che siete qui! Non vi aspettavo"
Raymond: "Abbiamo pensato di farti una sorpresa. La nonna ci ha telefonato all'alba e siamo partiti col Jet di papà",
Zia Alicia: "Quegli incubi seguiti da attacchi di panico cominciano a farci preoccupare . Fatti abbracciare cucciola mia! Se ti fa soffrire stare qui, puoi tornare a Parigi con noi"
Layla: "No zia, qui sto benissimo! Mi tormenta pensare il modo in cui sono morti i miei genitori. Ho sognato di essere inghiottita dalla terra insieme a mamma e papà... sembrava tutto così reale..."
Raymond: "Mi dispiace molto, troveremo qualcuno che ti aiuti a superare lo shock. Te la senti di lasciare i nonni qui da soli e tornare a casa con noi?"
Feci cenno di si con la testa e mi sfogai stretta nel suo abbraccio.
Più tardi, mentre fuori il temporale estivo tuonava e bagnava le colline, ci trovammo in camera dei nonni a guardare gli album di famiglia.
C'erano foto buffe di noi da piccolini intenti a scalare balle di fieno enormi, gareggiare con le carriole piene di patate, duellare con rami secchi e caschi di lattuga in testa, altre più tenere, durante un bagnetto nella tinozza in cortile... un sonnellino insieme nel fienile...
Layla: "Sembrerebbe che non sia cambiato nulla... non riesco proprio a stare lontano da te!"
Mi accarezzò la guancia col dorso della mano,
Raymond: "E mi piace! Ti voglio appiccicata al mio corpo giorno e notte per tutte le vacanze, non vedo l'ora di averti tutta per me.
Questi quattro giorni non ho fatto altro che studiare, ma la sera mi coglieva la nostalgia.
Mi sei mancata tantissimo, non mi sento completo quando non sei con me e quando stamattina la nonna mo ha raccontato dell'incubo, avrei voluto teletrasportarmi qui"
Layla: "Ho paura che possano aver capito qualcosa. La scorsa notte, nel delirio, mi sono messa a piangere come una bambina urlando che volevo lo zio Ray perché quando avevo paura mi infilavo nel tuo letto... così stavolta credo l'abbiano capito anche i muri!"
Raymond: "Ai loro occhi siamo solo un binomio che condivide lo stesso sangue. Credimi Lillina, altrimenti mia madre mi avrebbe già tagliato le palle!"

La cuginetta e il lupoWhere stories live. Discover now